L'AQUILA
Scatta altra cassa integrazione per i 110 lavoratori di Tecnocall
L’azienda ha chiesto l’attivazione in deroga, non s’intravedono spiragli per mantenere i posti di lavoro
L’AQUILA. L’azienda ha richiesto l’attivazione della cassa integrazione in deroga per i 110 operatori del call center Tecnocall. All’orizzonte ancora non si intravedono spiragli per i lavoratori aquilani impiegati per conto di Acea nei servizi all’utenza, coinvolti nella vertenza nazionale legata alla chiusura del mercato tutelato dell’energia.
Si stanno per definire le aste per l’individuazione dei nuovi gestori e in Senato è in corso la discussione della conversione in legge del decreto Energia, da cui è stata cancellata la clausola sociale che avrebbe tutelato l’attuale personale e che era stata fortemente voluta dai sindacati. Il rischio è quello del licenziamento collettivo. Nel frattempo, l’azienda si trova costretta a richiedere la cassa integrazione straordinaria.
«I lavoratori, già dallo scorso anno, sono in cassa integrazione ordinaria a rotazione», spiega l’amministratore delegato di Tecnocall Francesco Ranalletta, «ed è stata avanzata al ministero un’ulteriore richiesta di proroga, con il passaggio alla cassa integrazione straordinaria. Siamo in attesa dell’approvazione e poi inizierà la concertazione sulla durata. Purtroppo stiamo scontando il peso di una vertenza nazionale, con cui l’azienda perde una grossa fetta di attività a causa di un provvedimento legislativo».
I 110 operatori stanno portando avanti da mesi una forte mobilitazione, per sollecitare l’intervento delle istituzioni locali e della politica: tra le tante iniziative, hanno scritto una lettera al presidente del consiglio Giorgia Meloni, per chiedere il ripristino, nel decreto legge, della clausola sociale: «Mesi fa eravamo stati rassicurati sul nostro futuro», si leggeva nella lettera a Meloni, «ma adesso ci sentiamo abbandonati. Siamo 100 famiglie che, da qui a breve, potrebbero ritrovarsi vittime non di una crisi di impresa dettata da scelte imprenditoriali, ma della perdita del nostro lavoro per effetto di novità normative».
La vertenza nazionale riguarda 1.500 persone, appese all’esito delle aste con cui i fornitori di energia si assicureranno circa 4,5 milioni di utenti in uscita dal mercato tutelato: nelle assegnazioni provvisorie si sono aggiudicate la maggior parte dei lotti Enel ed Hera che, stando a dichiarazioni ufficiose, non sarebbero contrari all’applicazione della clausola sociale. Ma la misura di salvaguardia va comunque reinserita nel decreto Energia. E qui una grossa mano potrebbe arrivare dalla politica. Per questo gli operatori Tecnocall sono andati a bussare alle porte di Regione, Provincia, Comune e Prefettura e hanno rivolto un appello anche al cardinale Giuseppe Petrocchi.