l'aquila
Primarie, prima uscita dei tre sfidanti tra promesse e buonismo
La grana del Progetto Case e gli errori di Cialente, due ore di dibattito con Lelio De Santis, Americo Di Benedetto e Pierpaolo Pietrucci
L’AQUILA. Non c’è stato, stavolta, nessun bacio. La moderatrice del primo confronto pubblico tra i tre candidati del centrosinistra alle primarie del 9 e 10 aprile, la giornalista Giusi Fonzi, apre facendo riferimento alla foto di quello tra Pierpaolo Pietrucci e Matilde Albani negli studi dell’emittente Laqtv, che ha furoreggiato sui social aprendo in grande stile la campagna elettorale cittadina. «Non vi obbligherò a baciare la conduttrice», annuncia a una sala stracolma. Stavolta, nella sede dell’associazione costruttori – tra i maggiori portatori di interesse dell’Aquila post-sisma – si gioca a colpi di fioretto, con qualche punzecchiatina tra i tre moschettieri che si sfidano in risposte dal tempo contingentato sui temi di più stretta attualità.
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SANTINI E APPUNTI. I fan di Di Benedetto vengono preparati, con pacchi di santini elettorali. Lelio De Santis si sistema al centro, e sottolinea che la sua discesa in campo è per garantire «pluralismo alla coalizione». Alla sua destra Pierpaolo Pietrucci in cravatta rossa, alla sua sinistra Americo Di Benedetto in cravatta blu. I candidati hanno davanti alcuni appunti, tirati fuori al bisogno.
DOVE AVETE SBAGLIATO? Riavvolgendo il nastro delle due ore di dibattito, lastricato di parecchie buone intenzioni, qualche salto in avanti («farò, lavorerò, seguirò», si lascia sfuggire un paio di volte Pietrucci) e poca autocritica, ecco come i candidati rispondono alla domanda del Centro sui principali errori del centrosinistra nel doppio mandato di Cialente. E sui loro errori, negli ambiti nei quali hanno operato. Per Di Benedetto «attribuire all’amministrazione Cialente un difetto specifico è ingeneroso. Va dato atto di aver affrontato un dramma incredibile. Se devo fare un rimprovero, è quello del suo carattere un po’ troppo imperativo, un piglio reattivo che determina una stridente contrapposizione che, in una città che vive le difficoltà come noi, non dovrebbe esserci. Serve una crescita culturale nei rapporti, serve capacità di saperci relazionare bene senza esasperare i problemi, e risolverli con la qualità delle relazioni. I miei errori? Ogni giorno ne faccio uno. Conosco bene la macchina. L’amministratore migliore non è quello infallibile, è quello che sbaglia di meno. Compenso con la mia esagerata disponibilità». Ecco Pietrucci: «Gli errori sono stati tre: la delibera 58 (le casette provvisorie che stanno per diventare definitive, ndr), non per scelta del sindaco ma indotta da una serie di esigenze. L’altro è stato l’aver consentito la sostituzione edilizia che ha permesso a tanti concittadini e altri di andare fuori, il terzo è quello di aver preso la disponibilità del Progetto Case. Da capo di gabinetto spesso mi sono opposto ad alcune scelte, voglio assumermi anch’io la responsabilità, facendo parte di una squadra, di aver commesso errori. Lavoreremo per evitarne di nuovi». Così De Santis: «Abbiamo parlato tanto di squadra, l’aspetto caratteriale è importante. Ognuno di noi è fatto in un certo modo, al sindaco dobbiamo riconoscere che ha avuto sulle spalle un fardello oneroso. Nel dover affrontare l’emergenza ha ritenuto che forse, accentrando nelle sue mani la soluzione di tanti problemi, questa fosse la strada giusta. E non è stato così. Il Progetto Case? Leggerezza e scarsa consapevolezza hanno pesato, non sapendo cosa si sarebbe preso in carico. Ora è una priorità. O la si prende di petto o affoga l’amministrazione già indebitata».
LE PROPOSTE. Ecco come i tre pensano di usare gli alloggi dei 19 nuovi quartieri. De Santis propone di «sanare il pregresso e valorizzare un patrimonio enorme, del quale, certamente non possono occuparsi i dipendenti comunali. Bisogna arrivare a un global service per gestirlo, con la piastra di Assergi al turismo, quella di Coppito all’Università». Di Benedetto, che tira fuori dal cilindro anche l’apertura in centro di uno sportello della Banca del Gran Sasso, lancia l’idea di una «fondazione con l’Ateneo per offrire possibilità di alloggi in un campus. Non va dimenticato l’apporto che possono dare, nella gestione, le amministrazioni separate: la migliore qualità di prossimità è quella della gestione locale. Ne avrebbero il controllo, potrebbero affittarle, con gli utili finanziare investimenti sul territorio. Alcune possono essere gestite dall’Ater. Le piastre danneggiate qualcuno le dovrà riparare, mica i cittadini possono pagare pure le demolizioni...». Pietrucci: «Demolire gli edifici irrecuperabili, una parte va destinata all’edilizia popolare e un’altra a convenzioni con università per alloggi agli studenti. Un’operazione di marketing attrattiva». Il segretario del Pd aquilano Stefano Albano parla di «crisi di fiducia e desertificazione in atto, ma puntando sui temi della sicurezza e del lavoro, con una coalizione allargata a tutte le forze cittadine, comitati e movimenti che hanno sposato il nostro percorso, siamo convinti che ce la possiamo fare, tutti insieme».
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