Sisma, i parenti delle vittime: «Lo Stato non ci ha tutelati»
Bianchi (portavoce delle famiglie degli studenti deceduti ) sulla Grandi Rischi: «Il verdetto d’appello è ingiusto, sono state ignorate responsabilità palesi»
L’AQUILA. «Il nostro è uno Stato che non ci ha tutelato sotto il punto di vista fisico e sotto il punto di vista giudiziario. Siamo totalmente delusi». Lo ha detto a Campobasso, a margine di un evento organizzato dal Consiglio nazionale dei geologi, Sergio Bianchi, presidente dell’Associazione vittime universitarie dell’Aquila, a proposito della sentenza d’Appello nel processo alla Commissione Grandi Rischi. Nel sisma del 2009 che devastò L’Aquila Bianchi ha perso un figlio: da Frosinone era andato a studiare nel capoluogo abruzzese. «Esistono intercettazioni, esiste un mandante, esiste chi ha eseguito gli ordini per anestetizzare la popolazione sapendo che L’Aquila era una città universitaria dove in quel momento c’erano 27mila studenti fuori sede. È palese la responsabilità. Che poi queste responsabilità vengano annullate ce lo aspettavamo, sapevamo che alla fine sarebbe andata così», ha detto Bianchi. Il presidente dell’associazione parla anche dell’attività che, insieme agli altri genitori degli studenti morti all’Aquila, sta portando avanti. «Con i geologi abbiamo intrapreso una battaglia per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema della prevenzione. È questo il nostro obiettivo, sperando che in futuro qualcuno riesca a salvarsi da queste catastrofi. Noi ripetiamo sempre che non sono i terremoti che uccidono, ma è l’azione dell’uomo». «Io non voglio che la catastrofe di San Giuliano sia dimenticata, non voglio che non sia servita da lezione, visto che in Italia abbiamo un grande problema: quello che gli edifici scolastici non sono a norma, e parliamo del 70%, non di piccole cifre. Io voglio che le promesse che sono state fatte all’epoca, subito dopo la tragedia della Jovine, di mettere in sicurezza le scuole, diventino realtà, perché nessuno ha il diritto di spezzare la vita di un bambino e di negargli il futuro». È l’appello lanciato da Dino Di Rienzo, sopravvissuto al crollo della scuola di San Giuliano nel 2002, intervenuto alla stessa manifestazione in Molise.
Dino, che rimase per ore sotto la macerie, sta ora per laurearsi in Geologia ed è intervenuto alla manifestazione, organizzata a Campobasso dal Consiglio nazionale dei geologi e dall’associazione vittime universitarie dell’Aquila davanti a una platea di studenti. «La mia vocazione per le geologia», ha raccontato, «è nata dalla voglia e dal desiderio di riuscire a prevedere i terremoti. Si sa che fare questo è difficile, però possiamo fare una cosa semplice e utile: la prevenzione. Io credo che la geologia dovrebbe entrare in tutte le case. Infatti questo è un Paese con elevato rischio sismico, quindi dobbiamo sapere quali sono le leggi della natura e rispettarle».
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