Sette ore in banca per un contributo
Amministratore di condominio si «barrica» per chiedere fondi e timbri
L'AQUILA. Passa una giornata intera allo sportello della sede centrale della Carispaq di via Strinella. Sette ore filate per convincere gli addetti a pagare i bonifici alle imprese impegnate nel condominio di sua competenza. Alla fine l'amministratore Alberto de Thomasis ce l'ha fatta.
È riuscito, infatti, a ottenere l'erogazione dei contributi, pur senza il timbro degli uffici comunali. Un timbro che non avrebbe mai avuto in tempo per la scadenza con le singole ditte impegnate nei lavori di riqualificazione post-sisma. Andiamo per ordine. De Thomasis porta avanti da alcuni mesi i lavori per una palazzina. Oltre ai passaggi necessari, Fintecna-Reluis-Cineas, le pratiche da qualche tempo a questa parte devono anche transitare per gli uffici del Comune.
Una vidimazione a quanto pare necessaria, sebbene la normativa che la introduce è tutta da verificare. In ogni caso, per non sapere né leggere, né scrivere, de Thomasis presenta tutte le sue pratiche in Comune il 21 maggio per i timbri necessari. Passa una settimana e niente. Ne passano due, poi tre, e sempre niente. Alla quarta, con le scadenze contrattuali che incombono, l'amministratore decide di andare ugualmente in banca.
E lo fa il 22 giugno, un mese e un giorno dopo aver presentato i suoi plichi in Comune. In un primo momento gli impiegati non vogliono sentire ragioni, ma poi sono costretti a capitolare di fronte alla grinta di de Thomasis. «Mi chiedo, chi si è inventata questa procedura messa in atto dagli uffici comunali?», dirà qualche giorno dopo, «A chiedere nessuno sa rispondermi. Ordini dall'alto dicono, ma nessuno sa indicarmi quale sia il dispositivo normativo che pone in essere questa normativa».
Il fatto che questi bonifici stessi siano stati pagati rappresenta un ulteriore elemento poco chiaro. «Dopo il mio show», incalza l'amministratore, «l'istituto mi ha pagato, cosa che non avrebbe mai fatto se la legge non lo avesse consentito». Un problema, quello burocratico sollevato anche dall'assessore provinciale alla Ricostruzione, Mimmo Srour, proprio in relazione a questo ulteriore passaggio in Comune. Una situazione che fa i conti col fatto che i soli dipendenti comunali non riescono a smaltire da soli le pratiche della ricostruzione.
È riuscito, infatti, a ottenere l'erogazione dei contributi, pur senza il timbro degli uffici comunali. Un timbro che non avrebbe mai avuto in tempo per la scadenza con le singole ditte impegnate nei lavori di riqualificazione post-sisma. Andiamo per ordine. De Thomasis porta avanti da alcuni mesi i lavori per una palazzina. Oltre ai passaggi necessari, Fintecna-Reluis-Cineas, le pratiche da qualche tempo a questa parte devono anche transitare per gli uffici del Comune.
Una vidimazione a quanto pare necessaria, sebbene la normativa che la introduce è tutta da verificare. In ogni caso, per non sapere né leggere, né scrivere, de Thomasis presenta tutte le sue pratiche in Comune il 21 maggio per i timbri necessari. Passa una settimana e niente. Ne passano due, poi tre, e sempre niente. Alla quarta, con le scadenze contrattuali che incombono, l'amministratore decide di andare ugualmente in banca.
E lo fa il 22 giugno, un mese e un giorno dopo aver presentato i suoi plichi in Comune. In un primo momento gli impiegati non vogliono sentire ragioni, ma poi sono costretti a capitolare di fronte alla grinta di de Thomasis. «Mi chiedo, chi si è inventata questa procedura messa in atto dagli uffici comunali?», dirà qualche giorno dopo, «A chiedere nessuno sa rispondermi. Ordini dall'alto dicono, ma nessuno sa indicarmi quale sia il dispositivo normativo che pone in essere questa normativa».
Il fatto che questi bonifici stessi siano stati pagati rappresenta un ulteriore elemento poco chiaro. «Dopo il mio show», incalza l'amministratore, «l'istituto mi ha pagato, cosa che non avrebbe mai fatto se la legge non lo avesse consentito». Un problema, quello burocratico sollevato anche dall'assessore provinciale alla Ricostruzione, Mimmo Srour, proprio in relazione a questo ulteriore passaggio in Comune. Una situazione che fa i conti col fatto che i soli dipendenti comunali non riescono a smaltire da soli le pratiche della ricostruzione.
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