Stranieri disposti a pagare settemila euro per un visto

Vengono lasciati senza prospettive e senza alloggi. Cresce l’allarme sociale Terza operazione nel Fucino. Il capo della Mobile: difficile fare collegamenti

AVEZZANO. Erano disposti a pagare anche 7mila euro per avere la possibilità di arrivare in Italia, con un visto “in regola” e un posto di lavoro che avrebbe dato prospettive di vita ben diverse a loro e alle loro famiglie. E invece, una volta qui, agli stranieri il lavoro veniva negato, come anche gli alloggi (malgrado le promesse), e quindi, come ha sottolineato il capo della Squadra mobile, Maurilio Grasso, nella conferenza stampa all’Aquila, venivano lasciati in mezzo a una strada. «Queste persone si ritrovavano sole», ha spiegato ancora il dirigente della Mobile, «abbandonate a sé stesse, e magari con dei debiti importanti con cui fare i conti».

È questo forse l’aspetto più grave: quello di non avere delle prospettive e di alimentare un flusso di potenziali disoccupati nel territorio. Una circostanza che si aggiunge alla grave crisi economica e sociale che la Marsica sta affrontando. Un meccanismo del tutto simile a quello denunciato dalla giornalista Laura Aprati nel suo documentario “Mafia e immigrazione”. Un reportage che documenta un vero e proprio business sulla base di flussi di immigrati.

Nel caso dell’operazione “Fake job”, tuttavia, il capo della Mobile giudica difficile che dietro queste organizzazioni ci sia la mano della criminalità organizzata. Del resto, l’ipotesi di reato – sfruttamento dell’immigrazione clandestina – non contempla l’associazione a delinquere ed è stata condotta rispettando tutte le procedure antimafia solo perché il tipo di reato lo richiede. Certo è che il territorio ha registrato in questi ultimi anni una crescita numerica di filoni di inchiesta di questo tipo, come quello che nel 2011 ha portato a 18 ordinanze di custodia cautelare. Anche in questo caso, i coinvolti facevano entrare in Italia dei lavoratori stranieri con false assunzioni, salvo poi abbandonarli al loro destino. Un meccanismo che le indagini coordinate dal sostituto procuratore, David Mancini, erano riusciti a stroncare. Un’operazione che aveva coinvolto fino a 100 extracomunitari vittime del raggiro. E, dopo l’ingresso sul territorio nazionale, chi si è visto si è visto.

«Le indagini sono molto simili l’una dall’altra», ha spiegato Grasso, «ma i filoni si toccano solo». Nel 2012, I carabinieri del comando provinciale dell'Aquila e gli agenti della polizia di Stato hanno eseguito 32 ordinanze di custodia cautelare, smantellando un’associazione a delinquere finalizzata all’immigrazione clandestina, alla truffa e al falso ideologico. (fab.i.)

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