Ragazza violentata all'Aquila, il militare arrestatocondivide la cella insieme a Salvatore Parolisi
Francesco Tuccia, accusato di avere violentato una ragazza davanti a una discoteca nell'aquilano, è rinchiuso nel carcere di Castrogno a Teramo e condivide la cella con un indagato eccellente: il caporalmaggiore accusato dell'omicidio della moglie Melania. Secondo il pm la ragazza sarebbe stata ferita dal giovane con un oggetto di ferro
L'AQUILA. Francesco Tuccia, accusato di avere violentato una ragazza davanti alla discoteca di Pizzoli condivide la cella con un altro indagato «eccellente»: Salvatore Parolisi accusato dell'omicidio della moglie Melania Rea. Entrambi sono rinchiusi nel carcere di Castrogno a Teramo. Per i due, essendo militari, si è ritenuto opportuno di rinchiuderli in un reparto di maggiore protezione, non solo per il loro ruolo, ma anche per la efferatezza dei delitti per i quali sono sospettati e che in teoria li espongono a ipotetiche ritorsioni da parte di altri detenuti secondo un certo «codice» che vige nelle carceri.
Francesco Tuccia avellinese di 21 anni, la prossima settimana sarà all'Aquila in occasione dell'interrogatorio di garanzia che ancora non è stato fissato da parte del gip Giuseppe Romano Gargarella che, ironia della sorte, è lo stesso giudice che ha presieduto il tribunale del riesame che la scorsa estate ha negato la libertà allo stesso Salvatore Parolisi. Per l'interrogatorio di garanzia non ci sono alternative: si farà lunedì prossimo o martedì. Lo deciderà oggi lo stesso Gargarella. Il giovane sarà assistito dall'avvocato di fiducia Alberico Villani del foro di Avellino.
«Nello stupro é stato utilizzato uno strumento metallico, di ferro». Lo ha detto il procuratore capo della Repubblica dell'Aquila, Alfredo Rossini, parlando dell'oggetto utilizzato nei riguardi della studentessa universitaria di 20 anni. Tuttavia l'oggetto non è stato ancora ritrovato. L'ordine di custodia cautelare, nel quale si parla di tentato omicidio, conferma quelle che sono state le indiscrezioni trapelate nei giorni scorsi.
La scelta della custodia cautelare è spiegata in poche righe dal gip. «La estrema brutalità dimostrata nell'azione, la crudeltà usata, la totale mancanza di scrupolo nel lasciare la ragazza massacrata esposta alla morte per gelo o dissanguamento pone la pericolità sociale dell'indagato ai massimo livelli e fa concludere che nessuna misura cautelare oltre la custodia in carcere possa essere minimamente idonea a ovviare alle esigenze cautelari esistenti e in particolare al pericolo della reiterazione di ulteriori reati della spessa specie».
Nell'ordinanza si fa riferimento anche a difficoltà di ricostruire i fatti in modo correto. «La ricostruzione dei fatti» dice il giudice «risulta essere stata operata con precisione malgrado le difficoltà da parte delle persone informate sui fatti di fare una scansione nitida alla luce del particolare contesto ambientale: discoteca che diffonde musica con ritmo incalzante e con somministrazione continua di bevande alcoliche che non certo la puntualità, la indicazione degli orari di concatenazione degli eventi anche se questi alla fine appaiono ben individuati e descritti. Alla fine le indagini di polizia giudiziaria hanno consentito la piena ricostruzione di quanto avvenuto».
La ragazza poteva morire. Infatti il medico consulente tecnico del pm, David Mancini asserisce che «il sanguinamento profuso conseguente alle lesioni prodotte poteva causare il decesso qualora non vi fosse stato il tempestivo soccorso della donna, in considerazione anche dei luoghi e delle condizioni ambientali in cui la stessa è stata abbandonata, in un luogo buio e secondario rispetto agli ingressi principali a una temperatura di diversi gradi sotto lo zero».
Fin qui le considerazioni dell'accusa che vengono contestate in modo radicale dalla difesa. «Si è trattato di un rapporto sessuale normale e consenziente» dice il suo difensore. Comunque le indagini non sono finite e dopo l'interrogatorio il quadro potrebbe essere più chiaro anche se mancano le dichiarazioni della parte offesa.
Francesco Tuccia avellinese di 21 anni, la prossima settimana sarà all'Aquila in occasione dell'interrogatorio di garanzia che ancora non è stato fissato da parte del gip Giuseppe Romano Gargarella che, ironia della sorte, è lo stesso giudice che ha presieduto il tribunale del riesame che la scorsa estate ha negato la libertà allo stesso Salvatore Parolisi. Per l'interrogatorio di garanzia non ci sono alternative: si farà lunedì prossimo o martedì. Lo deciderà oggi lo stesso Gargarella. Il giovane sarà assistito dall'avvocato di fiducia Alberico Villani del foro di Avellino.
«Nello stupro é stato utilizzato uno strumento metallico, di ferro». Lo ha detto il procuratore capo della Repubblica dell'Aquila, Alfredo Rossini, parlando dell'oggetto utilizzato nei riguardi della studentessa universitaria di 20 anni. Tuttavia l'oggetto non è stato ancora ritrovato. L'ordine di custodia cautelare, nel quale si parla di tentato omicidio, conferma quelle che sono state le indiscrezioni trapelate nei giorni scorsi.
La scelta della custodia cautelare è spiegata in poche righe dal gip. «La estrema brutalità dimostrata nell'azione, la crudeltà usata, la totale mancanza di scrupolo nel lasciare la ragazza massacrata esposta alla morte per gelo o dissanguamento pone la pericolità sociale dell'indagato ai massimo livelli e fa concludere che nessuna misura cautelare oltre la custodia in carcere possa essere minimamente idonea a ovviare alle esigenze cautelari esistenti e in particolare al pericolo della reiterazione di ulteriori reati della spessa specie».
Nell'ordinanza si fa riferimento anche a difficoltà di ricostruire i fatti in modo correto. «La ricostruzione dei fatti» dice il giudice «risulta essere stata operata con precisione malgrado le difficoltà da parte delle persone informate sui fatti di fare una scansione nitida alla luce del particolare contesto ambientale: discoteca che diffonde musica con ritmo incalzante e con somministrazione continua di bevande alcoliche che non certo la puntualità, la indicazione degli orari di concatenazione degli eventi anche se questi alla fine appaiono ben individuati e descritti. Alla fine le indagini di polizia giudiziaria hanno consentito la piena ricostruzione di quanto avvenuto».
La ragazza poteva morire. Infatti il medico consulente tecnico del pm, David Mancini asserisce che «il sanguinamento profuso conseguente alle lesioni prodotte poteva causare il decesso qualora non vi fosse stato il tempestivo soccorso della donna, in considerazione anche dei luoghi e delle condizioni ambientali in cui la stessa è stata abbandonata, in un luogo buio e secondario rispetto agli ingressi principali a una temperatura di diversi gradi sotto lo zero».
Fin qui le considerazioni dell'accusa che vengono contestate in modo radicale dalla difesa. «Si è trattato di un rapporto sessuale normale e consenziente» dice il suo difensore. Comunque le indagini non sono finite e dopo l'interrogatorio il quadro potrebbe essere più chiaro anche se mancano le dichiarazioni della parte offesa.
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