Tordera abbandona la Carispaq

Rapporto chiuso tra il manager e la banca dopo l'azione disciplinare

L'AQUILA. «No, non c'è tempo per le domande, io devo scappare». Detto, fatto. In questa frase di Rinaldo Tordera, pronunciata il 20 aprile scorso, c'è la parola fine sulla sua esperienza aquilana. Il cda Carispaq aspetterà invano le sue controdeduzioni all'azione disciplinare. Il dg se ne va.

L'EPILOGO. Il consiglio d'amministrazione della Cassa di risparmio della provincia dell'Aquila, presieduto dal notaio Antonio Battaglia, su «ispirazione» della capogruppo Bper, ha notificato al direttore generale (attualmente in malattia) l'avvio dell'azione disciplinare. La contestazione principale è l'omesso controllo sui flussi della filiale romana (corso Vittorio Emanuele 299) entrati nel mirino della Procura della capitale nell'ambito dell'inchiesta sulla maxi-truffa da 300 milioni del Madoff dei Parioli, che ha messo in ginocchio vip e alta borghesia capitolina. Tordera ha cinque giorni per controdedurre. Ma il termine è destinato a trascorrere invano. La separazione è ormai fatta. È deciso che i destini del manager e della banca siano già separati. Non ci sarà alcun contraddittorio, insomma, ma un'uscita di scena indolore. Se possibile lontano dai clamori. Ancora ieri la Carispaq si è affrettata a precisare che «la notizia non ha fondamento». Ma tutto è compiuto. In queste ore si studiano solamente le soluzioni per salvare la forma.

MADOFF. Su questo scoglio, che i maligni definiscono «punta dell'iceberg», si è arenata l'esperienza aquilana del capo della banca che il 29 aprile scorso aveva dovuto anche subire l'onta di un blitz della Finanza nella sede del centro direzionale di Strinella 88. Forti di un mandato del pm Luca Tescaroli, i finanzieri hanno perquisito le sedi romane e aquilane dell'istituto di credito, coi relativi sequestri di documentazione bancaria, appunti, agende, file relativi alla gestione dei conti. Tutto materiale utile alle indagini, al fine di «verificare se l'istituto Carispaq abbia provveduto a segnalare operazioni sospette, in relazione alle movimentazioni finanziarie sui conti correnti intestati a Eim, e, più in generale, a far fronte agli obblighi prescritti dalla normativa antiriciclaggio». Il pm vuole sapere «se siano stati emessi assegni a vuoto da parte di Gianfranco Lande, su conti correnti Carispaq, come sostenuto da una persona offesa», «se e quale corrispondenza vi sia stata tra la filiale romana e la sede centrale Carispaq, con riferimento ai conti correnti intestati presso Eim (European investments management) e agli indagati». Conti milionari sui quali agiva non solo Lande ma anche l'altro indagato eccellente Roberto Torregiani, figlio dell'ex vicepresidente della banca, Lamberto.

IN PROCURA. Un altro colpo Tordera aveva dovuto incassarlo mesi prima. A settembre 2010 sfilò in Procura, all'Aquila, come persona informata sui fatti, nell'ambito dell'inchiesta su appalti del G8 e del dopo-terremoto.

BPER. Stretto a tenaglia tra i malpancisti aquilani e il rigore della capogruppo (l'amministratore delegato Bper Fabrizio Viola disse: «Abbiamo attivato i controlli e le ispezioni per capire, stiamo collaborando con la magistratura e confidiamo nel loro lavoro. Sono il primo a voler sapere com'è andata»), Tordera, uno degli uomini più cercati della città, si è scoperto all'improvviso solo. Un isolamento che potrebbe avvolgere, ora, anche lo staff dei fedelissimi, piombato all'improvviso nel cono d'ombra. Specie adesso che Bper vuole acquisire la totalità delle azioni della banca neutralizzando ambizioni periferiche.

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