Pasti vietati, arriva il no di Cialente
Il sindaco al vice di Bertolaso: mense aperte per chi vive fuori dai campi.
L’AQUILA. Una lettera al vice commissario della protezione civile, Bernardo De Bernardinis, con la quale si sollecita un ripensamento circa il divieto di fornire i pasti a chi non è registrato come residente nelle tendopoli.
L’iniziativa è del sindaco Massimo Cialente che, dopo le tante proteste suscitate dalla direttiva emanata dalla Dicomac, ha deciso di scendere in campo a favore di quanti in questi giorni hanno lamentato «un’ingiusta discriminazione per il solo fatto di aver scelto una sistemazione autonoma, per lo Stato poco onerosa».
In sostanza la circolare emanata dal delegato alle operazioni di soccorso e assistenza alle popolazioni, impone ai responsabili dei campi la sospensione della somministrazione dei pasti, non solo al personale dipendente delle strutture operative (ad esempio vigili del fuoco e forze dell’ordine) o delle amministrazioni pubbliche, ma anche a chi è sistemato in tende, camper o roulotte situati al di fuori delle aree di accoglienza.
«Si condivide appieno la proposta dei cittadini che lamentano un’ingiusta discriminazione per il solo fatto che hanno preferito non essere a carico di risorse pubbliche» scrive Cialente. «Per questi motivi, si confida che siano date disposizioni ai campi e che siano consentite deroghe alla direttiva sopra citata per i nuclei familiari autonomamente sistemati».
Ma intanto anche ieri in diversi campi ci sono state proteste contro lo stop ai pasti, Contestazioni sollevate anche da chi, pur vivendo attualmente fuori, viene ogni giorno a lavorare all’Aquila. Anche per loro, secondo la Protezione civile, le porte delle mense allestite nei campi dovrebbero restare chiuse.
Intanto, è salito a 27 il numero delle tendopoli dismesse. Secondo i dati forniti dalla Protezione civile nei 144 campi aperti risiedono attualmente poco più di 23mila terremotati. E una decina sono quelli spontanei, ancora in funzione, dove sono sistemate oltre 300 persone.
C’è poi il dato relativo agli aquilani ospitati in alberghi o in altre strutture ricettive lungo la costa. Un numero di persone che supera abbondantemente quota 32mila.
L’iniziativa è del sindaco Massimo Cialente che, dopo le tante proteste suscitate dalla direttiva emanata dalla Dicomac, ha deciso di scendere in campo a favore di quanti in questi giorni hanno lamentato «un’ingiusta discriminazione per il solo fatto di aver scelto una sistemazione autonoma, per lo Stato poco onerosa».
In sostanza la circolare emanata dal delegato alle operazioni di soccorso e assistenza alle popolazioni, impone ai responsabili dei campi la sospensione della somministrazione dei pasti, non solo al personale dipendente delle strutture operative (ad esempio vigili del fuoco e forze dell’ordine) o delle amministrazioni pubbliche, ma anche a chi è sistemato in tende, camper o roulotte situati al di fuori delle aree di accoglienza.
«Si condivide appieno la proposta dei cittadini che lamentano un’ingiusta discriminazione per il solo fatto che hanno preferito non essere a carico di risorse pubbliche» scrive Cialente. «Per questi motivi, si confida che siano date disposizioni ai campi e che siano consentite deroghe alla direttiva sopra citata per i nuclei familiari autonomamente sistemati».
Ma intanto anche ieri in diversi campi ci sono state proteste contro lo stop ai pasti, Contestazioni sollevate anche da chi, pur vivendo attualmente fuori, viene ogni giorno a lavorare all’Aquila. Anche per loro, secondo la Protezione civile, le porte delle mense allestite nei campi dovrebbero restare chiuse.
Intanto, è salito a 27 il numero delle tendopoli dismesse. Secondo i dati forniti dalla Protezione civile nei 144 campi aperti risiedono attualmente poco più di 23mila terremotati. E una decina sono quelli spontanei, ancora in funzione, dove sono sistemate oltre 300 persone.
C’è poi il dato relativo agli aquilani ospitati in alberghi o in altre strutture ricettive lungo la costa. Un numero di persone che supera abbondantemente quota 32mila.