Punto nascita a rischio vescovo Spina in trincea

«Meritiamo servizi adeguati e alzo la voce di fronte a una politica miope e sorda» Anche il presidente del tribunale si mobilita: servono misure concrete

SULMONA. Lo slittamento della chiusura del punto nascita, disposto dalla giunta regionale tematica all’Abbazia, non rassicura il fronte del no alla chiusura del reparto al terzo piano dell’ala vecchia dell’ospedale sulmonese. Il presidio civico territoriale, dal 27 marzo in occupazione permanente dell’aula consiliare e pronto a lasciare per dare vita ad un comitato, organizza la partecipazione alla manifestazione del 20 giugno a Pescara in difesa della sanità regionale. I comitati civici promotori di Sulmona, Atri, Penne e Ortona (coi punti nascita a rischio chiusura) hanno organizzato un corteo di autoveicoli per sabato, intitolato operazione lumaca. Il ritrovo è alle 10 al casello autostradale di Pescara ovest, per poi arrivare fino a piazza Unione. «Si tratta di una mobilitazione regionale in difesa della parità d’accesso ai servizi sanitari della Regione», spiega il portavoce del presidio sulmonese, Luigi La Civita, «la mobilitazione continua anche alla luce dell’annuncio dei 180 giorni di valutazione sul destino del punto nascita. In assenza di azioni concrete, noi andiamo avanti». Non tranquillizzano, dunque, i sei mesi di tempo annunciati dal presidente-commissario Luciano D’Alfonso, in cui un gruppo di lavoro dovrà decidere sul futuro del reparto. Lo ha detto forte e chiaro il vescovo della Diocesi di Sulmona-Valva, Angelo Spina, che intervenendo alla giunta regionale, ha difeso il territorio e i suoi servizi in maniera ferma. «Non tacerò per il bene di questa zona e dei suoi cittadini, che meritano servizi adeguati», ha detto, «Sulmona non può essere ridotta a un paesotto e con la chiusura del punto nascita e l’esclusione dai poli di attrazione il rischio si fa sempre più concreto. Ma io non voglio tacere contro una politica miope e sorda, che non vede certe cose». Appello condiviso a pieno dal presidente del tribunale Giorgio Di Benedetto. «È necessario rifondare da capo il vuoto di questo territorio», ha detto, «investendo coraggiosamente come fu all’epoca della costituzione della Provincia di Pescara. Qui servono misure cospicue e concrete, in grado di ridare speranza ad una zona che rischia di soccombere su se stessa, ormai da troppo tempo». Misure che si spera arrivino dopo la delibera di giunta regionale approvata all’unanimità all’Abbazia. Si tratta di una sorta di rendiconto delle risorse per il Centro Abruzzo: in particolare si fa riferimento a 82 milioni di euro investiti sulla cultura (l’Abbazia celestiniana), il progetto Capograssi sul processo telematico, la viabilità, la mitigazione del rischio idrogeologico e simico e le scuole; a cui si aggiungono i 2,5 milioni di euro per la residenza sanitaria di Pratola e i 22 milioni per il bacino sciistico dell’Alto Sangro.

Federica Pantano

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