MOBILITAZIONE al laboratorio di ricerca

Technolabs, 45 posti a rischio

A fine mese potrebbero partire le lettere di licenziamento

L’AQUILA. Due settimane di tempo. Ci sono 45 dipendenti della Technolabs che contano i giorni. Il 29 gennaio, se nel frattempo non saranno congelati gli esuberi annunciati dall'azienda, potrebbero partire le prime lettere di licenziamento. I 130 ricercatori aquilani sono in mobilitazione e attendono la convocazione di un tavolo ministeriale. Ma serve un intervento deciso da parte delle istituzioni locali, come è stato ribadito nel consiglio comunale dedicato all'emergenza lavoro. «La Intecs non ha fatto passi indietro», spiega Raoul Giorgi, Rsu della Fiom, «e i licenziamenti sono dietro l'angolo. L'unica concessione potrebbe essere la riduzione del numero degli esuberi, ma solo di qualche unità e solo se esistono le condizioni per un nuovo ricorso agli ammortizzatori sociali. Fermo restando che il nostro obiettivo è tutelare ogni singolo posto di lavoro, abbiamo chiesto ai politici locali, e in particolare a Gio vanni Lolli, di farci avere un incontro al ministero del Lavoro, in modo da verificare se è possibile utilizzare i contratti di solidarietà oppure il training on the job, cioè l'accordo sulla formazione». Ma il tempo stringe: «Il nostro timore», sottolinea Giorgi, «è che già il 29 gennaio, tra i 43 dipendenti, all'inizio del mese finiti in cassa integrazione, possano arrivare le prime lettere di licenziamento. Per questo le istituzioni devono muoversi in fretta. Durante il consiglio comunale sul lavoro il sindaco Cialente ha parlato di circa 100 milioni di euro, del fondo per la ricostruzione, che possono essere indirizzati alle aziende del cratere, compresa la Technolabs. E c'è il progetto sulla Smart City, a cui possono partecipare le attività produttive del territorio. In quella occasione abbiamo ribadito che il Comune deve pretendere almeno il congelamento dei licenziamenti. Non si possono aiutare imprese che nel frattempo tagliano il personale».

Romana Scopano

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