Tangenti, caccia ai regali a Santariga
L'Aquila, s'indaga sui rapporti tra il dirigente arrestato e le ditte
L'AQUILA. Una «sforbiciatina» al ribasso, dal 20 al 18 per cento, e la differenza investita in benefit. Doni della ditta che vince l'appalto per tenersi buono un pubblico ufficiale. Un dirigente del ministero. Che ha in mano gli appalti per la ricostruzione pubblica dell'Aquila. Il «sistema 2 per cento» emerge dalle carte della Finanza che due giorni fa ha arrestato (ai domiciliari) Giancarlo Santariga, 64 anni, provveditore aggiunto alle opere pubbliche finito nel mirino della Procura per il reato di concussione, il più grave tra quelli contro la pubblica amministrazione. Lunedì l'interrogatorio di garanzia.
CORSIE PREFERENZIALI. Scrive il gip nell'ordinanza: «Il ruolo in concreto svolto dall'imprenditore Bertoni (il concusso, ndr), potrà essere meglio approfondito nell'ulteriore corso delle indagini, nel quale dovrà essere verificata la correttezza e la regolarità delle procedure di conferimento di incarichi e lavori sia nella Marsica che a Pescara. Occorre verificare se la Prismo abbia o meno beneficiato di una delle "corsie preferenziali" genericamente indicate da Carlea nel dialogo con Santariga e se la messa a disposizione di vetture abbia integrato un corrispettivo per il favore ricevuto». Che ci siano corsie preferenziali per le imprese lo dice lo stesso superiore dell'arrestato, il provveditore interregionale Donato Carlea.
«NON LO FANNO GRATIS». È Carlea ad affermare, candidamente, che le aziende «non dicevano niente perché c'erano delle corsie preferenziali, io chiamo le cose con il loro nome...non è che te lo fanno gratis...l'impresa dice: avendo questo onere io invece di mettere il 20% di ribasso faccio il 18%...non è che te lo fa gratis, capito?». Su questo il gip chiede alla procura di approfondire. Per questi e gli altri appalti, terremoto compreso.
I REGALI DELLE AZIENDE. Non solo le tre Lancia Delta col serbatoio pieno. Ma anche un'automobile di media cilindrata, quattro computer portatili con relative stampanti laser e quattro telefoni cellulari. Anche questi regali sono finiti sotto la lente d'ingrandimento della Procura. Si tratta di beni che vennero forniti dall'impresa appaltatrice alla direzione dei lavori e al responsabile unico del procedimento con riferimento ai lavori del Centro smistamento merci della Marsica. Nel capitolato speciale di quest'appalto, infatti, era previsto che ci fossero questi benefit. Il gip conclude: «Le modalità appaiono anomale in relazione a eventuali profili di responsabilità contabile o amministrativa ma non sembrano integrare, allo stato, profili di rilevanza penale».
SCEGLIEVA LE DITTE. Dall'ordinanza emerge come fosse il provveditore stesso a indicare le ditte che avrebbero potuto lavorare sia nella Marsica sia a Pescara e, in certi casi, spingesse per cedere i lavori «a imprese di sua conoscenza».
«UN TAPPETO DI CHIODI». Uno dei testimoni ascoltati dagli investigatori ha riferito di essersi accorto di un cambiamento di rotta nei rapporti tra Santariga e i rappresentanti della ditta che pure aveva effettuato le elargizioni. «Inizialmente», dice il testimone, «alla Prismo veniva steso un tappeto rosso e da un certo punto in poi è diventato un tappeto di chiodi». Queste affermazioni erano state ascoltate dal testimone mentre venivano pronunciate da alcuni funzionari del Provveditorato alle opere pubbliche dell'Aquila. Il che avvalorerebbe i timori dell'imprenditore, spinto a dare per paura di perdere l'appalto. Sempre secondo il gip Billi, «Bertoni ha accontentato la richiesta di Santariga non per libera scelta ma per il concreto timore di ripercussioni sulla conclusione dell'appalto e di ritorsioni future, non formando, dunque, liberamente il proprio convincimento». L'opinione che l'imprenditore aveva del provveditore, poi, non doveva essere troppo lusinghiera. Tanto da confidare, sotto interrogatorio: «Lo ritenevo persona poco trasparente e che in caso di dissidi avrebbe potuto avere atteggiamenti volutamente ostili o dannosi verso l'azienda». Dal tappeto rosso ai chiodi.
