Tanta gente alla visita guidata nel complesso di Santa Chiara

L’AQUILA. La neve caduta in mattinata ha solo in parte raffreddato gli entusiasmi per le giornate di primavera del Fai. Nonostante il freddo, però, sono stati tanti i visitatori che all’Aquila hanno potuto visitare il complesso conventuale di Santa Chiara, aperto per l’occasione nonostante sia in parte ancora cantiere per i lavori di restauro del dopo sisma. Qui i tanti visitatori sono stati accompagnati dalle guide a visitare le numerosissime strutture medioevali venute alla luce nei restauri. I lavori hanno infatti permesso di riportare alla luce molte murature precedenti alla data di fondazione della città, un sacello-colatoio risalente al 17esimo secolo, i resti di una bottega per la produzione di ceramica all’interno della quale sono stati trovati una miriade di reperti e anche un affresco quattrocentesco attribuito a Francesco da Montereale.

Gli scavi post-sisma sono andati avanti grazie alla collaborazione tra la committenza dei frati cappuccini, che fino al 2009 hanno abitato il convento, la direzione dei lavori affidata all’architetto Vittorini e all’ingegnere Salvatore Perinetti, l’impresa Taddei, la direzione scientifica del professor Fabio Redi, la Soprintendenza archeologica e le archeologhe Tania Di Pietro e Luigina Meloni.

Come in molti altri palazzi, anche a Santa Chiara sono state fatte delle scoperte sensazionali, che il Fai, Fondo per l’Ambiente Italiano, ha voluto mostrare alla città. Oltre a Santa Chiara, il Fai ha scelto di aprire al pubblico anche la chiesa di San Massimo d’Aveia a Opi di Fagnano Alto, il bosco di San Valentino a Picenze di Barisciano, la chiesa e il convento di San Francesco d’Assisi a Castelvecchio Subequo e il «campo di prigionia 78», nella frazione sulmonese di Fonte d’Amore.

(r.p.)

©RIPRODUZIONE RISERVATA