Sacerdote nigeriano contestato dai fedeli
«Don Goffredo ignora la tradizioni». Il prete: critiche ingiuste di pochi
CASTELLAFIUME. Parroco contestato dai fedeli perché secondo il loro giudizio «con la sua cultura africana mette a rischio le tradizioni religiose del paese». Padre Goffry, don Goffredo per la gente del paese, è un sacerdote del Niger che da tre anni guida mille anime. Negli ultimi tempi il suo comportamento e la soppressione di alcune tradizionali processioni ha però suscitato accese le proteste di alcuni fedeli che si sono rivolti alla curia per chiedere la sostituzione del parroco. Don Goffredo, però, sostiene che a protestare sono in realtà solo singole persone mentre dalla curia invitano al dialogo.
Sul portone dell'umile casetta adiacente alla chiesa di San Nicola di Bari c'è scritto “La misura del sacrificio dà la misura dell'amore”. Il prete nigeriano si dimostra accogliente, fino a quando non apprende l'oggetto della discussione, sottolineando subito di non voler assolutamente parlare della questione.
«Conosco bene il paese dove faccio il parroco», afferma il prete stizzito, «e queste pretese infondate arrivano da singole persone». Al centro delle reazioni dei fedeli ci sarebbero alcuni episodi legati alla liturgia e alle tradizioni. L'ultimo episodio che ha mandato su tutte le furie la popolazione riguarda l'abolizione della processione del Corpus Domini. «È un fatto grave e che demoralizza molti fedeli», ha affermato Giuliana Mariani, una delle tante parrocchiane infuriate, «temiamo che con il comportamento stravagante del nostro parroco vengano perdute tutte le tradizioni cui il paese tiene in particolar modo». Un altro episodio riguarda la tradizionale processione della Santissima Trinità. Il pellegrinaggio a Vallepietra si conclude da decenni con il rientro della carovana in paese. Si tratta di un rito molto sentito dalla popolazione. Di solito il parroco, quando torna la carovana, l'attende in località Ponte dove viene impartita la benedizione. Poi parte la processione lungo le vie del paese fino alla chiesa, dove c'è la conclusione del rito. «Il nostro parroco», ha aggiunto Giuliana Mariani, una delle organizzatrici del pellegrinaggio, «è arrivato tardi al tradizionale appuntamento e in chiesa è venuto da solo riprendendo l'auto e lasciando la carovana».
I fedeli hanno inviato una lettera alla curia di Avezzano per chiedere che il parroco venga sostituito. «È giovane e straniero», si legge nella lettera, «non conosce bene la nostra lingua e questo spesso crea dei problemi, tanto che la situazione porta le persone a non dialogare con lui per timore di essere fraintese».
«Certamente è importante che si rispettino le nostre tradizioni», ha affermato l'amministratore diocesano Domenico Ramelli, «stiamo cercando di aiutare don Goffredo ma anche l'altro parroco nigeriano che è ad Aielli, don Callisto. A volte delle difficoltà ci sono e in quei casi serve aiuto reciproco. In Brasile e in Albania anche i nostri preti hanno difficoltà ma con la buona volontà si supera tutto».
Sul portone dell'umile casetta adiacente alla chiesa di San Nicola di Bari c'è scritto “La misura del sacrificio dà la misura dell'amore”. Il prete nigeriano si dimostra accogliente, fino a quando non apprende l'oggetto della discussione, sottolineando subito di non voler assolutamente parlare della questione.
«Conosco bene il paese dove faccio il parroco», afferma il prete stizzito, «e queste pretese infondate arrivano da singole persone». Al centro delle reazioni dei fedeli ci sarebbero alcuni episodi legati alla liturgia e alle tradizioni. L'ultimo episodio che ha mandato su tutte le furie la popolazione riguarda l'abolizione della processione del Corpus Domini. «È un fatto grave e che demoralizza molti fedeli», ha affermato Giuliana Mariani, una delle tante parrocchiane infuriate, «temiamo che con il comportamento stravagante del nostro parroco vengano perdute tutte le tradizioni cui il paese tiene in particolar modo». Un altro episodio riguarda la tradizionale processione della Santissima Trinità. Il pellegrinaggio a Vallepietra si conclude da decenni con il rientro della carovana in paese. Si tratta di un rito molto sentito dalla popolazione. Di solito il parroco, quando torna la carovana, l'attende in località Ponte dove viene impartita la benedizione. Poi parte la processione lungo le vie del paese fino alla chiesa, dove c'è la conclusione del rito. «Il nostro parroco», ha aggiunto Giuliana Mariani, una delle organizzatrici del pellegrinaggio, «è arrivato tardi al tradizionale appuntamento e in chiesa è venuto da solo riprendendo l'auto e lasciando la carovana».
I fedeli hanno inviato una lettera alla curia di Avezzano per chiedere che il parroco venga sostituito. «È giovane e straniero», si legge nella lettera, «non conosce bene la nostra lingua e questo spesso crea dei problemi, tanto che la situazione porta le persone a non dialogare con lui per timore di essere fraintese».
«Certamente è importante che si rispettino le nostre tradizioni», ha affermato l'amministratore diocesano Domenico Ramelli, «stiamo cercando di aiutare don Goffredo ma anche l'altro parroco nigeriano che è ad Aielli, don Callisto. A volte delle difficoltà ci sono e in quei casi serve aiuto reciproco. In Brasile e in Albania anche i nostri preti hanno difficoltà ma con la buona volontà si supera tutto».