Provinciali a rischio rinvioBocciata la giunta tecnica
L'appuntamento elettorale dovrebbe subire un secondo slittamento, questa volta fino alla prossima primavera. Non sembra invece essere vista di buon occhio la proposta di una "giunta tecnica" a palazzo Margherita per gestire la ricostruzione
L’AQUILA. Prende sempre più piede l’eventualità che le elezioni provinciali dell’Aquila possano subire un ulteriore slittamento, con la nuova scadenza fissata per la prossima primavera. Il rinvio riguarderà pure le comunali nel territorio del cratere. Intanto, non sembra raccogliere consensi la proposta del coordinatore del Pdl, Filippo Piccone, di una giunta tecnica al Comune dell’Aquila.
«Noi crediamo che non ci sia la necessità di una giunta tecnica» commenta Fioravante Mancini, segretario provinciale dell’Italia dei valori. «Dobbiamo, invece, verificare se c’è una maggioranza e ampliarla prevedendo l’ingresso di altri partiti. Penso al Movimento per le autonomie e all’Udc, sempre che vogliano partecipare a questa gestione. Ora non è il tempo di un esecutivo tecnico, la giunta va allargata senza pregiudizi ma non a singoli soggetti, bensì ai partiti. Non ci sono i presupposti neppure per una giunta istituzionale, così come suggerito dal sindaco, ma c’è necessità di una maggiore coesione. Noi chiederemo una verifica per capire se l’esecutivo può contare sul sostegno di tutti e per prevedere l’allargamento ad altre forze, anche in vista delle provinciali».
Anche il segretario del Movimento per le autonomie (Mpa), Corrado Ruggeri, si dice poco in sintonia con la proposta di una giunta tecnica. «Noi non siamo interessati a inciuci e a giunte affaristiche. Il sindaco ha avuto tutto il tempo per coinvolgere i partiti. Ora se vuole farlo lo faccia, ma a condizione che in questo discorso ci siano tutte le forze della città. Solo allora saremo disponibili ad appoggiare la giunta senza avere alcun posto nell’esecutivo. Ciò che ci interessa è la rinascita della città, ma in questo momento non vediamo alcuna strategia progettuale».
Di una «giunta di progetto per L’Aquila» parla pure Pietro Di Stefano, capogruppo comunale del Pd. «Abbiamo avuto un evento catastrofico che ha provato questa collettività. La politica deve recitare un ruolo più alto ed esempi in tal senso non mancano. Bisogna fare un progetto che riguarda la ricostruzione della città. Io chiamerei tutti gli eletti nelle altre istituzioni a un tavolo permanente, perché c’è bisogno di più azioni. Zona franca, infrastrutture e altro si concretizzeranno solo se ci sarà una richiesta unitaria. La politica deve decidere insieme cosa fare: non ci sono formule antiche, ci vuole il progetto. Quindi la (nuova) giunta dovrà essere conseguente a questo ragionamento».
«Oggi, nell’incertezza totale sul futuro prossimo della città» afferma Maurizio Leopardi, capogruppo dell’Udc, «la risposta del sindaco è quella di creare un consenso politico a sanatoria di quanto fatto, o non fatto, in questi cinque mesi proponendo una giunta allargata al centrodestra, pur mantenendo ben ferme alcune posizioni. Viene da chiedersi perché non si è pensato subito a una cabina di regìa, composta da vari esperti, che potesse guidare il sindaco su scelte che peseranno per anni su questa città. Chi ha l’onere del governo deve avere la lucidità delle proprie azioni. Io amo la mia città e per quanto mi è consentito voterò solo ciò che realmente contribuirà alla sua resurrezione».
«Noi crediamo che non ci sia la necessità di una giunta tecnica» commenta Fioravante Mancini, segretario provinciale dell’Italia dei valori. «Dobbiamo, invece, verificare se c’è una maggioranza e ampliarla prevedendo l’ingresso di altri partiti. Penso al Movimento per le autonomie e all’Udc, sempre che vogliano partecipare a questa gestione. Ora non è il tempo di un esecutivo tecnico, la giunta va allargata senza pregiudizi ma non a singoli soggetti, bensì ai partiti. Non ci sono i presupposti neppure per una giunta istituzionale, così come suggerito dal sindaco, ma c’è necessità di una maggiore coesione. Noi chiederemo una verifica per capire se l’esecutivo può contare sul sostegno di tutti e per prevedere l’allargamento ad altre forze, anche in vista delle provinciali».
Anche il segretario del Movimento per le autonomie (Mpa), Corrado Ruggeri, si dice poco in sintonia con la proposta di una giunta tecnica. «Noi non siamo interessati a inciuci e a giunte affaristiche. Il sindaco ha avuto tutto il tempo per coinvolgere i partiti. Ora se vuole farlo lo faccia, ma a condizione che in questo discorso ci siano tutte le forze della città. Solo allora saremo disponibili ad appoggiare la giunta senza avere alcun posto nell’esecutivo. Ciò che ci interessa è la rinascita della città, ma in questo momento non vediamo alcuna strategia progettuale».
Di una «giunta di progetto per L’Aquila» parla pure Pietro Di Stefano, capogruppo comunale del Pd. «Abbiamo avuto un evento catastrofico che ha provato questa collettività. La politica deve recitare un ruolo più alto ed esempi in tal senso non mancano. Bisogna fare un progetto che riguarda la ricostruzione della città. Io chiamerei tutti gli eletti nelle altre istituzioni a un tavolo permanente, perché c’è bisogno di più azioni. Zona franca, infrastrutture e altro si concretizzeranno solo se ci sarà una richiesta unitaria. La politica deve decidere insieme cosa fare: non ci sono formule antiche, ci vuole il progetto. Quindi la (nuova) giunta dovrà essere conseguente a questo ragionamento».
«Oggi, nell’incertezza totale sul futuro prossimo della città» afferma Maurizio Leopardi, capogruppo dell’Udc, «la risposta del sindaco è quella di creare un consenso politico a sanatoria di quanto fatto, o non fatto, in questi cinque mesi proponendo una giunta allargata al centrodestra, pur mantenendo ben ferme alcune posizioni. Viene da chiedersi perché non si è pensato subito a una cabina di regìa, composta da vari esperti, che potesse guidare il sindaco su scelte che peseranno per anni su questa città. Chi ha l’onere del governo deve avere la lucidità delle proprie azioni. Io amo la mia città e per quanto mi è consentito voterò solo ciò che realmente contribuirà alla sua resurrezione».