ricostruzione post-sisma 

Restauri a Castel del Monte Critico l’ex sindaco Basile

CASTEL DEL MONTE. Le opere di ristrutturazione e restauro all’interno dei centri storici a volte danno ottimi risultati. In molti casi, invece, vengono fuori cose che stravolgono alcuni scorci dei...

CASTEL DEL MONTE. Le opere di ristrutturazione e restauro all’interno dei centri storici a volte danno ottimi risultati. In molti casi, invece, vengono fuori cose che stravolgono alcuni scorci dei borghi. A segnalare il problema è Mario Basile, ex sindaco di Castel del Monte, che fa riferimento proprio al comune montano: «Quando si percorrono i vicoli, quando si passa sotto quelle gallerie, chiamate in dialetto “re spòrte”, sulle quali poggiano case-torri e gradinate che seguono il profilo della montagna in cui agli inizi del Mille venne “incastellato” il borgo Castrum Montis (l’attuale Rione Ricetto di Castel del Monte) sembra di tornare indietro nel tempo», scrive Basile. «Si rivivono le atmosfere, la vita sociale di un tempo ormai passato che torna attuale nel momento in cui la conoscenza di culture pastorali e contadine porta la mente a ricordare attività e antichi riti che impregnano ancora quelle mura ataviche annerite dal trascorrere del tempo e dalle tante e diverse attività economiche e sociali che si svolgevano nella buona stagione all’esterno sotto archi e all’interno di piccoli slarghi incassati tra rocce e abitazioni che si inerpicano lungo vicoletti e passaggi seguendo, come detto, il profilo roccioso e scosceso del monte. Tutto ciò rischia di essere cancellato per sempre dalla cosiddetta “ricostruzione” che sempre di più, in parecchi casi, si sta trasformando in una “Damnatio memoriae”, una condanna alla cancellazione della memoria grazie al disinteresse, all’indifferenza, al mancato controllo e, qualche volta, anche all’incompetenza di chi invece dovrebbe puntare a mantenere e conservare un patrimonio architettonico di borghi giustamente segnalati come appartenenti al grande patrimonio storico, architettoniche e culturale dell’intera Italia. Gli scempi ormai si perpetuano uno dietro l’altro, mura e “sporti” intonacati con malte sintetiche che cancellano la memoria e le tracce della presenza dell’uomo e delle sue attività. Eppure si era partiti bene col restauro del già menzionato borgo del Ricetto, primo esempio di incastellamento e, ultimamente, con la messa in sicurezza e il restauro dell’antico bastione difensivo all’interno del quale venne realizzata la cappella dedicata a San Rocco a protezione del borgo dopo la peste nel Regno di Napoli del 1656-1657. Ora, in un clima di indifferenza, di ignoranza storico-culturale impressionante vengono spazzate via anche scritte (che pur sono tutelate dalla legge) che ricordano la storia nefasta e gloriosa di un periodo prima e dopo la Liberazione dell’Italia dal regime fascista che non troveranno più spazio nella memoria della nostra comunità. Tanti obbrobri si concretizzano, “senza colpo ferire”, nel centro storico di Castel del Monte inserito, sotto l’amministrazione comunale di cui ero sindaco, nel Club “Borghi più belli d’Italia”. Forse si pensa che sia sufficiente l’applicazione di un timbro, di un qualsivoglia riconoscimento per farne una vanteria e poi trascurare il mantenimento di queste testimonianze architettoniche e sociali che possono dar lustro al borgo che per le sue peculiarità di “borgo incastellato” è meta, specialmente in questo periodo in cui si riscopre un turismo italiano interno, di tanti visitatori che, con la loro presenza, contribuiscono a ridare un nuovo slancio di vita e di ripresa economica a queste zone interne, già trascurate dalla politica e colpite da diverse calamità, così ricche di valori di qualità».(g.p.)