Tasse, la Regione preme sull’Ue

Lolli: gli sgravi non sono stati aiuti di Stato, alle imprese va evitato questo salasso

L’AQUILA. Se ne riparlerà tra dieci giorni della restituzione, da parte delle imprese, delle tasse sospese a causa del terremoto del 2009. La questione è stata al centro di un incontro che si è svolto ieri nella sede della Regione, al quale hanno partecipato il vicepresidente, Giovanni Lolli, le associazioni di categoria e i rappresentanti delle 26 imprese che non rientrano nel regime di “de minimis”, alle quali l’Unione europea chiede la restituzione integrale di quello che è stato considerato una sorta di aiuto di Stato, incompatibile con la legislazione comunitaria. La Regione sta tentando tutte le strade per evitare il salasso. «L’Europa», ha spiegato il vice presidente Lolli, «non ha ancora dato una risposta precisa. Noi sosteniamo che non c’è nulla da restituire, perché è ridicolo pensare che all’Aquila, a causa del terremoto, qualcuno abbia avuto un vantaggio concorrenziale dalla sospensione delle tasse». È evidente che i funzionari dell’Ue, che sulla questione hanno addirittura aperto un’infrazione, non conoscono la situazione di reale difficoltà nella quale le aziende si sono trovate a operare dopo il sisma. «La nostra», aggiunge Lolli, «è una battaglia politica che portiamo avanti da tempo. Noi sosteniamo che non c’è nulla da restituire, ma portiamo avanti anche una sorta di piano B, che tenga eventualmente conto della riduzione delle somme. Il nostro obiettivo resta quello di cercare di ridurre al massimo l’impatto sulle 26 aziende». Il contributo “de minimis” ora si attesta sulla soglia massima dei 500mila euro. Inizialmente era molto più basso e già questa rivisitazione ha consentito di ridurre la platea dei destinatari del salasso. Secondo la tesi sostenuta dall’Ue, le aziende che hanno beneficiato degli sgravi fiscali che non hanno subìto alcun danno, o quelle che non sono state in grado di rendicontarli, devono restituire quanto non versato a titolo di imposte e contributi previdenziali obbligatori. La stangata è arrivata alla vigilia del Ferragosto 2014. All’epoca erano ben 115 le imprese che non rientravano nella soglia del “de minimis”, fissata in 200mila euro. (a.b.)

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