Spettacolo “L’Aquila Nuova-dieci anni dopo”
Regista e interprete Massimo Sconci, l’opera teatrale andrà in scena al Muspac il 29, 30 e 31 marzo
L’AQUILA. A dieci anni dal sisma che nell’Aprile 2009 sconvolse la città dell’Aquila, l’Abruzzo e l’Italia intera, torna in scena in versione aggiornata e più che mai attuale lo spettacolo interamente scritto, diretto e interpretato da Massimo Sconci, finalista nella sezione Teatro della Biennale MarteLive.
“L’Aquila Nuova - dieci anni dopo”, andrà in scena al Muspac il 29-30-31 Marzo prossimi.
Inoltre il 5-6-7 Aprile e l’11 Aprile prossimi lo spettacolo tornerà sui palchi di Roma, prima al TeatroSophia e poi al Teatro Garbatella. «Punto cruciale dell'intero spettacolo è l'individuo. Un cittadino aquilano qualunque, che tenta con difficoltà di relazionarsi con qualcosa di imprevedibile come il terremoto. La sua ironia», spiega Massimo Sconci, «tenerezza e fragilità, può avere come reazione una inevitabile depressione oppure una necessaria resistenza. Il risultato è una narrazione che vorrebbe essere lineare, ma che inevitabilmente si frammenta in più capitoli differenti. Il capoluogo d'Abruzzo, come l'intera regione, da troppo tempo, e soprattutto negli ultimi anni, sta vivendo una condizione di durissima crisi. Ma forse, su un palcoscenico, assieme al pubblico, c'è la possibilità di cominciare a immaginare una città diversa, migliore. Di certo non perfetta, ma sicuramente Nuova! In scena un attore con una sedia e senza microfono, due paia di occhiali, un orsacchiotto di peluche e una valigia, per un allestimento scarno ed essenziale. Cornice di un racconto evocativo fatto di tante piccole storie, del passato, del presente e del futuro della città. Racconti vissuti oppure mai accaduti, intrecciati attorno all'abilità evocativa del narratore. Ho scelto personalmente lo stile del teatro di narrazione che, assieme al corpo, all’energia e alla voce del protagonista, è per me il miglior elemento rappresentativo per esprimere ciò che desidero raccontare», afferma Sconci. «In tutto il suo minimalismo il Teatro è la forma di comunicazione più adeguata per trasmettere al pubblico le ironiche emozioni di un’esperienza vissuta in prima persona. Per la mia città, dove sono nato e cresciuto, spero possa trasmettere un nuovo modo di vivere e raccontare il passato e il presente, con l’intento di ricostruire una memoria collettiva attorno alla quale recuperare il concetto e la forza di una comunità».
“L’Aquila Nuova - dieci anni dopo”, andrà in scena al Muspac il 29-30-31 Marzo prossimi.
Inoltre il 5-6-7 Aprile e l’11 Aprile prossimi lo spettacolo tornerà sui palchi di Roma, prima al TeatroSophia e poi al Teatro Garbatella. «Punto cruciale dell'intero spettacolo è l'individuo. Un cittadino aquilano qualunque, che tenta con difficoltà di relazionarsi con qualcosa di imprevedibile come il terremoto. La sua ironia», spiega Massimo Sconci, «tenerezza e fragilità, può avere come reazione una inevitabile depressione oppure una necessaria resistenza. Il risultato è una narrazione che vorrebbe essere lineare, ma che inevitabilmente si frammenta in più capitoli differenti. Il capoluogo d'Abruzzo, come l'intera regione, da troppo tempo, e soprattutto negli ultimi anni, sta vivendo una condizione di durissima crisi. Ma forse, su un palcoscenico, assieme al pubblico, c'è la possibilità di cominciare a immaginare una città diversa, migliore. Di certo non perfetta, ma sicuramente Nuova! In scena un attore con una sedia e senza microfono, due paia di occhiali, un orsacchiotto di peluche e una valigia, per un allestimento scarno ed essenziale. Cornice di un racconto evocativo fatto di tante piccole storie, del passato, del presente e del futuro della città. Racconti vissuti oppure mai accaduti, intrecciati attorno all'abilità evocativa del narratore. Ho scelto personalmente lo stile del teatro di narrazione che, assieme al corpo, all’energia e alla voce del protagonista, è per me il miglior elemento rappresentativo per esprimere ciò che desidero raccontare», afferma Sconci. «In tutto il suo minimalismo il Teatro è la forma di comunicazione più adeguata per trasmettere al pubblico le ironiche emozioni di un’esperienza vissuta in prima persona. Per la mia città, dove sono nato e cresciuto, spero possa trasmettere un nuovo modo di vivere e raccontare il passato e il presente, con l’intento di ricostruire una memoria collettiva attorno alla quale recuperare il concetto e la forza di una comunità».