Sulmona, un altro anno di cassa integrazione alla Marelli
La conferma arriva dalla sede Fiat di Torino: "È colpa della crisi del mercato". Campanella (Fiom-Cgil): il calo getta ombre nere sul futuro dell’azienda
SULMONA. Un altro anno di cassa integrazione alla Magneti Marelli. Non inizia nel migliore dei modi l’anno per lo stabilimento più grosso del territorio che fa capo alla Fiat. La conferma della produzione a singhiozzo arriva dallo stesso ufficio stampa torinese del Lingotto e la Fiom-Cgil rilancia l’allarme occupazionale sulla fabbrica. «Al momento le prospettive sono quelle della cassa integrazione per tutto l’anno», confermano dall’ufficio stampa di Torino, «purtroppo la crisi globale e quella del mercato dell’auto confermano un trend non proprio positivo». Effettivamente, dopo la pausa natalizia che ha visto la chiusura del sito per un paio di settimane, e quella estiva, con ferie forzate per quasi tutto il mese di agosto, si rincorrono da oltre due anni gli interminabili periodi di cassa integrazione. Dei 650 lavoratori rimasti, infatti, lavorano quotidianamente spalmati sui tre turni di lavoro circa 500 di loro. Per questo la Fiom torna a lanciare l’allarme occupazionale nello stabilimento. «Il mercato dell’auto fa segnare un meno 24 per cento nelle vendite», interviene Pietro Campanella (Fiom-Cgil), «un calo che non lascia sperare nulla di buono per il futuro e che anzi getta ombre nere sul futuro dello stabilimento. In sostanza, se si continua così, la Magneti Marelli non arriverà a fine 2014.Restano, infatti, ancora sulla carta gli investimenti annunciati sul sito e le opportunità legate all’Automotive».
Il riferimento è alla produzione di nuove e più leggere sospensioni per le altre auto del gruppo e ai cinque milioni di euro annunciati per l’adeguamento delle linee produttive. Somme che dovrebbero consentire, però, il rientro a lavoro dalla cassa integrazione di non più di dieci operai per ciascuno dei tre turni lavorativi. Anche le nuove opportunità legate ai Fas e all’Automotive restano per ora solo degli annunci. «Bisogna ripensare a un nuovo modello di sviluppo», continua Campanella, «perché il vecchio sistema è scoppiato. La Fiat deve capire che è il momento di investire su motori ibridi o elettrici. È questo il futuro. E i continui fermi produttivi lo dimostrano». A luglio, infatti, dopo aver bruciato in meno di un anno le 52 settimane di cassa integrazione ordinaria (disponibili in 24 mesi), è arrivata la firma dell’accordo di altri 12 mesi di ammortizzatore sociale in modalità straordinaria. Sono infatti 500 i lavoratori divisi sui tre turni quotidiani che si occupano di mandare avanti la produzione legata soprattutto alle sospensioni del Ducato, che si produce alla Sevel (per cui la Marelli fornisce il 75 per cento dei volumi produttivi). Oltre alla fabbrica di Atessa, il sito sulmonese è legato a doppio filo anche allo stabilimento di Pomigliano, dove si assembla la Nuova Panda.
Federica Pantano
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