Tangenti sul sisma: 5 arresti, c’è Tancredi
Nuova bufera sulla ricostruzione, coinvolti l’ex assessore e imprenditori Bustarelle dirottate all’agenzia matrimoniale. Indagati funzionari comunali
L’AQUILA. Le tangenti per i puntellamenti della ricostruzione passavano per un’agenzia matrimoniale e una società di consulenze. Il tutto con il beneplacito di funzionari comunali che davano l’ok agli appalti. La nuova inchiesta della Procura aquilana “Redde rationem” – in campo i carabinieri di Noe e Ros, comando provinciale, polizia giudiziaria e vigili del fuoco – ha portato a questa e altre rivelazioni choc con accuse pesantissime che vanno dall’estorsione, alla corruzione, dall’abuso d’ufficio alla violazione della legge sugli appalti fino all’evasione fiscale. E si parla anche di «comportamenti mafiosi». Il gip ha disposto 5 arresti domiciliari per l’ex assessore comunale aquilano, il 62enne Pierluigi Tancredi; gli imprenditori Mauro Pellegrini (57) di Caporciano; Giancarlo Di Persio (61), di San Demetrio ne’ Vestini; Andrea Polisini (38) e Maurizio Polisini (66), entrambi imprenditori teramani, residenti a Montorio al Vomano. Obbligo di firma e di dimora per Nicola Santoro, aquilano di 32 anni, che di recente ha acquisito quote dell’Aquila calcio. Disposto anche il sequestro di 455mila euro nei confronti degli stessi Pellegrini e Di Persio. Ci sono 13 indagati tra i quali, sia pure con accuse di secondo piano, anche il «grande accusatore», l’imprenditore 57enne di Catanzaro, residente a Montorio al Vomano, Antonio Lupisella.
Avvisi di garanzia anche per tecnici, funzionari comunali e altri piccoli imprenditori. Si tratta dei tecnici comunali aquilani, Mario Di Gregorio (46), Carlo Cafaggi (52), Giuseppe Galassi (51); dell’ex cerimoniera del Comune Daniela Sibilla, (40), tarantina; Concetta Toscanelli, aquilana di 55 anni, moglie di Tancredi, e, infine professionisti e addetti delle aziende: Roberto Scimia (57), aquilano; Roberto Arduini, aquilano (59); Michele Giuliani, (55) aquilano; Tommaso Aquilani (58), di Pineto; Pulcheria Mele (40) di Napoli, Ciro Scognamiglio (41) di Torre del Greco; Simonetta D’Amico (46), di Pietracamela (Teramo).
Tutto, secondo le tesi prospettate dal procuratore Fausto Cardella e dal pm Antonietta Picardi e accettate dal gip, ruotava sulla figura di Tancredi: il quale «offre appalti pubblici e privati a Dipe e Edilcostruzioni, che si sono spartite formalmente i lavori: la Dipe (Di Persio e Pellegrini) potrà prendere i lavori di messa in sicurezza».
Ma un’intercettazione di Tancredi, in difficoltà economiche, “puntella” il castello delle accuse confermando i sospetti: chiede soldi agli imprenditori per tacere le reciproche malefatte: «Potevo dire tante cose alla magistratura e non le ho dette, per questo ti chiedo un aiuto economico».
«All’epoca dei puntellamenti aquilani ci fu un pactum sceleris tra imprenditori e quello che all’epoca era un rappresentante politico. Attualmente chiede pagamento per il suo silenzio con la magistratura», ha commentato il pm Picardi. Ha poi spiegato che «se avesse rivestito ancora un incarico pubblico sarebbe stata concussione, ora si configura la tentata estorsione». In tal modo avrebbe ottenuto 3mila euro dai Polisini.
La pesante accusa di corruzione riguarda Tancredi, Santoro, Toscanelli, Sibilla, Di Persio, Pellegrini e i due Polisini. Tancredi, su delega del sindaco a trattare gli appalti dei puntellamenti, avrebbe imposto la Dipe in cambio di soldi. Più in particolare, tramite intese con Dipe ed Edilcostruzioni, poi entrate nel consorzio Ali, si impegnava a far avere alla Dipe lavori per la messa in sicurezza e poi si accordava per far ottenere ai Polisini lavori di ricostruzione privati. Siglava poi con le ditte contratti di consulenza per aggirare controlli e lasciare la tracciabilità del denaro tra lui e la Dipe. Avrebbe ottenuto circa 150mila euro fatturando per una sua società e ottenendo in favore di Toscanelli e Sibilla pagamenti di 12mila euro per operazioni inesistenti per conto di un’agenzia matrimoniale (della Toscanelli) e consulenza amministrativa (Sibilla).
I funzionari comunali Di Gregorio, Cafaggi e Galassi (abuso d’ufficio) secondo il pm avrebbero dovuto escludere per assenza di requisiti gli imprenditori per i lavori all’ex prefettura; Pellegrini, Di Persio e Aquilani sono accusati di violazione della legge sugli appalti per i lavori a Villa Palitti a Roio; nel mirino anche i lavori da via Piscignola, via San Francesco di Paola fino a via Donadei. Mentre per i lavori nei cantieri Distilleria, Villa Palitti, consorzio Angioino (via Alemanni,via Donadei) i titolari e della Dipe e i tecnici Scimia, Arduini e Giuliani sono accusati di truffa per avere gonfiato la contabilità per percepire somme non dovute con delle sovrafatturazioni.
Il gip ha sequestrato 5.600 euro a Scimia, oltre2mila ad Arduini e 2.700 a Giuliani.
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