Prime firme sui contratti
Case, chi è in regola a un passo dall’assegnazione.
L’AQUILA. Diciotto verbali con esito positivo e prime firme sui contratti per l’assegnazione di uno degli alloggi del progetto Case. Va avanti senza soste il lavoro dello sportello di verifica. Una giornata tra proteste, rinunce e richieste di fornire ulteriori prove che davvero si ha diritto a una delle abitazioni che verranno consegnate dal 29 settembre, giorno del 73º compleanno del premier Berlusconi.
LA GIORNATA. Comincia presto, già alle 8,30, il lavoro di una «commissione» composta minimo da quattro persone. Un funzionario incaricato dal Dipartimento di Protezione civile un rappresentante delle forze dell’ordine (che provvede all’identificazione), un finanziere e un dipendente comunale. Sono cinque le stanze allestite al piano superiore rispetto alla grande palestra che, smontata la coreografia del G8, è tornata a essere uno stanzone enorme col pavimento tutto dissestato. È qui che vengono accompagnati i cittadini assegnatari di un’abitazione del progetto Case, i quali vengono convocati telefonicamente, tramite appuntamento, dagli operatori di Linea amica, che indicano giorno e orario preciso, e vengono portati con un pulmino navetta fin davanti alla porta dell’ufficio. Ad accoglierli trovano gli uomini della Protezione civile. Chi si presenta coi bambini può stare tranquillo. Presto ci saranno anche dei banchi con i quaderni e i colori per farli distrarre durante l’attesa.
Un’attesa che, in certi casi, fa saltare i nervi come accade, a mattinata inoltrata, con un gruppo di cittadini che comincia a rumoreggiare. Una trentina di persone («Noi siamo gli esclusi dal progetto Case») inscenano una protesta davanti alla sede della caserma della Finanza di Coppito. Si lamentano per due motivi: «Il primo», sostengono, «è per l’esclusione e il secondo è per la lunga attesa che stiamo sopportando prima di essere ricevuti dagli addetti del Comune dell’Aquila». Nel gruppo anche alcuni superstiti del sisma nel corso del quale sono rimasti feriti. I cittadini chiedono «chiarezza su come sono stati stilati gli elenchi e, soprattutto, che siano resi noti i criteri utilizzati e le graduatorie con i punteggi assegnati».
Una richiesta, questa, già avanzata nei giorni scorsi, all’indomani della pubblicazione dei 4588 nuclei familiari inseriti nel primo elenco provvisorio di assegnazione. Il Comune, che in queste ore sta raccogliendo numerosissime proteste, anche via telefono e via lettera, ha sottolineato a più riprese che sono già in corso controlli accurati che potrebbero presto portare alle rettifiche delle liste. Nell’attesa, c’è anche chi è contento di come funziona il servizio. «Ci trattano bene, aspettare non è un problema». Salite due rampe di scale si è subito nelle salette, tutte separate tra di loro, che si affacciano lungo un corridoio. Al piano terra, sulla sinistra, c’è una postazione riservata alle persone disabili. La porta si apre ed escono in quattro. Erano dentro da un’oretta. Sono due nuclei familiari.
Il più anziano e la più giovane, nonno Antonio Leone e la nipote Alessia, si fermano a raccontare cosa si prova a stare seduti davanti a una commissione che decide se hai diritto o meno ad avere una casa. «Sensazione strana, ma è giusto controllare», dicono. «Da parte nostra è andata bene a metà. Una domanda è stata convalidata, per l’altra dobbiamo fornire altri documenti: è stata sospesa. Le destinazioni? Cese di Preturo e Bazzano, anche se una, forse, verrà cambiata. Ma comunque siamo fiduciosi. Dovremmo entrare tra il 24 settembre e il 29 ottobre. Con noi sono stati gentilissimi. L’unico problema, ora, è dove andare a dormire in attesa dell’assegnazione, visto che stiamo in tenda al Globo e il campo è in chiusura. Ma una soluzione ci sarà di sicuro».
