Spese di condominio, in rivolta gli sfollati aquilani di piano Case e Map
Gli assegnatari degli alloggi post sisma contro il canone mensile di 25-30 euro deciso dall’amministrazione comunale
L’AQUILA. Sono nuovamente sul piede di guerra, gli inquilini del Progetto Case e Map. L’ultimo balzello ipotizzato dal Comune, all’incirca 30 euro al mese per coprire le spese di manutenzione, ha fatto scattare la rivolta degli assegnatari degli alloggi provvisori del post-sisma. Sono insorti i comitati cittadini, ma anche sul web, e in particolare sul social network Facebook, dilaga la protesta. La parola d’ordine è «non pagare». O almeno, non pagare cifre forfettarie, calate dall’alto e senza riscontri oggettivi basati sulle tabelle millesimali e sulle diverse tipologie di piastre. Il clima si è esasperato, dopo i disagi causati dalle numerose caldaie andate in tilt a causa delle temperature polari e dopo le polemiche legate alla ripartizione delle utenze in base ai metri quadrati delle abitazioni. Scelte infelici dell’amministrazione comunale, secondo gli inquilini, che annunciano anche ricorsi alla magistratura.
La nuova tassa, anticipata dall’assessore Lelio De Santis, dovrebbe servire per far fronte al taglio di 3 milioni di risorse statali: una cifra tra i 25 e i 30 euro al mese, ma che proprio non va giù: «Non pagate più nulla al Comune», invita Andreina Pellegrini, portavoce dei comitati del Progetto Case, «visto che ormai siamo arrivati all’estorsione. Pagheremo il giusto, sulla base di conteggi corretti ed equi. Dobbiamo pretendere la consegna delle tabelle millesimali: dovrà essere chiaro per cosa si pagherà e quanto. Ricordate che spesso l’ascensore di due scale è collegato allo stesso contatore. Va verificato se ogni scala ha il suo contatore e tante altre cose. Dovranno esserci dei distinguo da complesso a complesso, visto che i 19 nuovi quartieri hanno tipologie di costruzione diverse. Dobbiamo sapere quanto costa la pulizia delle scale, quanto gli ascensori, quanto la luce. Stessa cosa per le aree esterne agli agglomerati: sono pubbliche, non recintate e non di pertinenza dei complessi. Allora perché si devono pagare le spese di illuminazione e cura del verde? Senza chiarezza», conclude Pellegrini, «nessuno pagherà nulla. E Il Comune rischia di infilarsi in un altro disastro».
Per gli inquilini, le abitazioni provvisorie devono essere equiparate a quelle Ater, dove le spese sono ripartite in base all’edificio e al piano abitativo. Per tastare la situazione basta andare su Facebook, dove è stato creato un gruppo che raccoglie le istanze degli assegnatari, inondato nelle ultime ore di commenti al vetriolo: «È incredibile», scrive un cittadino, «come l'unica soluzione che riescono a vedere sia quella di chiedere soldi alla popolazione continuamente. Nelle loro menti non esistono altre vie. E non si azzardassero a richiedere ancora altri arretrati a qualunque titolo! La gente è inferocita, lo capiscono o no?».
E ancora: «Manutenzione di cosa? Visti i disagi che stanno subendo gli aquilani che si ritrovano ad abitare in alloggi con problemi di riscaldamento, hanno pure il coraggio di chiedere 30 euro al mese alla gente per una manutenzione inesistente. Ma nelle bollette già ci sono i soldi del condominio. E poi di quale manutenzione si parla, se da noi è un mese che non puliscono le scale, per non parlare dei vetri e degli scorrimano».
Infine l’appello: «Basta! Incontriamoci e parliamone a voce, perché adesso è ora di agire. Non se ne può più di sentire tutti i giorni queste cose che l’amministrazione comunale vuole fare sulla nostra pelle! Dobbiamo reagire».
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