Sfollati sulla costa, abbraccio a Bertolaso
Il capo della Protezione civile lascia l’emergenza in Toscana per stare con gli aquilani
TORTORETO. Guido Bertolaso lascia la Toscana, in piena emergenza alluvione, per far visita ai terremotati aquilani ospiti della costa teramana. Ad attenderlo a Tortoreto, alla messa delle 16.30, 600 persone. Raggiunge la costa direttamente dal funerale di Canazei. Il capo della protezione civile dice che rimarrà all’Aquila ancora per un altro mese e i terremotati urlano: «Non lasciarci, non lasciarci».
«Non preoccupatevi», risponde, «perché non andrò via fino a quando l’ultima persona non avrà avuto le risposte che cerca». Un momento di grande commozione quando il capo della protezione civile viene accolto con un grande applauso.
«Questo è un momento di riflessione, solidarietà e preghiera», dice «a poche ore dal nuovo anno, serve un attimo di raccoglimento dopo tutto ciò che è successo a questo territorio».
Subito dopo la fine della funzione religiosa Bertolaso aggiunge: «Riconfermo i tanti impegni che abbiamo preso e tanti posso dire che li abbiamo rispettati. Tra le numerose mail che mi arrivano ogni giorno», racconta, «ce n’è una di una persona che mi ha scritto: “Rimarrò fuori casa mia per 7 o 8 anni. Come posso vivere lontano dalla mia casa?” Noi ci rendiamo conto», continua, «di questo problema ed è per questo che non ci butteremo a capofitto nei container. Ma abbiamo fatto vere e proprie case confortevoli, innovative ed antisismiche».
Poi Bertolaso cita una frase del maestro Riccardo Muti, riferendosi ai tanti possibili errori fatti durante i giorni dell’emergenza. «Chi suona, stona. Se non suoni non stoni».
«La solidarietà deve diventare fraternità», è l’incipit dell’omelia di monsignor Michele Seccia, «non dimentichiamo le famiglie che hanno ancora tanto bisogno di noi», continua il vescovo, «l’oscurità di questo cammino vede la luce che brilla nei nostri cuori. Oggi, dopo nove mesi dal tragico terremoto, vi invito a riflettere sull’esperienza vissuta e su come le tenebre, sono poi diventate luce di fede. Dopo la notte, c’è l’alba».
La messa per i terremotati è stata celebrata anche dalla diocesi dell’Aquila con il vescovo Giovanni D’Ercole.
«Questo evento religioso è la conclusione del 2009 per una comunità», dice Lorenzo Alessandrini, il braccio destro di Bertolaso, «e anche un progetto di unione e solidarietà. Ma è l’inizio per aprire il nuovo anno con speranza».
All’incontro religioso hanno partecipato inoltre i componenti della l’amministrazione comunale di Tortoreto, guidati dal sindaco Gino Monti, gli operatori della protezione civile nazionale, della regione Marche e dell’Abruzzo, il capitano del comando dei carabinieri Pompeo Quagliozzi e la Croce rossa italiana.
«Tutti i rappresentanti di categoria», ha osservato Gianmarco Giacomelli presidente della Confcommercio provinciale, «hanno collaborato al coordinamento di questo importante evento per un momento di raccoglimento che ci ha legati fortemente come comunità abruzzese».
«Non preoccupatevi», risponde, «perché non andrò via fino a quando l’ultima persona non avrà avuto le risposte che cerca». Un momento di grande commozione quando il capo della protezione civile viene accolto con un grande applauso.
«Questo è un momento di riflessione, solidarietà e preghiera», dice «a poche ore dal nuovo anno, serve un attimo di raccoglimento dopo tutto ciò che è successo a questo territorio».
Subito dopo la fine della funzione religiosa Bertolaso aggiunge: «Riconfermo i tanti impegni che abbiamo preso e tanti posso dire che li abbiamo rispettati. Tra le numerose mail che mi arrivano ogni giorno», racconta, «ce n’è una di una persona che mi ha scritto: “Rimarrò fuori casa mia per 7 o 8 anni. Come posso vivere lontano dalla mia casa?” Noi ci rendiamo conto», continua, «di questo problema ed è per questo che non ci butteremo a capofitto nei container. Ma abbiamo fatto vere e proprie case confortevoli, innovative ed antisismiche».
Poi Bertolaso cita una frase del maestro Riccardo Muti, riferendosi ai tanti possibili errori fatti durante i giorni dell’emergenza. «Chi suona, stona. Se non suoni non stoni».
«La solidarietà deve diventare fraternità», è l’incipit dell’omelia di monsignor Michele Seccia, «non dimentichiamo le famiglie che hanno ancora tanto bisogno di noi», continua il vescovo, «l’oscurità di questo cammino vede la luce che brilla nei nostri cuori. Oggi, dopo nove mesi dal tragico terremoto, vi invito a riflettere sull’esperienza vissuta e su come le tenebre, sono poi diventate luce di fede. Dopo la notte, c’è l’alba».
La messa per i terremotati è stata celebrata anche dalla diocesi dell’Aquila con il vescovo Giovanni D’Ercole.
«Questo evento religioso è la conclusione del 2009 per una comunità», dice Lorenzo Alessandrini, il braccio destro di Bertolaso, «e anche un progetto di unione e solidarietà. Ma è l’inizio per aprire il nuovo anno con speranza».
All’incontro religioso hanno partecipato inoltre i componenti della l’amministrazione comunale di Tortoreto, guidati dal sindaco Gino Monti, gli operatori della protezione civile nazionale, della regione Marche e dell’Abruzzo, il capitano del comando dei carabinieri Pompeo Quagliozzi e la Croce rossa italiana.
«Tutti i rappresentanti di categoria», ha osservato Gianmarco Giacomelli presidente della Confcommercio provinciale, «hanno collaborato al coordinamento di questo importante evento per un momento di raccoglimento che ci ha legati fortemente come comunità abruzzese».