SULMONA
Salma gettata nella grotta, figli e nuora nei guai
Il giallo di Castrovalva: occultamento di cadavere, truffa ai danni dell’Inps e utilizzo indebito di carta di credito per la morte i dell’81enne di Trani Bruno Delnegro. Il piano ideato per percepire la pensione
SULMONA. Occultamento di cadavere, truffa ai danni dell’Inps e utilizzo indebito di carta di credito. Con queste accuse il sostituto procuratore della Repubblica di Sulmona Edoardo Mariotti ha chiesto il rinvio a giudizio per Salvatore e Domenico Delnegro e Barbara Mastropasqua, rispettivamente figli e nuora di Bruno Delnegro (nella foto in basso) l’81enne di Trani, il cui corpo fu trovato il 30 luglio 2022 lungo la strada che porta a Castrovalva, avvolto in un lenzuolo dentro a un sacco a pelo, in avanzato stato di decomposizione. I tre compariranno il 7 novembre davanti al giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Sulmona. Chiesta l’archiviazione per Benito Delnegro, l’altro figlio di Bruno, che da anni non aveva più alcun tipo di rapporto con la famiglia.
LE ACCUSE
Stando agli atti d’indagine, l’anziano, all’epoca «malato e incapace di provvedere a se stesso, era stato trovato morto nel proprio letto da uno dei figli che, assieme alla compagna, aveva deciso di disfarsi del cadavere, mettendolo in un sacco a pelo per poi abbandonarlo lungo la strada di Castrovalva, dopo aver percorso in auto da Trani circa 350 chilometri. La coppia, Salvatore Delnegro e Barbara Mastropasqua, che aveva pianificato tutto nel pomeriggio del 26 luglio 2022, era riuscita a disfarsi del cadavere in soli quattro minuti: l’acquisto del sacco a pelo al Decathlon di Molfetta alle 19.35, poco più di mezz’ora per arrivare a Trani, spogliare e avvolgere il corpo nel sacco a pelo e poi partire alle 20.14 alla volta dell’Abruzzo. Arrivo a mezzanotte e 44 minuti, ripartenza quattro minuti dopo, rientro alle 4.45». Tutti i movimenti sono stati ricostruiti con le telecamere del casello autostradale di Cocullo e con l’analisi delle celle telefoniche. Sempre secondo l’accusa i due, avevano architettato il “piano”, per continuare a percepire la pensione di Delnegro, circa 3.000 euro al mese, riuscendo a incassare complessivamente la somma di 60.000 euro con pari danno per l’Inps. A tradirli sono stati due elementi fondamentali: la placca di metallo, applicata a Bruno Delnegro durante un intervento nel 2021 a Barletta e, soprattutto, il gps della Ford Focus sulla quale i due hanno viaggiato assieme alla salma, da Trani fino alla Valle del Sagittario. La mancata segnalazione del decesso di Delnegro ha fatto finire sotto la lente della magistratura anche gli altri due figli, Domenico e Benito, accusati solo di truffa ai danni dell’Inps e utilizzo indebito di carta di credito. Per il primo è stato chiesto il processo mentre, nei confronti del secondo per la procura «non ci sono ragionevoli previsioni di condanna né elementi per sostenere l’accusa in giudizio».
LE REAZIONI
I tre imputati sono difesi dagli avvocati Antonio Florio e Cataldo Torelli in attesa ora dell’udienza preliminare. Non nasconde la sua soddisfazione l’avvocato, Giancarlo Falco, uno dei legali che difende Benito Delnegro. «La Procura ha tenuto conto del fatto che il nostro assistito era assolutamente all’oscuro della scomparsa del padre, con cui ormai da anni non aveva più rapporti, neppure telefonici, per radicali divergenze familiari. Attendiamo il decreto di archiviazione da parte del gip per porre fine alla vicenda».
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