Roccaraso, manca l’acqua: impianti sci chiusi per le feste
Il Consorzio Siafas proclama due giorni di sciopero: la crisi idrica non permette il funzionamento degli impianti di produzione di neve programmata
ROCCARASO Impianti di risalita del Consorzio Siafas chiusi nel giorno di Natale e Santo Stefano. Così come preannunciato, i dipendenti del bacino sciistico altosangrino, dopo un'assemblea piuttosto rovente, hanno deciso di proclamare due giorni di sciopero. Un'azione clamorosa e senza precedenti determinata dalla mancanza di acqua per il funzionamento degli impianti di produzione di neve programmata. "Gli impianti - ha spiegato Franco Casacchia, direttore del Consorzio Siafas- resteranno chiusi in questi due giorni e saranno aperte solo le biglietterie per dare informazioni ai turisti e spiegare loro quello che sta succedendo. Siamo stati costretti a questa azione di forza - ha aggiunto - per avere l'attenzione della Regione Abruzzo e lo sblocco dei finanziamenti destinati all'ampliamento dei bacini idrici di innevamento". A causa della mancanza di neve, infatti, è stato possibile aprire solo il 50% delle piste da sci utilizzando le risorse idriche che ora si sono esaurite. "Se i lavori fossero stati compiuti per tempo, da quando sono stati assegnati i fondi per questi interventi - ha aggiunto Casacchia - ora avremmo potuto avere aperte tutte le piste da sci". Allo sciopero hanno finora aderito circa duecento dipendenti già assunti, mentre ce ne sono almeno altri cento in attesa di essere assunti. Assunzione che dipende proprio dall'apertura di nuove piste.
La protesta riguarda un comprensorio sciistico con 27 impianti, oltre 100 chilometri di piste e una portata oraria complessiva di 42mila persone. Nei giorni scorsi, nel top della stagione turistica, sono stati utilizzati camion per trasportare la neve necessaria per approntare le piste. In pericolo circa 300 posti di lavoro diretti, tra impianti e strutture. Proprio per questo i lavoratori chiedono a gran voce “risposte immediate per il presente e per il futuro, soprattutto considerando che la categoria non può beneficiare di ammortizzatori sociali”.
I lavoratori mettono in evidenza “le serie preoccupazioni per il futuro delle aziende e soprattutto il profilo occupazionale che viene messo a repentaglio dalla carenza infrastrutturale del bacino, che necessita di un completamento dell’impianto di innevamento programmato, non più rinviabile alla luce della necessità di determinare le normali condizioni delle piste che consentono l’apertura degli impianti e delle innumerevoli attività commerciali ad essi strettamente connessi”.
Per l’ampliamento dei bacini idrici di accumulo, finalizzato anche all’innevamento programmato, la Regione Abruzzo ha assegnato, nell’autunno 2011, otto milioni di euro che, ad oggi, non sono stati ancora messi a disposizione della Comunità montana, ente attuatore.
Claudia Sette