Piccone: Del Corvo non si candidi

Il coordinatore del Pdl: sono invece pronto a fare da mediatore sulle incomprensioni con Chiodi

L’AQUILA. All’indomani dell’anatema politico lanciato dal presidente dimissionario della Provincia, Antonio del Corvo, contro il governatore Gianni Chiodi, il senatore Paolo Tancredi e l’assessore regionale Paolo Gatti, non potevano mancare le reazioni dei vertici del Pdl. Il coordinatore regionale, senatore Filippo Piccone, indossa i panni del pompiere e prova a spegnere le polemiche. Proprio ieri pomeriggio a Celano ha incontrato Del Corvo per un chiarimento. Piccone lancia anche l’idea del pacchetto Abruzzo per le candidature al Parlamento.

Senatore Piccone, cosa risponde all’appello di Del Corvo che le chiede di staccarsi da Chiodi?

«Mi ha tirato in ballo e io non mi sottraggo. Rispondo che non non mi stacco da nessuno. Io sto con il mio governatore e con il mio presidente della Provincia. Se tra loro c’è qualcosa che non ha funzionato mi adopererò nelle prossime ore per vedere di risolvere la situazione, come sarebbe auspicabile sempre».

Come si spiega questa decisione di Del Corvo di dimettersi dalla presidenza della Provincia dell’Aquila?

«Le sue motivazioni sono contrastanti l'una con l'altra. Se è vera la prima, e cioè l’amarezza per le incomprensioni con Chiodi, si tratta di una questione risolvibile perché si può chiarire tra persone di buon senso. Ho già parlato con il governatore e mi sto adoperando affinché nelle prossime ore ci sia un confronto per sanare le divergenze. Se invece la motivazione è la seconda, quella della candidatura, io prendo le distanze. È un problema di Antonio e io sono completamente in disaccordo. Da un punto di vista etico significa non mantenere il patto con gli elettori che gli hanno concesso fiducia».

Un’obiezione viene naturale. Non potrebbe valere lo stesso discorso anche per lei che si dimise da sindaco per concorrere alla candidatura a governatore?

«Attenzione, quando ho provato a candidarmi alla Regione mancavano solo 6 mesi alla fine del mandato e comunque la decisione era stata concordata con le forze politiche del centrodestra. Sulla candidatura di Antonio non sono d'accordo e così come ho manifestato a Chiodi – ma il discorso vale per tutti gli eletti in organismi monocratici di rilievo come Province e Regioni – non è il caso di abbandonare le amministrazioni per le quali è stato ottenuto un consenso e soprattutto dove si è lavorato bene, per giocarsi la partita del Parlamento. Non è condivisibile politicamente».

Perché secondo lei Del Corvo ha operato una scelta da battitore libero?

«Mi dispiace, perché avrebbe dovuto parlarne e invece non lo ha fatto. Ne prendo atto, ma io non lo sapevo. Non nascondo che governare un partito così articolato e complesso come il nostro non è facile. Del Corvo ha mescolato due motivazioni che hanno creato ambiguità. E poi sta lavorando così bene che non capisco perché debba abbandonare il suo incarico. Cercherò, nei limiti del possibile, di contenere le candidature che provengono da enti da noi governati e dove i cittadini si aspettano che noi completiamo le legislature».

Sulle candidature abruzzesi in Parlamento come intendete muovervi?

«L'Abruzzo è una regione a sé, dove i sondaggi ci danno con 5-6 punti al di sopra della media nazionale del Pdl. Insieme a Chiodi sto ragionando in maniera tale da proporre a Roma, a Berlusconi e Alfano candidature abruzzesi, un cosiddetto pacchetto Abruzzo frutto di autodeterminazione. Qui c'è una sinergia forte tra il partito e la Regione e quindi da questo punto di vista vorremmo cercare di rinnovare le liste evitando imposizioni da Roma per far sì che si possa continuare il lavoro come finora è avvenuto: in un clima di collaborazione, Molti parlamentari non verranno riconfermati e stiamo decidendo insieme».

Tra le certezze la mancata ricandidatura di Daniele Toto (passato al Fli), Andrea Pastore e Carla Castellani che hanno deciso per il no.

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