Tecnopolo: la Intecs cerca scuse per lasciare L’Aquila

Il direttore Romanelli: «L’aumento dei costi per le forniture di energia elettrica non può costituire un alibi per l’azienda che usa i dipendenti come scudi umani»

L’AQUILA. «Una vergogna utilizzare i lavoratori come scudo umano rispetto a scelte aziendali». Nella vicenda dell’ex laboratorio di ricerca Technolabs, che rischia di essere smantellato, arriva la replica della Tecnopolo d’Abruzzo, che è subentrata ad Aquila Sviluppo nella gestione degli immobili del polo elettronico, a denunciare la possibilità che la Intecs Spa, nuova proprietaria del laboratorio, decida di trasferire nella sede di Roma i 130 ricercatori e gli impianti sono stati la Fiom e le Rsu: l’aumento dei costi per le forniture, da 289mila a 430mila euro all’anno, sarebbe insostenibile per l’azienda e potrebbe portare, secondo i rappresentanti dei lavoratori, al taglio dell’energia elettrica.

«Le Rsu della Intecs», afferma il direttore della Tecnopolo d’Abruzzo Roberto Romanelli, «parlano di dinamiche volte a disincentivare la presenza industriale all’interno del comprensorio, attraverso un aumento pesantissimo dei costi di gestione, insostenibile per un’azienda in enormi difficoltà. Prendo nota della presunta ricaduta negativa sui livelli occupazionali, qualificati, oggi garantiti. E prendo anche atto», sottolinea Romanelli, «di un’asserita situazione di enorme difficoltà economica, che affliggerebbe oggi la Intecs, tale addirittura da non consentire il pagamento dell’energia elettrica. Ma puntualizzo che l’energia viene erogata all’intero comparto e quindi a tutte le aziende ivi allocate, tenendo conto del reale costo di mercato. Sicché non sembra plausibile ancorare in tutto o in parte le accennate difficoltà a tale aspetto operativo e non può essere condivisibile paventare, facendosene scudo, conseguenze pregiudizievoli per i lavoratori occupati. Se Intecs va maturando scelte alternative alla sua collocazione attuale, non può certo agire con l’attribuzione di responsabilità a terzi».

Romanelli rimarca come «sia una vergogna che nel 2014 si usino i lavoratori come scudo umano rispetto alle scelte aziendali: qui c'è chi vuole il casus belli. Noi la corrente la paghiamo per tutti. Pagare le bollette di energia elettrica e gas, nonché ogni altro consumo alla Intecs Spa, senza ricevere il giusto corrispettivo, potrebbe comportare di mettere a serio rischio i nostri dipendenti, che per tale timore si stanno organizzando in assemblea. Voglio sottolineare che da qualche mese», conclude il direttore della Tecnopolo d’Abruzzo Romanelli, «l’aria è cambiata e il sito industriale aquilano non è più un comprensorio da considerarsi terra di conquista, dove a pagare era sempre e solo Pantalone».

Romana Scopano

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