L'AQUILA. L'aderenza al territorio è tutta nel nome: Banca di credito cooperativo del Gran Sasso d'Italia. Una realtà nata dal connubio tra la costituenda Banca dell'Aquila e dalla Banca del Vomano. E che ha scelto di investire in un'area, l'Aquilano, dove il risparmio pro-capite è tra i più alti d'Italia e l'effervescenza dei cantieri della ricostruzione anima il mercato. Sabato scorso, il “battesimo” ufficiale della Bcc Gran Sasso, con l'approvazione del nuovo statuto da parte dell'assemblea straordinaria dei soci. A luglio è prevista l'inaugurazione di una sede distaccata in città, su via XX Settembre. Il primo passo verso un progetto di radicamento e sviluppo «di quella che è una vera banca locale». Il presidente Giulio Cesare Sottanelli ci crede fortemente. E lo spiega al Centro: «L'Aquila arricchisce e nobilita il nostro brand».
Presidente, da dove nasce l'idea di una Banca cooperativa che unisca i due versanti del Gran Sasso?
«Qualche anno fa abbiamo iniziato a dialogare con il Comitato promotore per la costituzione della Banca dell'Aquila, avviando le prime forme di collaborazione e trasferendo alcune esperienze acquisite, dato che il nostro percorso di formazione era iniziato prima, nel 2009. La Bcc del Vomano, oggi Bcc del Gran Sasso, è stato l'ultima ad ottenere l'autorizzazione dalla Banca d'Italia: la nuova normativa è proibitiva, soprattutto per le banche che nascono sulla base della raccolta popolare. Avevamo interesse ad allargare gli orizzonti e rafforzare il nostro patrimonio, estendendo la base sociale».
Perché la scelta è caduta sull'Aquila?
«È il capoluogo di regione, una città che sta rinascendo e ha ottime prospettive di sviluppo, dove il risparmio pro-capite è tra i più alti del Paese». Ma la concorrenza è agguerrita, con Bcc Roma e Bper. «Noi siamo l'unica, autentica, banca del territorio. Bper ha management e testa a Modena, Bcc Roma nella capitale. La Banca di credito cooperativo del Gran Sasso è fatta da manager, esponenti aziendali, dipendenti e soci aquilani e teramani. Gente che lavora e vive nel territorio, ne conosce le potenzialità e le criticità. L'obiettivo è identificarci come banca della città».
Come state impostando questo percorso?
«A luglio inaugureremo la prima sede distaccata, in centro, con almeno tre dipendenti, ma l'espansione sarà capillare con l'apertura di “sportelli leggeri”, tutti automatizzati. Sabato l'assemblea straordinaria ha modificato lo statuto e la ragione sociale, dando il via libera al nuovo progetto di espansione. Possiamo contare sul supporto di 2.430 soci, 1.900 del teramano e 530 dell'Aquila, tra cui figurano realtà importanti del mondo dell'associazionismo e imprenditoriale, come l'Ance e una folta rappresentanza del sistema produttivo. Il presidente del Comitato locale aquilano è Americo Di Benedetto, ma ci sono molte istituzioni e professionisti che sono entrati nella nostra compagine. Una rappresentanza qualificata».
Nell'ambito della riforma che ha interessato il sistema del credito cooperativo avete scelto di aderire alla Cassa centrale Banca di Trento, Bcc Roma al gruppo Iccrea. Qual è la differenza?
«Tutte le banche abruzzesi, tranne Atessa, hanno optato per Iccrea. Noi siamo andati nella direzione opposta pensando di avere ampio margine in tre province: L'Aquila, Teramo e Pescara, con la capogruppo che sosterrà più agevolmente il progetto di espansione. Inoltre, la Cassa centrale di Trento sarà il settimo gruppo bancario in Italia».
I vantaggi per il territorio?
«Siamo una banca che nasce dal basso, per offrire servizi sempre più qualificati alle famiglie e agli imprenditori. Reinvestiremo tutta la ricchezza prodotta dove operiamo, sostenendo progetti sociali, culturali, ambientali e sportivi».
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