Tasse, imprese in campo
Mari Fiamma: «Aumenti ingiustificati, Cialente si dimetta»
L’AQUILA. «Imprese e popolazione allo stremo, tasse che erodono ormai oltre il 65% delle entrate a fronte di servizi che definire scadenti è riduttivo. La Tasi che viene imposta anche nei nuclei industriali dove già si pagano gli oneri di urbanizzazione che riguardano gli stessi servizi. E in questo quadro sconcertante politici imbellettati si mostrano in conferenze stampa evocando l’attrazione di investimenti». A parlare è Massimiliano Mari Fiamma (Apindustria) che aggiunge: «Qualche giorno fa l’indignazione gridata di alcuni esponenti locali per lo “spopolamento” dell’Università e oggi gli stessi, con l’ennesima dimostrazione di “facile amministrazione” fatta di aumenti spropositati delle imposizioni per coprire i buchi di bilancio, rendono di fatto impossibile non solo lo sviluppo di nuove imprese ma il mantenimento delle esistenti. Vogliamo continuare a puntare sul solo stimolo delle radici familiari per trattenere nel capoluogo residenti, aziende e lavoratori o si decide per una volta di agire, lavorare, e soprattutto “ragionare” su come rendere appetibile questo comprensorio? Ci sono molte possibilità ancora percorribili prima di procedere sull’abusato ricorso a tassazioni coercitive, multe e sanzioni amministrative. Possibilità che contemplano una revisione della spesa, l’inventario degli immobili comunali, la valorizzazione o la liquidazione dell’enorme patrimonio immobiliare che è (o sarà) disponibile grazie alle sostituzioni edilizie che giacciono silenti negli Uffici speciali. Ma per fare ciò», aggiunge Mari Fiamma, «occorrerebbe una “qualificazione” di politici e burocrati comunali che invece, a differenza dei professionisti e delle imprese coinvolte nella ricostruzione dagli stessi additate, non sono mai sottoposti ad alcun vaglio o a una “certificazione delle competenze”. È fuori di dubbio che l’azione che si promuove come necessaria sia una palese sconfitta della macchina amministrativa e un riconoscimento delle proprie incapacità di gestione della cosa pubblica per cui se gli aumenti arriveranno dovranno essere accompagnati dalle dimissioni dell’attuale giunta per manifesta incapacità. Sarebbe molto onorevole ammettere la sconfitta e cedere con l’onore delle armi prima che L’Aquila diventi una landa desolata, disabitata e priva di occasioni lavorative perché la verità è che in questo momento non esiste alcuna industria che vuole davvero investire qui, mentre molte imprese hanno chiuso nell’indifferenza generale, molte altre sono ad un passo dalla chiusura o dalla delocalizzazione in altre zone più appetibili».
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