Restauri senza soldi, paga il terremotato

Decreto a favore di una ditta per una fattura sui lavori rimasta insoluta, e ora a carico dei committenti. Ma c’è il ricorso

L’AQUILA. Il Comune non salda il Sal alla ditta che ha fatto i restauri e allora saranno i committenti, ovvero dei terremotati, a rimetterci di tasca propria. Non è solo un incubo, in spregio allo spirito della ricostruzione post-sisma, ma la sintesi di un provvedimento “choc” del tribunale che ha portato anche a pignoramenti a carico dei committenti per lavori di restauro a Pagliare di Sassa.

In sostanza, una ditta edile del Reatino pretende l’anticipazione del pagamento della quota corrispondente dell’ultimo Stato di avanzamento dei lavori (Sal) direttamente dai beneficiari che ancora non si vedono accreditata la somma sui loro conti per lentezze burocratiche. La cifra in questione supera di poco i 50mila euro. La partita non è finita visto che il caso giudiziario, unico finora nel suo genere, verrà ridiscusso davanti al tribunale nel quale sarà chiesto di dichiarare illegittimo il decreto ingiuntivo.

Carlo Benedetti, l’avvocato che tutela gli interessi dei ricorrenti, esprime nel ricorso tutto il suo disappunto per quanto avvenuto pur fiducioso di ribaltare il verdetto.

«Questo è avvenuto temerariamente», dice in riferimento al decreto ingiuntivo, «e in spregio alla normativa emergenziale che ha stabilito, con accurata precisione, i criteri generali e il ruolo di garanzia del governo nel processo di ricostruzione dei territori colpiti dal sisma e delle successive ordinanze, in particolare la numero 3790 che ha fissato le linee guida della ricostruzione stabilendo procedure di controllo sui fondi erogati. L’ordinanza, infatti, stabilisce l’operatività della garanzia finanziaria dello Stato in relazione alla concessione dei contributi finalizzati alle operazioni previste nella presente ordinanza».

«L’azione promossa dalla ditta appaltatrice», dice ancora Benedetti, «risulta avanzata al solo scopo di ottenere, anticipatamente, liquidità e utile di impresa a scapito delle inoppugnabili ragioni dei beneficiari e di evitare l’alea del controllo a campione che il Comune dell’Aquila impone, spesso opportunamente, al momento dell’approvazione dell’ultimo Sal al fine di verificare la qualità e corrispondenza dei lavori effettuati».

Tra l’altro i ricorrenti non hanno somme accreditate loro dal Comune sui conti correnti indicati.

Ci si trova di fronte, dunque, a una situazione pericolosa immaginando cosa succederebbe se la somma in questione fosse di milioni di euro, ipotesi non peregrina visto quello che sta accadendo per i pagamenti in ritardo per ristrutturazioni di grande portata.

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