Quel morto che resta senza nome: indagini estese fuori dall’Abruzzo
Esattamente un mese fa il ritrovamento del cadavere. Avanza l’ipotesi dell’anziano pastore clandestino Confronto con la banca dati delle forze dell’ordine: il corpo non appartiene a una persona schedata
ANVERSA DEGLI ABRUZZI. A distanza di un mese esatto dal ritrovamento ai margini di un sentiero di Castrovalva, un pugno di case tra Anversa degli Abruzzi e Villalago, quel corpo avvolto in un lenzuolo e chiuso all’interno di un sacco a pelo non ha ancora un nome. Dopo trenta giorni di indagini, carabinieri e procura di Sulmona, che fin dall’inizio stanno seguendo il caso, non sono riusciti a venire a capo di una vicenda che, ogni giorno che passa, si fa sempre più complicata.
Eppure all’inizio sembrava che il caso fosse di facile soluzione. Almeno questa era l’impressione degli investigatori, convinti di riuscire a risalire in poco tempo all’identità di quel corpo, che qualcuno aveva appositamente abbandonato aldilà del muretto di cinta della strada provinciale che sale verso Castrovalva. Un luogo isolato e poco frequentato, ma vicino al centro abitato e quindi forse con l’intenzione di farlo ritrovare.
Le indagini finora hanno portato solo a scoprire che potrebbe trattarsi di un anziano tra i settanta e gli ottanta anni di età. Non è un pregiudicato, visto che le sue impronte digitali non figurano tra quelle inserite nella banca dati delle forze di polizia, né di una persona della quale è stata denunciata la scomparsa. D’altronde non sono state d’aiuto nemmeno le condizioni in cui è stato rinvenuto il cadavere, in avanzato stato di decomposizione, almeno dal tronco in su, con il viso deformato e quindi irriconoscibile anche attraverso l’esame fotografico.
IL RITROVAMENTO
Era la mattina del 30 luglio scorso, quando due escursionisti che stavano percorrendo un sentiero che li avrebbe portati in paese, hanno notato a pochi metri di distanza dalla strada un involucro di colore blu. «Sembrava una coperta», hanno poi raccontato i due ai carabinieri. Si sono avvicinati e, giunti a poca distanza, hanno capito che si trattava di un sacco a pelo che nascondeva al suo interno il corpo di una persona. A quel punto hanno lanciato l’allarme. Sul posto sono arrivati dopo pochi minuti, i carabinieri della stazione di Anversa degli Abruzzi, distanti solo qualche chilometro dal luogo del ritrovamento, che hanno subito avvisato il comandante della compagnia di Sulmona Toni Di Giosia il quale, a sua volta, ha messo al corrente il sostituto procuratore della repubblica presso il tribunale di Sulmona, Edoardo Mariotti. Accertata la delicatezza del caso, entrambi si sono recati sul posto procedendo, insieme al medico legale, alla prima ricognizione cadaverica dalla quale è emerso ben poco, se non che il cadavere si presentava senza vestiti, avvolto in un lenzuolo e chiuso in un sacco a pelo. Il corpo, era lì da almeno dieci giorni dalla morte, lo ha accertato il medico legale, e si presentava in evidente stato di decomposizione, fatta eccezione degli arti inferiori, con il volto irriconoscibile e deformato.
L’AUTOPSIA
Dopo la prima ricognizione, il cadavere è stato trasferito nel Santissima Annunziata di Chieti per essere sottoposto ad esame autoptico. A svolgere le operazioni peritali l’anatomopatologo Pietro Falco, che al termine dell’autopsia ha solo confermato l’assenza di segnali di violenza sul corpo, non rivelando ulteriori particolari se non quelli dei quali si era già a conoscenza. A distanza di 30 giorni la situazione è ancora immutata tanto che il cadavere è ancora chiuso in una cella frigorifera dell’obitorio dell’ospedale di Chieti, in attesa che il sostituto procuratore Mariotti, dia ulteriori disposizioni.
