Gli amici dell’operaio di Arischia: «Abbiamo visto Stefano che volava». Il sospettato torna a casa
«Quell’auto era impazzita»
Travolto davanti alla discoteca, parlano i testimoni
PIZZOLI. «Ho visto Stefano volare per aria. Quei due, ora, devono pagare». Mentre Stefano Barone sta lottando per restare in vita nel reparto di Rianimazione, parlano i testimoni dell’incidente avvenuto nella notte tra Natale e Santo Stefano davanti a una discoteca di Pizzoli.
Le condizioni del giovane operaio di Arischia investito da un’auto pirata, a bordo della quale c’erano due fratelli aquilani, già individuati dai carabinieri, che per ora non hanno preso alcun provvedimento nei loro confronti, rimangono gravi. Tuttavia, nella giornata di ieri, alcuni segnali positivi hanno rafforzato la speranza dei familiari e degli amici che stanno vivendo ore drammatiche dopo l’investimento del 30enne.
Ieri, intanto, è rientrato a casa uno dei due fratelli che, nelle ore immediatamente successive all’incidente, aveva fatto perdere le tracce prima vagando senza meta per tutta la notte e poi staccando il cellulare e rendendosi irrintracciabile per gli stessi familiari. Si è fatto vivo a casa e, nelle prossime ore, sarà interrogato dai carabinieri, insieme agli altri testimoni. Oggi verrà rimesso un rapporto al pm di turno. Ma, essendo trascorsa la flagranza, i due per ora hanno evitato l’arresto. «Quella sera eravamo 300 persone davanti al locale», racconta uno dei giovani che hanno assistito all’incidente. «Abbiamo visto tutto e, se avessimo avuto quei due tra le mani (i due fratelli a bordo dell’Audi A3, ndr), ci avremmo pensato noi.
Sono due ragazzini esaltati. Quella macchina era come impazzita. Abbiamo visto Stefano, che è alto 1,90 e pesa 100 chili, volare in aria per quindici metri. Una cosa assurda. Quella macchina non solo non si è fermata, ma ha accelerato. Adesso vogliamo giustizia: quei due devono pagare per quello che hanno fatto. E intanto continueremo a stare vicini a Stefano, nella certezza che tornerà presto tra di noi». Arischia e Pizzoli, due paesi, ma, di fatto, un’unica comunità, vivono ore di angoscia.
A casa Barone, in località Macindole, arrivano tante manifestazioni di affetto. Come quelle che hanno invaso, in poche ore, il giro di Facebook. Ecco alcuni messaggi: «Ho sempre pensato che i miracoli non sono impossibili... Lotta Stè! Daje!». «Amico mio questa è X te! Non mollà». «Ste’, ora più ke mai siamo tutti con te....nn mollare...ti vogliamo bene». «Ce la farà, lui è forte, è una roccia, ce la deve fare». «Te dico solo ’na cosa: sbrigate, te devi alza’ da quel c... de letto e tornare con noi». «Non mollà, siamo tutti con te». «Stefano è troppo forte. S’è già svegliato dal coma. S’è girato verso la finestra». «Forza Stefano!!». Parole di speranza.
Le condizioni del giovane operaio di Arischia investito da un’auto pirata, a bordo della quale c’erano due fratelli aquilani, già individuati dai carabinieri, che per ora non hanno preso alcun provvedimento nei loro confronti, rimangono gravi. Tuttavia, nella giornata di ieri, alcuni segnali positivi hanno rafforzato la speranza dei familiari e degli amici che stanno vivendo ore drammatiche dopo l’investimento del 30enne.
Ieri, intanto, è rientrato a casa uno dei due fratelli che, nelle ore immediatamente successive all’incidente, aveva fatto perdere le tracce prima vagando senza meta per tutta la notte e poi staccando il cellulare e rendendosi irrintracciabile per gli stessi familiari. Si è fatto vivo a casa e, nelle prossime ore, sarà interrogato dai carabinieri, insieme agli altri testimoni. Oggi verrà rimesso un rapporto al pm di turno. Ma, essendo trascorsa la flagranza, i due per ora hanno evitato l’arresto. «Quella sera eravamo 300 persone davanti al locale», racconta uno dei giovani che hanno assistito all’incidente. «Abbiamo visto tutto e, se avessimo avuto quei due tra le mani (i due fratelli a bordo dell’Audi A3, ndr), ci avremmo pensato noi.
Sono due ragazzini esaltati. Quella macchina era come impazzita. Abbiamo visto Stefano, che è alto 1,90 e pesa 100 chili, volare in aria per quindici metri. Una cosa assurda. Quella macchina non solo non si è fermata, ma ha accelerato. Adesso vogliamo giustizia: quei due devono pagare per quello che hanno fatto. E intanto continueremo a stare vicini a Stefano, nella certezza che tornerà presto tra di noi». Arischia e Pizzoli, due paesi, ma, di fatto, un’unica comunità, vivono ore di angoscia.
A casa Barone, in località Macindole, arrivano tante manifestazioni di affetto. Come quelle che hanno invaso, in poche ore, il giro di Facebook. Ecco alcuni messaggi: «Ho sempre pensato che i miracoli non sono impossibili... Lotta Stè! Daje!». «Amico mio questa è X te! Non mollà». «Ste’, ora più ke mai siamo tutti con te....nn mollare...ti vogliamo bene». «Ce la farà, lui è forte, è una roccia, ce la deve fare». «Te dico solo ’na cosa: sbrigate, te devi alza’ da quel c... de letto e tornare con noi». «Non mollà, siamo tutti con te». «Stefano è troppo forte. S’è già svegliato dal coma. S’è girato verso la finestra». «Forza Stefano!!». Parole di speranza.