VIA PERSICHETTI

«Tra le cause del crollo il tetto appesantito»

L’AQUILA. I consulenti dell’accusa nel processo per il crollo di un antico palazzo in via Persichetti, nel quale morirono due persone, Erminda Monti Vicentini e Amelio Zaccagno, hanno ribadito le...

L’AQUILA. I consulenti dell’accusa nel processo per il crollo di un antico palazzo in via Persichetti, nel quale morirono due persone, Erminda Monti Vicentini e Amelio Zaccagno, hanno ribadito le accuse ai restauri e, in particolar modo, al fatto che il tetto sarebbe stato appesantito rendendo ancora più inevitabile il crollo. Ieri, infatti, si è tenuta la terzultima udienza.

Tra i testimoni, ieri, anche il figlio della signora Vicentini, il il quale ha riferito che, reputando i restauri ben fatti, i suoi familiari non ritennero, dopo le scosse che precedettero il sisma del 6 aprile 2009, di far esaminare il palazzo dai vigili del fuoco.

Il processo è stato rinviato al 12 gennaio del prossimo anno quando verrà ascoltato un consulente della difesa, l’ingegnere Andrea Ginuzzi, chiamato per contestare le argomentazioni dei consulenti dell’accusa.

Sotto processo per omicidio colposo, con accuse tutte da dimostrare, ci sono Francesco Zaccagno e Maria Lidia Zaccagno, il primo nella veste di rappresentante della ditta che fece i restauri e l’altra come committente dei lavori.

Nel capo di imputazione si era ipotizzato anche l’uso di materiali scadenti. I restauri furono effettuati nel 1985 quando ci furono dei forti terremoti nel Parco nazionale d’Abruzzo, che furono avvertiti anche all’Aquila, dove non si registrarono danni ma ci fu molta paura. Nell’udienza del 12 gennaio si deciderà anche la data di quella successiva, nella quale potrebbe essere letta la sentenza. Anche perché ieri la Procura ha rinunciato ad alcuni testimoni.

Nel corso del procedimento la parte civile è rappresentata dall’avvocato Carlo Ghizzoni, le difese dagli avvocati Roberto Madama e Antonio Milo.

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