l'inchiesta
Ricostruzione L'Aquila, arrestato l'imprenditore amico del boss Zagaria
Raffaele Cilindro arrestato dai Ros per favoreggiamento nell'ambito di un'inchiesta della Dda di Napoli sugli appalti del dopo terremoto finiti nelle mani della camorra: avrebbe favorito la latitanza di Michele Zagaria
L'AQUILA. Un imprenditore impegnato negli appalti per la ricostruzione post terremoto a L'Aquila, Raffaele Cilindro, ritenuto dagli inquirenti vicino all'ex boss del clan dei Casalesi Michele Zagaria, è stato arrestato dai carabinieri del Ros nell'ambito di una inchiesta della Dda di Napoli.Si tratta probabilmente del troncone dell'inchiesta che a giugno 2014 portò all'arresto di Alfonso Di Tella e altri uomini vicini al clan dei Casalesi, sette arresti operati dalla Finanza. Di Tella venne intercettato mentre, parlando del comportamento di Nobis all’interno del Casinò di Venezia, dice che “sta facendo macelli” e spiega di avere in tasca una disponibilità di 50mila euro in fiches. Di Tella ne parla con Raffaele Cilindro che, secondo l’accusa, in quei mesi chiede ripetutamente soldi al costruttore, lo incontra personalmente a L’Aquila. Cilindro non è un personaggio come tanti: è l’amico-autista di Pasquale Zagaria, altro elemento di spicco del clan casalese.
L'imprenditore Raffaele Cilindro, 51 anni, originario di San Cipriano d'Aversa (Caserta), è stato arrestato dai carabinieri a Casapesenna (Caserta). Secondo gli inquirenti della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli avrebbe favorito la latitanza di Michele Zagaria, ex boss dell'omonima fazione del clan dei Casalesi. Contestualmente all'arresto i carabinieri del Ros hanno sequestrato anche beni per un valore di un milione e mezzo di euro. L'indagine è stata coordinata dalla Dda (procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli, sostituti Catello Maresca e Maurizio Giordano).
Cilindro è accusato di associazione per delinquere di tipo mafioso: avrebbe, secondo gli inquirenti, partecipato direttamente alle attività della fazione Zagaria del clan dei Casalesi, finanziandola periodicamente con somme di denaro, mantenendo i contatti con gli affiliati e, soprattutto, ospitando nella sua abitazione il boss Michele Zagaria, detto «capa storta», durante la latitanza. Secondo quanto emerso dalle indagini coordinate dalla Dda di Napoli, Cilindro avrebbe anche accompagnato Pasquale Zagaria, fratello di Michele, ad alcuni summit di camorra. Cilindro aveva rapporti anche con l'altro fratello di «capa storta», Antonio. Alle intercettazioni telefoniche e ambientali raccolte durante le indagini si aggiungono anche le dichiarazioni di due collaboratori di giustizia, ex affiliati alla fazione del clan del cemento: si tratta di Attilio Pellegrino, cassiere del clan dal 2010, e Massimiliano Caterino, uomo di fiducia di Michele Zagaria, incaricato dall' allora boss di mantenere i rapporti con gli imprenditori. Documentati dal Ros dei carabinieri di Napoli (distaccamento di Caserta) frequenti viaggi a Venezia e serate con altri imprenditori e affiliati al casinò, appartenente organizzati per divertimento e invece finalizzati a riciclare il denaro del clan. Cilindro, infine, era in ottimi rapporti anche con un altro imprenditore di Casapesenna, Raffaele Donciglio, anch'egli destinatario, di recente, da un provvedimento restrittivo emesso dal gip del Tribunale di Napoli.