Tasse, rinviare la restituzione
I commercialisti: «Troppa confusione, serve la proroga»
SULMONA. «No» alla restituzione delle tasse dal primo luglio. Le associazioni dei commercialisti del Centro Abruzzo e di Avezzano provano a scongiurare il «terremoto economico», chiedendo di spostare il termine di sospensione del 30 giugno. Le ordinanze continuano a viaggiare su binari diversi fra chi è nel cratere e chi no.
Secondo i dottori commercialisti ed esperti contabili sarebbe impossibile per i contribuenti - che non rientrano nel cratere sismico - calcolare in così breve tempo le somme sospese da restituire. In più mancherebbe una certa chiarezza anche per quanto riguarda i moduli per i pagamenti e per ciò che concerne le disposizioni dell'Agenzia delle entrate. La restituzione è prevista dal primo luglio, in 60 rate mensili, per i contribuenti residenti nei comuni della provincia dell'Aquila fuori dal cratere.
«Rileviamo», scrivono in una nota i contabili, «l'impossibilità di indicare il numero delle rate, in assenza di implementazione della relativa procedura informatica; l'impossibilità di calcolare l'importo rateizzabile, in quanto la scadenza del Modello unico è successiva a quella della prima rata da restituire; la enorme difficoltà per tanti soggetti, soprattutto pensionati, disabili e dipendenti, di gestire la restituzione delle imposte con sessanta modelli diversi; l'incertezza dei modi di restituzione per i lavoratori dipendenti che hanno visto sospese, spesso anche senza averne fatto richiesta, le trattenute sulle proprie buste paga».
Oltre alla proroga del termine di sospensione, i commercialisti chiedono anche l'agevolazione delle modalità di rimborso. «È meglio», concludono, «agevolare il rimborso con invio dei bollettini dal concessionario della riscossione». Insomma è ancora troppa la confusione per iniziare a restituire quanto non pagato in quest'ultimo anno e tre mesi. Il rischio, secondo i professionisti, sarebbe la definitiva morte di quei comprensori che, seppur colpiti dal sisma del 6 aprile, non hanno ottenuto tutti i benefici economici e fiscali dei comuni rientrati nel cratere.
Oltre al danno diretto del terremoto, certificato da migliaia di ordinanze di sgombero in tutto il Centro Abruzzo (581 solo a Sulmona), bisogna tener presente quello indiretto, legato alla crisi economica che è ulteriormente peggiorata nel dopo sisma, mettendo in ginocchio interi settori. Soprattutto quelli legati al lavoro autonomo e indipendente e ai servizi. E proprio la crisi ha fatto da motore alla protesta, sfociata nel corteo del 9 giugno 2009, dei comuni del Centro Abruzzo, con Sulmona capofila e la giunta uscita dal Pdl per l'esclusione dal cratere sismico.
Ed è proprio da qui che alcuni professionisti sulmonesi hanno presentato un ricorso al Tar del Lazio contro la revoca della sospensione dell'Irpef. Il provvedimento è stato respinto agli inizi di luglio, ma la sentenza del tribunale amministrativo è stata ribaltata solo un mese dopo dal Consiglio di stato, che ha ristabilito la sospensione. Accentuando però la confusione.
Secondo i dottori commercialisti ed esperti contabili sarebbe impossibile per i contribuenti - che non rientrano nel cratere sismico - calcolare in così breve tempo le somme sospese da restituire. In più mancherebbe una certa chiarezza anche per quanto riguarda i moduli per i pagamenti e per ciò che concerne le disposizioni dell'Agenzia delle entrate. La restituzione è prevista dal primo luglio, in 60 rate mensili, per i contribuenti residenti nei comuni della provincia dell'Aquila fuori dal cratere.
«Rileviamo», scrivono in una nota i contabili, «l'impossibilità di indicare il numero delle rate, in assenza di implementazione della relativa procedura informatica; l'impossibilità di calcolare l'importo rateizzabile, in quanto la scadenza del Modello unico è successiva a quella della prima rata da restituire; la enorme difficoltà per tanti soggetti, soprattutto pensionati, disabili e dipendenti, di gestire la restituzione delle imposte con sessanta modelli diversi; l'incertezza dei modi di restituzione per i lavoratori dipendenti che hanno visto sospese, spesso anche senza averne fatto richiesta, le trattenute sulle proprie buste paga».
Oltre alla proroga del termine di sospensione, i commercialisti chiedono anche l'agevolazione delle modalità di rimborso. «È meglio», concludono, «agevolare il rimborso con invio dei bollettini dal concessionario della riscossione». Insomma è ancora troppa la confusione per iniziare a restituire quanto non pagato in quest'ultimo anno e tre mesi. Il rischio, secondo i professionisti, sarebbe la definitiva morte di quei comprensori che, seppur colpiti dal sisma del 6 aprile, non hanno ottenuto tutti i benefici economici e fiscali dei comuni rientrati nel cratere.
Oltre al danno diretto del terremoto, certificato da migliaia di ordinanze di sgombero in tutto il Centro Abruzzo (581 solo a Sulmona), bisogna tener presente quello indiretto, legato alla crisi economica che è ulteriormente peggiorata nel dopo sisma, mettendo in ginocchio interi settori. Soprattutto quelli legati al lavoro autonomo e indipendente e ai servizi. E proprio la crisi ha fatto da motore alla protesta, sfociata nel corteo del 9 giugno 2009, dei comuni del Centro Abruzzo, con Sulmona capofila e la giunta uscita dal Pdl per l'esclusione dal cratere sismico.
Ed è proprio da qui che alcuni professionisti sulmonesi hanno presentato un ricorso al Tar del Lazio contro la revoca della sospensione dell'Irpef. Il provvedimento è stato respinto agli inizi di luglio, ma la sentenza del tribunale amministrativo è stata ribaltata solo un mese dopo dal Consiglio di stato, che ha ristabilito la sospensione. Accentuando però la confusione.
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