Puntellamenti milionari, altri soldi per smantellarli 

Liberare dalle opere provvisionali un solo palazzo in centro costa 200mila euro. E i materiali rimossi vengono regalati

L’AQUILA. Quando si diraderà la nebbia fatta di racconti e testimonianze “mitiche” sul post-sisma 2009 e qualcuno si deciderà a raccontare un po’ di verità sul terremoto dell’Aquila (a proposito, che fine ha fatto la commissione d’inchiesta istituita con il voto del Senato nel novembre 2017 e mai più riproposta?), un capitolo non potrà che essere dedicato alla storia dei puntellamenti.
I COSTI. Da uno specchietto che un po’ a fatica è reperibile sul sito Internet del Comune si scopre che la spesa ufficiale per la messa in sicurezza di città e frazioni (sia puntellamenti che demolizioni) è stata di circa 240 milioni. Il periodo è più o meno quello dal 2009 al 2012. Si possono leggere i singoli interventi, le ditte che li hanno effettuati e le cifre relative, anche se alcuni punti sono abbastanza oscuri. Non è spiegato, tra l’altro, se la cifra totale che viene indicata comprende tutti gli interventi di messa in sicurezza o è solo parziale. Infatti, nella relazione finale (che risale al 2012) del vicecommissario ai Beni culturali, si legge che “oltre agli interventi provvisionali realizzati con il Corpo dei vigili del fuoco e le amministrazioni comunali, sono stati attuati dalla struttura del vicecommissario lavori di messa in sicurezza particolarmente complessi e importanti per i principali monumenti del territorio fortemente danneggiati. In questi casi la struttura del vicecommissario ha provveduto direttamente a dare incarichi di progettazione e a seguire l’intero iter procedurale, proprio dei lavori pubblici, oltre che alla realizzazione nelle fasi attuative”. Insomma, alla somma di cui sopra vanno aggiunte altre decine di milioni. Non si arriva certo alla cifra, a volte ipotizzata, di 500 milioni, ma forse non ci si va molto lontano.
ALCUNI ESEMPI. Prendendo qualche numero a caso e con il beneficio dell'inventario (proprio per quei punti oscuri di cui sopra) si scopre che un palazzo in via Paganica è stato puntellato con una spesa di 800.000 euro, Palazzo Margherita oltre un milione di euro (però riferiti a soli due stati di avanzamento), per mettere in sicurezza il tratto di via San Bernardino e scuola De Amicis furono impegnati quasi 700.000 euro. Il Quarto Cantone, quello di proprietà pubblica che attende ancora la ristrutturazione, fu puntellato con una spesa di 5 milioni, anche se le carte fanno riferimento a tutto il vasto aggregato di quell’angolo di città. Basta poi frugare fra le determine comunali per scoprire che sulla finanza pubblica pesano anche i depuntellamenti. Le cifre che servono a tal fine sono all’interno del contributo. Per depuntellare un palazzo in centro storico è servita una somma di poco meno di 200.000 euro.
LE CURIOSITÀ. E poi ci sono piccole curiosità. Una determina di pochi giorni fa liquida circa 7.000 euro a un tecnico che aveva svolto il ruolo di coordinatore della sicurezza per un lavoro di puntellamento. Nella stessa determina vengono spiegate le modalità in base alle quali furono affidati all’epoca i lavori di messa in sicurezza: “Rilevata l’impossibilità di quantificare preventivamente le opere da realizzare stante la precarietà degli equilibri degli immobili interessati e, quindi, la totale mancanza delle minime condizioni di sicurezza per svolgere indagini ricognitive all’interno degli stessi, non è possibile la redazione della propedeutica progettazione esecutiva dell’intervento la quale deve necessariamente essere svolta per successive fasi, contestualmente all’avanzamento dei lavori; che, pertanto, è stato stabilito di provvedere alla liquidazione dei corrispettivi maturati dalle ditte previa contabilità redatta a consuntivo”. Quindi la ditta, a lavori fatti, ha presentato il conto al Comune ed è stata pagata. E poi la ciliegina finale: il materiale utilizzato per i puntellamenti – soprattutto quello in ferro – una volta rimosso viene depositato, dalle imprese, all’ex Sercom di Sassa e diventa di proprietà comunale. Il Comune ha provato a venderlo, ma non lo vuole nessuno. E allora quel materiale acquistato si presume a “prezzo pieno” ora deve essere quasi regalato.
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