Marta Edda Valente, di Bisenti, dieci anni dopo il sisma dell'Aquila

Terremoto L'Aquila: (ri)nata dalle macerie, appello di Marta allo Stato / VIDEO

Rimase 23 ore sepolta sotto i resti della palazzina dove risiedeva, dopo dieci anni non  ha lo status di terremotata. Chiede un riconoscimento legislativo affinché si tutelino coloro che oggi possano trovarsi nelle sue stesse condizioni

ROMA. Rimase sepolta 23 lunghe ore sotto le macerie della palazzina in cui risiedeva all'Aquila la notte del 6 aprile 2009. Marta Edda Valente, all'epoca studentessa fuori sede, oggi è una donna di 34 anni, bella, solare e positiva. Vive nel Teramano, dove è nata, è ingegnere gestionale e nel tempo libero fa la "coach motivazionale", ovvero aiuta gli altri a superare paure, difficoltà, momenti difficili. Marta però una ferita ancora aperta di sicuro ce l'ha: non ha mai ottenuto lo status di terremotata perché risiedeva fuori dall'area del cratere. In termini economici questo ha significato, per la sua famiglia, sostenere autonomamente una spesa di oltre 100mila euro, tra diversi interventi chirurgici, fisioterapia, cure.

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Marta salvata dalle macerie dell'Aquila: ricordo tutto di quella sera
Il servizio mandato in onda nel 2010 dalla Rai sulla storia di Marta Edda Valente (da YouTube)

 

La giovane, ricorda il suo avvocato Tommaso Navarra, negli anni ha protestato per questo, rivolgendosi alle autorità, così come hanno fatto gli altri studenti fuori sede o lavoratori non residenti, con invalidità riconosciuta. Nessuno ha ottenuto dei risultati. A dieci anni dal terremoto, Marta continua a fare appello allo Stato. È una donna tenace. Le dissero che non avrebbe più camminato ma lei, con pazienza, determinazione e resilienza, non si è data per vinta e dopo tanta fisioterapia ce l'ha fatta. Nonostante un ricovero durato 100 giorni, subito dopo il terremoto non ha mai smesso di studiare e dare esami e nel 2010 si laureò all'Aquila in ingegneria gestionale con lode e menzione speciale.

7 aprile 2009: il momento del ritrovamento di Marta Edda Valente sotto le macerie dell'Aquila «Chi quella notte era all'Aquila, fuori sede, per il proprio studio, senza fuggire dinanzi alle scosse ma confidando nello Stato, non può rimanere ancora oggi senza tutela», dice oggi Marta. Molte di queste persone sono ancora alle prese con una riabilitazione fisica e psicologica. Ci vorrebbe quindi, chiede Marta, «un adeguato riconoscimento in termini di status giuridico e accesso privilegiato nel mondo del lavoro con un provvedimento generale o almeno regionale».

Marta fa ancora un appello perché si tutelino le persone che oggi possano trovarsi nelle sue stesse condizioni, legiferando un riconoscimento «così come fatto con il Decreto Milleproroghe per Rigopiano nel 2017». Marta è ottimista. Oggi ha tanti affetti ed hobby, viaggia molto e dopo quell'esperienza ha cominciato ad esplorare quella natura che tanto le ha tolto, a cavallo, con le ciaspole e con l'escursionismo. Marta ha dato un nome alla sua esperienza, "le olimpiadi della vita". Di sicuro, come le dicono in molti, ha già vinto la medaglia d'oro.

                                                                 Enrica Di Battista