INCHIESTA NELLE UNIVERSITA'
Professori nel mirino: ventuno doppi incarichi
Accertamenti della Guardia di Finanza all’Aquila e Pescara, inviate segnalazioni a Corte dei Conti e magistratura ordinaria
L’AQUILA. Ha coinvolto anche 21 docenti delle Università dell’Aquila e di Chieti-Pescara l’inchiesta “Progetto Magistri”, condotta dalla Guardia di Finanza su tutto il territorio nazionale per il “doppio lavoro”: sotto accusa complessivamente sono finiti 411 docenti, quasi tutti appartenenti alle Facoltà di Ingegneria, Architettura e Chimica che avrebbero lavorato a tempo pieno negli atenei senza però rinunciare all’attività privata. Coesistenza possibile, questa, a patto che si tratti di attività segnalata e autorizzata. Secondo l’accusa, alcuni, pur avendo optato per il cosiddetto regime di “tempo pieno”, con divieto assoluto di svolgere altri incarichi se non con esplicita autorizzazione, si dedicavano ad altre remunerative attività.
Finora, sui due fronti aperti, quello aquilano e quello pescarese, sono state completate attività di indagine nei confronti di circa 10 docenti dell’Ateneo aquilano, mentre i restanti appartengono a quello di Chieti-Pescara. Il riscontro è avvenuto attraverso l’acquisizione di documentazione, avvenuta nei giorni scorsi all’interno degli uffici di Ateneo interessati, da parte degli uomini delle Fiamme gialle. L’attività info-investigativa, che è da considerarsi attualmente conclusa, punta a scoprire se sia stato corretto l’iter autorizzativo che ha portato al doppio binario della docenza pubblica e dell’attività privata. Gli esiti sono al momento sconosciuti, in quanto una parte delle segnalazioni ha riguardato la Corte dei Conti, per le relative valutazioni, e una parte la magistratura ordinaria. Una differenziazione determinata in base alla condotta singolarmente accertata per i vari casi sotto esame. Insomma, non per tutte le posizioni scatta la doppia denuncia.
La rettrice dell’Università dell’Aquila Paola Inverardi, ai microfoni della Rai, ha escluso che, a suo parere, vi siano, per l’Ateneo aquilano, «casi eclatanti» facendo riferimento, piuttosto, all’eventualità che gli accertamenti siano tesi a svelare il non perfetto svolgimento dell’iter autorizzativo.(e.n.)
©RIPRODUZIONE RISERVATA.
Finora, sui due fronti aperti, quello aquilano e quello pescarese, sono state completate attività di indagine nei confronti di circa 10 docenti dell’Ateneo aquilano, mentre i restanti appartengono a quello di Chieti-Pescara. Il riscontro è avvenuto attraverso l’acquisizione di documentazione, avvenuta nei giorni scorsi all’interno degli uffici di Ateneo interessati, da parte degli uomini delle Fiamme gialle. L’attività info-investigativa, che è da considerarsi attualmente conclusa, punta a scoprire se sia stato corretto l’iter autorizzativo che ha portato al doppio binario della docenza pubblica e dell’attività privata. Gli esiti sono al momento sconosciuti, in quanto una parte delle segnalazioni ha riguardato la Corte dei Conti, per le relative valutazioni, e una parte la magistratura ordinaria. Una differenziazione determinata in base alla condotta singolarmente accertata per i vari casi sotto esame. Insomma, non per tutte le posizioni scatta la doppia denuncia.
La rettrice dell’Università dell’Aquila Paola Inverardi, ai microfoni della Rai, ha escluso che, a suo parere, vi siano, per l’Ateneo aquilano, «casi eclatanti» facendo riferimento, piuttosto, all’eventualità che gli accertamenti siano tesi a svelare il non perfetto svolgimento dell’iter autorizzativo.(e.n.)
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