Strage di cani da tartufo con la stricnina in Abruzzo
La guerra tra cercatori probabile causa dell’avvelenamento: nove gli animali uccisi e altrettanti in gravi condizioni
CASTEL DI SANGRO. Cani da tartufo vittime di avvelenamento in Alto Sangro, nella zona al confine tra Abruzzo e Molise. Teatro dell’episodio il vasto bosco secolare di Scodanibbio, nel territorio del comune di Castel di Sangro, e soprattutto i monti di Ateleta che sono particolarmente ricchi di tartufo. Sono 19 gli animali rimasti intossicati. Casi prontamente denunciati all’autorità giudiziaria dai proprietari. Una decina di cani sono riusciti a sopravvivere, per gli altri 9 non c’è stato nulla da fare. Un vero e proprio massacro, che ha interessato anche la zona di Cantalupo, nel territorio molisano. Gli animali molto probabilmente sono stati avvelenati con la stricnina, ma non si esclude che possa trattarsi più facilmente di sostanze topicide.
I bocconi sono stati gettati nelle tartufaie nell’intento di mietere vittime tra gli animali addestrati per la ricerca. Forse a colpire è stata la mano di uno squilibrato oppure di chi vuole allontanare i tanti appassionati, provenienti anche da altre regioni italiane, che stanno distruggendo le tartufaie del territorio in modo irreparabile. «Non si tratta, purtroppo, di un episodio isolato», commenta Renato Alfredo, vicepresidente dell’associazione tartufai Alto Sangro, «poiché spesso capita di registrare la spiacevole morte di qualche cane da tartufo. Ma questa volta, da quanto appreso, siamo di fronte a un episodio che mi lascia veramente sbalordito e addolorato per la crudele sorte dei poveri animali». Gli agenti del Corpo forestale dello Stato hanno iniziato le operazioni di bonifica delle località interessate dall’azione criminale. All’opera sono anche i Nuclei cinofili antiveleno della Forestale dal momento che si ritiene plausibile che possano esserci in zona altri bocconi avvelenati. Nei prossimi giorni, infatti, continueranno gli interventi di ispezione dei boschi, considerando che tutta l’area è intensamente frequentata dai cercatori di tartufi. «È un gesto deplorevole fatto non solo sull’essere vivente più caro all’uomo», commenta Angelo Caruso, sindaco di Castel di Sangro, «ma anche a danno di una categoria produttiva importantissima per il sistema economico del territorio. È giunto il momento di porre in essere un’azione incisiva per la prevenzione di tali eventi che stanno assumendo proporzioni davvero impressionanti». Per la presenza massiccia e costante di cercatori nel territorio di Castel di Sangro, lo scorso anno il Comune tentò di vietare la raccolta dei tartufi ai non residenti. Ma l’associazione micologica tartufai abruzzesi (Amta) impedì di chiudere ai tartufai forestieri le aree comunali ad alta densità del prezioso fungo. La legge 66 della Regione Abruzzo prevede che nessun Comune, o amministrazione separata, come quella sugli usi civici, possa diversificare le posizioni tra residenti e non residenti.
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