LE INDAGINI
Al momento l’ipotesi più accreditata dagli inquirenti è quella dell’occultamento di cadavere. È su questa direzione che si stanno muovendo le indagini di carabinieri e procura, dopo una prima ipotesi di omicidio scartata dopo l’autopsia. Sul cadavere non sono stati trovati segni di violenza, né altri indizi che potessero far pensare a un delitto. Sull’identità restano aperte tutte le ipotesi, compresa quella del pastore clandestino, che ha portato i carabinieri a ispezionare le aziende zootecniche presenti sul territorio. Inoltre negli ultimi giorni le ricerche si sarebbero allargata oltre i confini regionali. Al momento non sarebbero emerse particolari novità, con il cadavere che resta ancora senza un nome.
Eppure all’inizio sembrava che il caso fosse di facile soluzione. Almeno questa era l’impressione degli investigatori, convinti di riuscire a risalire in poco tempo all’identità di quel corpo, che qualcuno aveva appositamente abbandonato aldilà del muretto di cinta della strada provinciale che sale verso Castrovalva. Un luogo isolato e poco frequentato, ma vicino al centro abitato e quindi forse con l’intenzione di farlo ritrovare.
Le indagini finora hanno portato solo a scoprire che potrebbe trattarsi di un anziano tra i settanta e gli ottanta anni di età. Non è un pregiudicato, visto che le sue impronte digitali non figurano tra quelle inserite nella banca dati delle forze di polizia, né di una persona della quale è stata denunciata la scomparsa. D’altronde non sono state d’aiuto nemmeno le condizioni in cui è stato rinvenuto il cadavere, in avanzato stato di decomposizione, almeno dal tronco in su, con il viso deformato e quindi irriconoscibile anche attraverso l’esame fotografico.
IL RITROVAMENTO
Era la mattina del 30 luglio scorso, quando due escursionisti che stavano percorrendo un sentiero che li avrebbe portati in paese, hanno notato a pochi metri di distanza dalla strada un involucro di colore blu. «Sembrava una coperta», hanno poi raccontato i due ai carabinieri. Si sono avvicinati e, giunti a poca distanza, hanno capito che si trattava di un sacco a pelo che nascondeva al suo interno il corpo di una persona. A quel punto hanno lanciato l’allarme. Sul posto sono arrivati dopo pochi minuti, i carabinieri della stazione di Anversa degli Abruzzi, distanti solo qualche chilometro dal luogo del ritrovamento, che hanno subito avvisato il comandante della compagnia di Sulmona Toni Di Giosia il quale, a sua volta, ha messo al corrente il sostituto procuratore della repubblica presso il tribunale di Sulmona, Edoardo Mariotti. Accertata la delicatezza del caso, entrambi si sono recati sul posto procedendo, insieme al medico legale, alla prima ricognizione cadaverica dalla quale è emerso ben poco, se non che il cadavere si presentava senza vestiti, avvolto in un lenzuolo e chiuso in un sacco a pelo. Il corpo, era lì da almeno dieci giorni dalla morte, lo ha accertato il medico legale, e si presentava in evidente stato di decomposizione, fatta eccezione degli arti inferiori, con il volto irriconoscibile e deformato.
L’AUTOPSIA
Dopo la prima ricognizione, il cadavere è stato trasferito nel Santissima Annunziata di Chieti per essere sottoposto ad esame autoptico. A svolgere le operazioni peritali l’anatomopatologo Pietro Falco, che al termine dell’autopsia ha solo confermato l’assenza di segnali di violenza sul corpo, non rivelando ulteriori particolari se non quelli dei quali si era già a conoscenza. A distanza di 30 giorni la situazione è ancora immutata tanto che il cadavere è ancora chiuso in una cella frigorifera dell’obitorio dell’ospedale di Chieti, in attesa che il sostituto procuratore Mariotti, dia ulteriori disposizioni.
LE INDAGINI
Al momento l’ipotesi più accreditata dagli inquirenti è quella dell’occultamento di cadavere. È su questa direzione che si stanno muovendo le indagini di carabinieri e procura, dopo una prima ipotesi di omicidio scartata dopo l’autopsia. Sul cadavere non sono stati trovati segni di violenza, né altri indizi che potessero far pensare a un delitto. Sull’identità restano aperte tutte le ipotesi, compresa quella del pastore clandestino, che ha portato i carabinieri a ispezionare le aziende zootecniche presenti sul territorio. Inoltre negli ultimi giorni le ricerche si sarebbero allargata oltre i confini regionali. Al momento non sarebbero emerse particolari novità, con il cadavere che resta ancora senza un nome.