Petrocchi: per ricostruire vanno rispettate le regole
L’arcivescovo annuncia lavori entro l’anno nella sede della Curia e al Duomo «Debito dimezzato grazie all’8 per mille della Cei e a un piano di rientro»
L’AQUILA. La Chiesa impegnata su due fronti: da un lato un intervento finalizzato a rientrare dal debito contratto dalla Curia dopo il terremoto – circa sei milioni di euro – e dall’altro la ricostruzione dell’anima della città. L’arcivescovo, monsignor Giuseppe Petrocchi, ha incontrato i giornalisti in occasione della celebrazione del santo patrono dei giornalisti, San Francesco di Sales. Si sente un aquilano e quindi vivendo la storia da dentro ma con la sottolineatura di poter inquadrare i problemi della città con l’occhio di chi arriva da fuori.
Eccellenza, quale il metodo che utilizzerete per intervenire sul patrimonio ecclesiastico?
«Faremo tutto attraverso un’operazione trasparenza rigorosa e grazie a una virtuosa sinergia con gli enti pubblici».
Partiamo dal debito con fornitori, personale e altro, emerso all’indomani del sisma.
«Nell'ultimo anno l’Arcidiocesi dell’Aquila ha abbattuto della metà il proprio debito, che ammontava a circa 6 milioni di euro grazie ad anticipazioni dell’8 per mille da parte della Conferenza episcopale italiana, la Cei, che verranno restituite a rate con detrazioni del contributo annuale. La prima cosa fatta è stata rendere rigoroso, documentato e trasparente l’apparato amministrativo».
Si spieghi meglio.
«Abbiamo fatto fronte, in parte e con gradualità, ai debiti che c’erano, usufruendo di anticipi della Cei della quota dell’8 per mille, possibili in situazione di particolare urgenza. Esiste un piano per programmare un rientro annuale attraverso una parcellizzazione: ci verrà ridotto per diversi anni l’importo che ci viene versato per spuntare gli anticipi. Tutte le cifre sono chiare al centesimo di euro».
In che condizioni si trova attualmente il patrimonio della Chiesa?
«Attualmente, sono 226 le chiese danneggiate e 91 le case canoniche inutilizzate. Ciò non vuol dire che siamo fuori dall’emergenza. Le parrocchie soffrono ancora da molti anni l’effetto devastante del sisma. Il patrimonio della Chiesa è stato realizzato nel segno della bellezza e quindi si tratta di un patrimonio da recuperare e tutelare. Si spera, entro l’anno, di vedere finanziato l’Episcopio e strutture connesse, mentre per quanto riguarda il Duomo contiamo di velocizzare il primo lotto di lavori. La cattedrale di San Massimo è un complesso del valore di 45 milioni di euro, di proprietà in parte pubblica e in parte privata, la cui partenza è rimandata da anni per contenziosi tra enti e poca chiarezza nelle norme, mentre l’interno dell’edificio sacro marcisce essendo anche privo di copertura provvisoria».
Come sottolineato da don Claudio Tracanna, responsabile dei rapporti con la stampa è necessaria la riapertura dei luoghi sacri è fondamentale.
«È vero, e lo dimostra la grande voglia di partecipazione che si è registrata in occasione della riapertura della basilica di San Bernardino».
Qual è lo stato dei rapporti con gli enti pubblici in tema di ricostruzione?
«Ho lavorato molto in due anni anche se non sempre in modo visibile perché i contatti richiedono discrezione e gradualità. Ho incontrato i ministri Delrio e Franceschini, l’ex sottosegretario Legnini e l’attuale De Micheli, i parlamentari e tutti gli enti locali. Speriamo di vedere nell’arco del 2016 l’inizio dei lavori all’Episcopio e al Duomo: si vedono i bagliori di una nuova aurora».
E i rapporti con la magistratura?
«L’ambiente è esposto ai virus dell’illegalità perché le difese immunitarie della città si sono abbassate. Dobbiamo ragionare con il concetto del noi e non dell’io. Si sono verificati casi di compromessi per arrivare rapidamente a ricostruire la propria casa, cadendo nella trappola degli speculatori. La Chiesa appoggia la magistratura e le forze dell’ordine. Non vanno lasciate sole. La prima risorsa degli aquilani sono gli aquilani stessi. Non dobbiamo inseguire la storia, dobbiamo farla».
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