CORSIE PREFERENZIALI. Scrive il gip nell'ordinanza: «Il ruolo in concreto svolto dall'imprenditore Bertoni (il concusso, ndr), potrà essere meglio approfondito nell'ulteriore corso delle indagini, nel quale dovrà essere verificata la correttezza e la regolarità delle procedure di conferimento di incarichi e lavori sia nella Marsica che a Pescara. Occorre verificare se la Prismo abbia o meno beneficiato di una delle "corsie preferenziali" genericamente indicate da Carlea nel dialogo con Santariga e se la messa a disposizione di vetture abbia integrato un corrispettivo per il favore ricevuto». Che ci siano corsie preferenziali per le imprese lo dice lo stesso superiore dell'arrestato, il provveditore interregionale Donato Carlea.
«NON LO FANNO GRATIS». È Carlea ad affermare, candidamente, che le aziende «non dicevano niente perché c'erano delle corsie preferenziali, io chiamo le cose con il loro nome...non è che te lo fanno gratis...l'impresa dice: avendo questo onere io invece di mettere il 20% di ribasso faccio il 18%...non è che te lo fa gratis, capito?». Su questo il gip chiede alla procura di approfondire. Per questi e gli altri appalti, terremoto compreso.
I REGALI DELLE AZIENDE. Non solo le tre Lancia Delta col serbatoio pieno. Ma anche un'automobile di media cilindrata, quattro computer portatili con relative stampanti laser e quattro telefoni cellulari. Anche questi regali sono finiti sotto la lente d'ingrandimento della Procura. Si tratta di beni che vennero forniti dall'impresa appaltatrice alla direzione dei lavori e al responsabile unico del procedimento con riferimento ai lavori del Centro smistamento merci della Marsica. Nel capitolato speciale di quest'appalto, infatti, era previsto che ci fossero questi benefit. Il gip conclude: «Le modalità appaiono anomale in relazione a eventuali profili di responsabilità contabile o amministrativa ma non sembrano integrare, allo stato, profili di rilevanza penale».
SCEGLIEVA LE DITTE. Dall'ordinanza emerge come fosse il provveditore stesso a indicare le ditte che avrebbero potuto lavorare sia nella Marsica sia a Pescara e, in certi casi, spingesse per cedere i lavori «a imprese di sua conoscenza».
«UN TAPPETO DI CHIODI». Uno dei testimoni ascoltati dagli investigatori ha riferito di essersi accorto di un cambiamento di rotta nei rapporti tra Santariga e i rappresentanti della ditta che pure aveva effettuato le elargizioni. «Inizialmente», dice il testimone, «alla Prismo veniva steso un tappeto rosso e da un certo punto in poi è diventato un tappeto di chiodi». Queste affermazioni erano state ascoltate dal testimone mentre venivano pronunciate da alcuni funzionari del Provveditorato alle opere pubbliche dell'Aquila. Il che avvalorerebbe i timori dell'imprenditore, spinto a dare per paura di perdere l'appalto. Sempre secondo il gip Billi, «Bertoni ha accontentato la richiesta di Santariga non per libera scelta ma per il concreto timore di ripercussioni sulla conclusione dell'appalto e di ritorsioni future, non formando, dunque, liberamente il proprio convincimento». L'opinione che l'imprenditore aveva del provveditore, poi, non doveva essere troppo lusinghiera. Tanto da confidare, sotto interrogatorio: «Lo ritenevo persona poco trasparente e che in caso di dissidi avrebbe potuto avere atteggiamenti volutamente ostili o dannosi verso l'azienda». Dal tappeto rosso ai chiodi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA