Ranalli: nelle caserme spazi fieristici e uffici del Comune e della Asl
La ricetta del sindaco per il riutilizzo delle strutture militari «È un modo per rivitalizzare il turismo e la ricettività»
SULMONA. La recente messa in vendita della caserma De Amicis e la chiusura della Battisti animano il dibattito sull’utilizzo delle strutture militari dismesse. Dopo la proposta di un mega parcheggio avanzata dalla Confesercenti e quella di un progetto di edilizia residenziale dell’Ascom Fidi, il sindaco Peppino Ranalli dice la sua. «Questi immobili andrebbero riutilizzati in funzione strategica», avverte, «penso a uno spazio fieristico permanente in grado di rivitalizzare il turismo e la ricettività cittadina. Ma anche alla localizzazione di uffici importanti, ora dislocati in giro per la città, come una base di protezione civile, o sedi comunali e della Asl». Il sindaco, quindi esclude di realizzare case e villette nelle caserme, come proposto nei giorni scorsi da Claudio Mariotti, presidente dell’Asco fidi-Ascom servizi. «Stiamo rimettendo mano al piano regolatore e per questo credo che non serva pensare a case e ville nelle caserme» precisa Ranalli, «per questo ci si dovrà affidare al piano regolatore e alle varie varianti urbanistiche e non alle caserme, che restano proprietà del ministero della Difesa e non del Comune». Per questo motivo, secondo il sindaco, il riutilizzo delle caserme dovrà passare attraverso necessari e spesso lunghi passaggi burocratici. «Le caserme sarebbero da destinare, in partnership pubblico privata, a finalità culturali e di servizio», conclude Ranalli, «nel rispetto delle norme che disciplinano la valorizzazione del patrimonio e il federalismo demaniale, consapevoli della necessità di ottenere tutti i permessi e il via libera definitivo dal ministero della Difesa, con appositi accordi di programma». La De Amicis è stata inserita nei giorni scorsi nell’elenco dei beni demaniali da vendere (come prevede la legge per le strutture militari in disuso), e la Battisti è stata chiusa definitivamente il 15 giugno scorso. Quest'ultima struttura di viale Mazzini, fino a poco fa ultimo avamposto delle strutture militari cittadine, era stata condannata dalla riorganizzazione dei presidi militari minori, avviata nel 2008. Poi a gennaio dell’anno scorso era arrivata la firma – rimasta solo sulla carta – del decreto ministeriale sulla riconversione in Cme Abruzzo (Comando regionale militare dell'Esercito). Infine, i tagli imposti dalla spending review hanno travolto l’ultimo presidio militare presente in città, inaugurato agli inizi del secolo scorso. Il risparmio della spesa pubblica ha imposto la chiusura per le strutture con meno di mille e 500 posti.
Federica Pantano
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