IL BANCARIO. Seduto in sala d’attesa uno che le file, di solito, le guarda da dietro a un computer. Gaetano Angelone, dipendente di banca, è qui con la moglie. «Ho due case E, una in centro all’Aquila e l’altra in centro a Fontecchio. Da quasi sei mesi stiamo in tenda al paese, in cinque persone, e adesso sapere che presto avremo un tetto come si deve sulla testa ci fa stare più tranquilli. Abbiamo avuto la casa a Bazzano, dovremmo entrare per il 26 ottobre. Io me la sono guardata tutti i giorni, perché ci passavo accanto in macchina andando al lavoro. Lì staremo bene, ma contiamo di rimanerci il meno possibile. Ringraziamo di quest’opportunità, ma prioritaria è la ricostruzione dell’Aquila. Sia degli edifici sia dei rapporti sociali».
FEDERICA, ARCHITETTO. In divisa grigia ci sono i 35 ragazzi assunti dalla Protezione civile. «Siamo tutta gente qualificata, chi con laurea, chi con Master, chi già con esperienze lavorative», spiega il giovane architetto Federica Vinciguerra, di Vasto. «Facciamo i controlli previsti, che sono rigorosi, e davanti a noi vediamo passare gente stravolta, commossa, con gli occhi lucidi. Sappiamo che chi ci siede di fronte ha subìto un grosso trauma e siamo preparati a questa situazione. Una bella esperienza umana e professionale». A metà giornata si contano 18 verbali con esito positivo, 7 sospesi e 5 rinunce.
«NON SIAMO FURBI». Non ci sta a passare per furbo Umberto Angerilli, che ha rinunciato alla casa ma non per scampare ai controlli quanto per sopravvenute diverse esigenze. «C’è tanta gente», dice l’ex assegnatario, «che, come me, ha scelto di rinunciare esclusivamente per motivazioni logistiche e familiari. L’uomo della strada fa presto ad associare colui che ha rinunciato con un truffatore che si è fatto assegnare l’immobile senza averne i diritti. Tutto questo può generare rabbia e rancore nelle persone escluse dalle liste o in via di assegnazione. Mia moglie, andata in Comune a presentare la rinuncia, è stata quasi aggredita da chi era in fila per protestare contro l’esclusione. Capisco, anzi sono certo, che tra coloro che hanno presentato domanda di rinuncia ci saranno molti che hanno provato a truffare lo Stato non avendo i titoli ma non si può fare di tutta l’erba un fascio. Io ho deciso di mantenere l’autonoma sistemazione, alla “pazzesca” cifra di 300 euro al mese, perché ho esigenze abitative diverse».
LA GIORNATA. Comincia presto, già alle 8,30, il lavoro di una «commissione» composta minimo da quattro persone. Un funzionario incaricato dal Dipartimento di Protezione civile un rappresentante delle forze dell’ordine (che provvede all’identificazione), un finanziere e un dipendente comunale. Sono cinque le stanze allestite al piano superiore rispetto alla grande palestra che, smontata la coreografia del G8, è tornata a essere uno stanzone enorme col pavimento tutto dissestato. È qui che vengono accompagnati i cittadini assegnatari di un’abitazione del progetto Case, i quali vengono convocati telefonicamente, tramite appuntamento, dagli operatori di Linea amica, che indicano giorno e orario preciso, e vengono portati con un pulmino navetta fin davanti alla porta dell’ufficio. Ad accoglierli trovano gli uomini della Protezione civile. Chi si presenta coi bambini può stare tranquillo. Presto ci saranno anche dei banchi con i quaderni e i colori per farli distrarre durante l’attesa.
Un’attesa che, in certi casi, fa saltare i nervi come accade, a mattinata inoltrata, con un gruppo di cittadini che comincia a rumoreggiare. Una trentina di persone («Noi siamo gli esclusi dal progetto Case») inscenano una protesta davanti alla sede della caserma della Finanza di Coppito. Si lamentano per due motivi: «Il primo», sostengono, «è per l’esclusione e il secondo è per la lunga attesa che stiamo sopportando prima di essere ricevuti dagli addetti del Comune dell’Aquila». Nel gruppo anche alcuni superstiti del sisma nel corso del quale sono rimasti feriti. I cittadini chiedono «chiarezza su come sono stati stilati gli elenchi e, soprattutto, che siano resi noti i criteri utilizzati e le graduatorie con i punteggi assegnati».
