Piazza Garibaldi cuore della città
Ieri & oggi La foto storica oggi in omaggio
SULMONA. Non il cuore economico né quello politico, neanche il centro geografico ma è senza dubbio alcuno “il luogo” per eccellenza della città, allo stesso tempo il teatro degli eventi che più la caratterizzano sul piano storico, culturale, religioso e turistico dalla “Madonna che scappa” alla “Giostra cavalleresca”, quello della quotidianità più tradizionale (il mercato) e degli appuntamenti più diversi, dai concerti alle kermesse sportive.
Un tempo naturalmente chiamata piazza Maggiore, l’odierna piazza Garibaldi è per Sulmona allo stesso tempo testimone del suo passato e protagonista del presente. Maestoso anfiteatro naturale, con il maestoso Fontanone quasi nel mezzo, incorniciato tra l’acquedotto medievale e le scalinate di Santa Chiara e san Francesco alla scarpa da un lato, la chiesa di san Filippo Neri e i caseggiati della Porta Pacentrana dall’altro, offre a chi la rimira dal loggione di corso Ovidio uno scenario di rara suggestione con i crinali del Morrone e della Maiella sullo sfondo.
Ma la foto storica che oggi regala il Centro testimonia anche di una evoluzione urbanistica importante intervenuta con l’ultimo secolo, un po’ per caso un po’ scelta (quella di agevolare i collegamenti tra il centro e la periferia, con la rimozione dei ruderi delle costruzioni che «ingabbiavano» una parte delle 21 arcate dell’acquedotto tra la scalinata di santa Chiara e quella di san Francesco. Una volta, anche da quelle finestre era possibile seguire gli eventi che si svolgevano in piazza, dall’antica versione della Giostra alla Madonna che scappa.
Piazza Maggiore luogo simbolo e simbolo della città, dunque. Un luogo dove da sempre i sulmontini si sono incontrati, sfidati, scambiate opinioni, hanno mercanteggiato, discusso, magari anche complottato. Cuore pulsante della città contadina ieri, come della città commerciale e post industriale oggi. Magari non proprio il luogo dello “struscio” pomeridiano o domenicale ma, come si addice a ogni salotto buono, luogo per intrattenere ogni ospite che conta.
Luogo per esaltare l’anima, la fede, non meno che lo spirito guerriero, la voglia di crescere e vincere. Insomma punto d’incontro per eccellenza, spazio per dare corpo e talvolta anima ai progetti, alle manifestazioni perfino alle ambizioni della città. Un luogo che ne sintetizza in gran parte anche gli stili urbanistici, dalla essenziale funzionalità dell’acquedotto all’austerità importante della facciata di san Francesco, all’imponenza del fontanone, oggi come ieri sfondo prediletto per le foto ricordo.
Un tempo naturalmente chiamata piazza Maggiore, l’odierna piazza Garibaldi è per Sulmona allo stesso tempo testimone del suo passato e protagonista del presente. Maestoso anfiteatro naturale, con il maestoso Fontanone quasi nel mezzo, incorniciato tra l’acquedotto medievale e le scalinate di Santa Chiara e san Francesco alla scarpa da un lato, la chiesa di san Filippo Neri e i caseggiati della Porta Pacentrana dall’altro, offre a chi la rimira dal loggione di corso Ovidio uno scenario di rara suggestione con i crinali del Morrone e della Maiella sullo sfondo.
Ma la foto storica che oggi regala il Centro testimonia anche di una evoluzione urbanistica importante intervenuta con l’ultimo secolo, un po’ per caso un po’ scelta (quella di agevolare i collegamenti tra il centro e la periferia, con la rimozione dei ruderi delle costruzioni che «ingabbiavano» una parte delle 21 arcate dell’acquedotto tra la scalinata di santa Chiara e quella di san Francesco. Una volta, anche da quelle finestre era possibile seguire gli eventi che si svolgevano in piazza, dall’antica versione della Giostra alla Madonna che scappa.
Piazza Maggiore luogo simbolo e simbolo della città, dunque. Un luogo dove da sempre i sulmontini si sono incontrati, sfidati, scambiate opinioni, hanno mercanteggiato, discusso, magari anche complottato. Cuore pulsante della città contadina ieri, come della città commerciale e post industriale oggi. Magari non proprio il luogo dello “struscio” pomeridiano o domenicale ma, come si addice a ogni salotto buono, luogo per intrattenere ogni ospite che conta.
Luogo per esaltare l’anima, la fede, non meno che lo spirito guerriero, la voglia di crescere e vincere. Insomma punto d’incontro per eccellenza, spazio per dare corpo e talvolta anima ai progetti, alle manifestazioni perfino alle ambizioni della città. Un luogo che ne sintetizza in gran parte anche gli stili urbanistici, dalla essenziale funzionalità dell’acquedotto all’austerità importante della facciata di san Francesco, all’imponenza del fontanone, oggi come ieri sfondo prediletto per le foto ricordo.