centrale a biomasse
Powercrop, la bocciatura della Regione
La conferenza dei servizi dà lo stop al progetto. Esultano i 250 manifestanti arrivati a Pescara: «Agricoltura salva»
PESCARA. La conferenza dei servizi ha detto «no» alla centrale a biomasse che la Powercrop vuole realizzare nella Marsica.
Uno stop arrivato ieri a Pescara, negli uffici della Regione, in via Passo Lanciano, nella riunione presieduta da Iris Flacco, dirigente del Servizio politiche energetiche e qualità dell’aria della Regione.
Ma non è detto che l’azienda non valuti ancora altri percorsi da intraprendere per dare il via al progetto. I vertici di Powercrop, ieri, hanno ribadito che la centrale «non inquina» e hanno ricordato che «il comitato di Valutazione di impatto ambientale, nel 2010, dopo la presentazione del progetto fatta due anni prima, aveva dato parere positivo alla costruzione dell’impianto».
Centrale a biomasse per la quale è previsto un investimento di circa 100 milioni di euro, con un’assunzione diretta di 40 dipendenti (otre ai posti nell’indotto). L’impianto è previsto a Borgo Incile di Avezzano e rientra nel progetto di riconversione dell’ex zuccherificio di Celano.
«Sono state espresse osservazioni», hanno spiegato dalla Regione, «in particolare sull’approvvigionamento della materia prima (il pioppo ndc), sulla dimensione dell’impianto, sulla destinazione dell’area in cui deve essere realizzato, sulla mancata rappresentazione nella carta vincolistica della rappresentazione dei vincoli archeologici e sulla carenza dei dettagli per l’utilizzo delle acque e sul sistema di smaltimento delle stesse».
Per l’assessore regionale all’Ambiente, Mario Mazzocca, inoltre, «la problematica maggiore è data dalla non rispondenza dell’impianto a quanto prescritto nel piano regionale di qualità dell’aria. Il progetto, infatti, prevede un’ubicazione, per una parte nell’area industriale e per una parte nell’area agricola. Secondo il piano regionale, però, non è possibile realizzare nuovi impianti nell’area agricola. Il Comune non ha adottato la variante urbanistica, ma ha individuato quell’area come area di pregio agricolo e ambientale».
Una vittoria, dunque, per quegli agricoltori e quei cittadini che ieri, durante l’incontro per la conferenza di servizi, hanno manifestato in piazza Mancini, sotto gli uffici pescaresi della Regione. Manifestanti (anche diversi sindaci) arrivati con cinque pullman soprattutto da Avezzano, Luco e Trasacco, ma anche da Gioia, San Benedetto dei Marsi, Lecce nei Marsi e Ortucchio.
Non sorridono invece i 45 lavoratori di Eridania, l’ex zuccherificio di Celano (anch’esso del Gruppo Maccaferri) dismesso nel 2006, ora in cassa integrazione, i quali sperano di tornare al lavoro, in base a degli accordi sindacali già stipulati, proprio nella centrale a biomasse della Powercrop, che nel caso si realizzasse produrrebbe energia per 30 megawatt. E se da un lato gli ex lavoratori dell’Eridania auspicano una riconversione, alcuni agricoltori del Fucino fanno pesare, sull’altro piatto della bilancia, motivi ambientali. Per molti imprenditori agricoli del Fucino, se l’impianto a biomassa si costruisse, sarebbero la rovina, con una ricaduta inevitabile, sostengono, sull’occupazione. Per molti di loro, infatti, le polveri dei camini inquinerebbero. E chi comprerebbe prodotti del Fucino? E sarebbero a rischio i marchi Igp di alcuni ortaggi?
Come affermano Antonio Venditti, della società agricola Angelo Venditti & figli, e Cesidio Cambise, altro imprenditore agricolo.
«Nella mia impresa ho 100 dipendenti», sottolinea Venditti, il quale produce insalata. «E che farebbero, andrebbero a casa?», si è chiesto. Idem Cambise, produttore ortofrutticolo. «Nella mia impresa invece impiego 130-140 persone e i posti di lavoro sarebbero a rischio se arrivasse l’impianto».
Intanto, il prefetto dell’Aquila, Francesco Alecci, ha convocato per giovedì 2 aprile un incontro tra le parti, al quale parteciperanno le associazioni di categoria e i sindacati.
Vito de Luca
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