Scandalo balconi, l’ombra della prescrizione
Giudice accoglie un’eccezione e invia gli atti a Piacenza: lì il reato più grave di tutta l’inchiesta
L’AQUILA. Una decisione ineccepibile, ma che sembra minare in radice la possibilità di definire in tempi accettabili l’inchiesta sul crollo di alcuni balconi al Progetto Case che ieri è stata trasferita a Piacenza dove verrà definita. Si tratta di uno dei filoni storici nelle inchieste sul post-terremoto.
Una vicenda poggiata su una presunta frode nelle pubbliche forniture per 18 milioni ai danni dello Stato. Tra gli imputati anche due accusati nel processo all’ex commissione Grandi rischi, poi assolti in appello e Cassazione. Si tratta di Mauro Dolce, responsabile unico del procedimento, e Gian Michele Calvi, progettista e direttore dei lavori. A loro, come a quelli che hanno presenziato ai lavori e al collaudo, si contesta la frode nelle pubbliche forniture: balconi montati male e con legno di scarsa qualità. Imputati anche sei funzionari comunali per omesso controllo nella manutenzione. Nel mirino anche la Safwood di Piacenza, visto che è imputato Markus Alois Odermatt, presidente del cda della ditta fornitrice del materiale di dubbia idoneità, e alcuni dirigenti. Sono poi accusati di truffa i titolari delle imprese campane che fecero i lavori. A queste persone coinvolte si aggiungono collaudatori e tecnici comunali. In tutto i sospettati sono 29. Ieri, nel corso dell’udienza preliminare davanti al gup Guendalina Buccella, uno dei difensori ha evidenziato come il reato più importante ipotizzato in tutta la vicenda sia una presunta bancarotta fraudolenta della Safwood, la ditta piacentina fornitrice del legname. A fronte di questa contestazione, ritenuta meritevole di accoglimento, gli atti sono stati inviati per “attrazione” al tribunale di Piacenza e di fatto si riparte da capo. Per cui il caso giudiziario ripartirà davanti al gup del tribunale di quella città.
Si prevedono tempi lunghi per cui è verosimile ipotizzare che i reati come la frode nelle pubbliche forniture, truffa e omissioni varie cadranno in prescrizione. Diverso il discorso, secondo alcuni avvocati delle difese, per il reato di disastro colposo che si è verificato nel 2014, ovvero in occasione della caduta di un balcone nel Progetto Case di Cese di Preturo. Prima dei sette anni e mezzo previsti per la prescrizione è possibile che arrivi una sentenza, almeno in primo grado. Fermo restando che si tratta di una vicenda quantomai complessa e giocata sul filo delle perizie per cui comunque andrà avanti lentamente. In precedenza il gip aveva disposto il sequestro per equivalente di parecchi milioni ai danni delle ditte campane che avevano effettuato i lavori, ma questi soldi sono stati restituiti dal tribunale del Riesame. (g.g.)
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