Solo 328 parti in un anno: così il punto nascite chiude
Secondo la Regione il reparto, con questi numeri, deve essere tagliato L’assessore Paolucci: in Abruzzo poche strutture superano i 1.000 parti
SULMONA. Appena 328 parti in un anno, più della metà dei quali con taglio cesareo. Chiude la classifica al penultimo posto per numero di nuovi nati il punto nascite sulmonese, seguito solo da quello di Penne. Numeri troppo lontani dalla soglia minima della sopravvivenza fissata in 500 parti annui, snocciolati martedì nel corso dell’incontro in Regione dall’assessore alla Sanità, Silvio Paolucci. «Nelle regioni più avanzate oltre il 70 per cento dei parti avviene in punti nascita nei quali si registrano oltre 1.000 parti l’anno», ha detto Paolucci, «mentre in Abruzzo, dei 12 punti nascita, pochi superano i 1.000 parti l’anno. Altri dati dimostrano l’esigenza di intervenire con rapidità e radicalità sul sistema, come l’incidenza dei parti cesarei, che se a livello nazionale è pari al 38 per cento, in alcuni punti nascita come Sulmona e Penne supera il 50 per cento. Ecco perché abbiamo deciso di avviare un percorso condiviso ma deciso per riformare i punti nascita attraverso un documento che sarà anche necessario al tavolo di monitoraggio dei ministeri dell’economia e della salute per porre fine al lungo periodo di commissariamento».
La chiusura obbligata di alcuni reparti, dunque, sarebbe il lasciapassare per uscire dal prolungato limbo del commissariamento sanitario. I dati che l’assessore Paolucci ha chiesto ai reparti di Ostetricia e Ginecologia attualmente attivi indicano che nel 2013 in Abruzzo sono stati effettuati 10mila e 194 parti, il più numeroso è stato quello di Pescara e l’ultimo quello di Penne. Nello specifico, i parti nell’ospedale di Pescara sono stati 2.037, a Chieti 1.497, ad Avezzano 990, all’Aquila 955, a Teramo 814, a Sant’Omero 808, a Vasto 789, a Lanciano 710, ad Ortona 488, ad Atri 467, a Sulmona 328, a Penne 311. Si nasce, quindi, sempre meno in Centro Abruzzo e in caso di soppressione del reparto le neo mamme saranno costrette ad andare a Pescara, L'Aquila o Chieti, non solo per il parto ma anche per le visite specialistiche. Anche se già molte di loro devono aver fatto tale scelta, visto il calo delle nascite, andando a pesare su bilanci e mobilità passiva. Già a dicembre il nuovo piano dovrà essere pronto e in nei prossimi mesi potrebbe essere scritta la parola fine. I reparti al di sotto della soglia delle 500 nascite annue, come quelli di Sulmona, Atri, Ortona e Penne, restano condannati a chiusura sulla carta.
Federica Pantano
©RIPRODUZIONE RISERVATA