Sulmona, ecco tutti gli edifici a rischio

Il sindaco Federico: nei lavori sulla sicurezza saremo più veloci del prossimo sisma.

SULMONA. Palazzo Mazara, sede della Provincia e degli uffici decentrati del Comune, e palazzo Sardi sono gli edifici considerati a più alto rischio di vulnerabilità sismica a Sulmona. Seguono altri 47 stabili tra scuole, enti pubblici e privati, stazioni ferroviarie e curia.

LO STUDIO. È quanto emerge dallo studio denominato «Censimento di vulnerabilità degli edifici pubblici, strategici e speciali nelle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia e Sicilia», datato 1999 e realizzato negli anni precedenti su iniziativa della Presidenza del Consiglio dei ministri, del ministero del Lavoro, del dipartimento di Protezione civile e del Gruppo nazionale per la difesa dai terremoti. L’allarme sicurezza lanciato a Sulmona dal direttore dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), Enzo Boschi, suscita interesse e preoccupazione.

PREVENZIONE. La prevenzione anti-sismica va accelerata per garantire l’incolumità dei cittadini partendo dall’assunto che non è il terremoto a provocare danni, ma gli edifici costruiti male. È la convinzione espressa dal professor Boschi che viene condivisa dal sindaco di Sulmona, Fabio Federico.

IL SINDACO. «L’interesse di Boschi per questo territorio», sottolinea il primo cittadino, «è sintomatico di una grande attenzione nei nostri confronti. Anche alla luce di questo stiamo puntando e continueremo a puntare moltissimo sulla prevenzione in particolare degli edifici più a rischio. Tant’è vero che abbiamo commissionato uno studio sulle scuole per quanto riguarda il rimbalzo dell’onda sismica nei terreni sottostanti le singole scuole di Sulmona. In caso di terremoto si sommano le onde. Sulmona è l’unica città italiana dotata di questo specifico studio sulle scuole e per questo abbiamo ricevuto 20 milioni di euro dalla Regione».

L’ELENCO. Nell’elenco degli edifici considerati a rischio, che pubblichiamo in alto, spiccano la curia vescovile, scuole materne ed elementari, il liceo Fermi, l’ex convento. La presenza di faglie attive sul territorio non lascia dormire sonni tranquilli, ma il professor Boschi in qualche modo ha voluto da un lato evitare che si nasconda la testa sotto la sabbia, un po’ come fanno gli struzzi, e dall’altra ha stimolato l’attività di prevenzione. «L’interesse mostrato dall’Ingv da un lato ci conforta e dall’altro ci dà sicurezza in ordine alle misure precauzionali da prenderli». Il sindaco ne è tanto convinto da aver proposto l’istituzione a Sulmona di una sede dell’Istituto. «Averli in città ci tranquillizzerebbe», sottolinea Federico, «sono andato a Roma per verificare la possibilità di trovare una sistemazione dell’Ingv a Sulmona. Sappiamo tutti che Sulmona è su una faglia importante e vogliamo affrontare il problema con serietà».

LA RICOGNIZIONE. «Da una ricognizione attenta di tutte le strutture pubbliche», aggiunge, «abbiamo messo in sicurezza tutti gli edifici possibili (per esempio Comune, interno di palazzo Corvi, stabili di via Roma, palazzo Sanità e Liceo classico ndr). Abbiamo ricevuto 350mila euro per la ricostruzione e la messa in sicurezza degli edifici delle categorie A e B. Ho chiesto una ricognizione all’assessore alla Protezione civile, Enea Di Ianni, di tutti gli edifici pubblici per avere una conferma degli ingenti danni subiti a causa delle scosse dello scorso aprile». Secondo Federico «le priorità sono le scuole. Gli interventi importanti sono stati eseguiti nel 1984 e grazie a quelli abbiamo scongiurato i morti a Sulmona». In maniera provocatoria il professor Boschi ha dichiarato che farebbe svuotare gli edifici non a norma. Cosa ne pensa? «È chiaro che tutti noi vogliamo dare il massimo della sicurezza ai cittadini», la risposta del primo cittadino, «ci sono però priorità da rispettare. Non possiamo svuotare i palazzi, ma sono pronto a scommettere che la ricostruzione sarà più veloce del prossimo evento sismico. Il mio impegno è vincere la corsa con il terremoto».

LE AREE A RISCHIO. Esattamente 15 anni fa, lo studio e il censimento, ha individuato 4 zone cosiddette «a riposo», e cioé da troppo tempo non soggette a movimenti sismici. La mappa venne pubblicata il 12 settembre 1999 sul Corriere della sera e comprendeva: Appennino centrale tra Rieti e Sulmona (potenziale superiore a magnitudo 6.5 della scala Richter), Appennino Centro-settentrionale tra il Casentino e Città di Castello (Perugia); Arco Calabro settentrionale tra Castrovillari e Cosenza e la Sicilia orientale nella Val di Noto.