Una richiesta, questa, già avanzata nei giorni scorsi, all’indomani della pubblicazione dei 4588 nuclei familiari inseriti nel primo elenco provvisorio di assegnazione. Il Comune, che in queste ore sta raccogliendo numerosissime proteste, anche via telefono e via lettera, ha sottolineato a più riprese che sono già in corso controlli accurati che potrebbero presto portare alle rettifiche delle liste. Nell’attesa, c’è anche chi è contento di come funziona il servizio. «Ci trattano bene, aspettare non è un problema». Salite due rampe di scale si è subito nelle salette, tutte separate tra di loro, che si affacciano lungo un corridoio. Al piano terra, sulla sinistra, c’è una postazione riservata alle persone disabili. La porta si apre ed escono in quattro. Erano dentro da un’oretta. Sono due nuclei familiari.
Il più anziano e la più giovane, nonno Antonio Leone e la nipote Alessia, si fermano a raccontare cosa si prova a stare seduti davanti a una commissione che decide se hai diritto o meno ad avere una casa. «Sensazione strana, ma è giusto controllare», dicono. «Da parte nostra è andata bene a metà. Una domanda è stata convalidata, per l’altra dobbiamo fornire altri documenti: è stata sospesa. Le destinazioni? Cese di Preturo e Bazzano, anche se una, forse, verrà cambiata. Ma comunque siamo fiduciosi. Dovremmo entrare tra il 24 settembre e il 29 ottobre. Con noi sono stati gentilissimi. L’unico problema, ora, è dove andare a dormire in attesa dell’assegnazione, visto che stiamo in tenda al Globo e il campo è in chiusura. Ma una soluzione ci sarà di sicuro».
IL BANCARIO. Seduto in sala d’attesa uno che le file, di solito, le guarda da dietro a un computer. Gaetano Angelone, dipendente di banca, è qui con la moglie. «Ho due case E, una in centro all’Aquila e l’altra in centro a Fontecchio. Da quasi sei mesi stiamo in tenda al paese, in cinque persone, e adesso sapere che presto avremo un tetto come si deve sulla testa ci fa stare più tranquilli. Abbiamo avuto la casa a Bazzano, dovremmo entrare per il 26 ottobre. Io me la sono guardata tutti i giorni, perché ci passavo accanto in macchina andando al lavoro. Lì staremo bene, ma contiamo di rimanerci il meno possibile. Ringraziamo di quest’opportunità, ma prioritaria è la ricostruzione dell’Aquila. Sia degli edifici sia dei rapporti sociali».
FEDERICA, ARCHITETTO. In divisa grigia ci sono i 35 ragazzi assunti dalla Protezione civile. «Siamo tutta gente qualificata, chi con laurea, chi con Master, chi già con esperienze lavorative», spiega il giovane architetto Federica Vinciguerra, di Vasto. «Facciamo i controlli previsti, che sono rigorosi, e davanti a noi vediamo passare gente stravolta, commossa, con gli occhi lucidi. Sappiamo che chi ci siede di fronte ha subìto un grosso trauma e siamo preparati a questa situazione. Una bella esperienza umana e professionale». A metà giornata si contano 18 verbali con esito positivo, 7 sospesi e 5 rinunce.
«NON SIAMO FURBI». Non ci sta a passare per furbo Umberto Angerilli, che ha rinunciato alla casa ma non per scampare ai controlli quanto per sopravvenute diverse esigenze. «C’è tanta gente», dice l’ex assegnatario, «che, come me, ha scelto di rinunciare esclusivamente per motivazioni logistiche e familiari. L’uomo della strada fa presto ad associare colui che ha rinunciato con un truffatore che si è fatto assegnare l’immobile senza averne i diritti. Tutto questo può generare rabbia e rancore nelle persone escluse dalle liste o in via di assegnazione. Mia moglie, andata in Comune a presentare la rinuncia, è stata quasi aggredita da chi era in fila per protestare contro l’esclusione. Capisco, anzi sono certo, che tra coloro che hanno presentato domanda di rinuncia ci saranno molti che hanno provato a truffare lo Stato non avendo i titoli ma non si può fare di tutta l’erba un fascio. Io ho deciso di mantenere l’autonoma sistemazione, alla “pazzesca” cifra di 300 euro al mese, perché ho esigenze abitative diverse».