L'AQUILA

Tragedia a Campotosto, padre di tre figli morto nel lago 

Drammatico epilogo per un ex agente di polizia penitenziaria. Nardella (Uil): "Aveva vinto causa milionaria da un milione di euro con il ministero della Giustizia per aver preso la legionella sul lavoro"

CAMPOTOSTO. La moglie non lo trova in casa ed esce a cercarlo. Arriva fino a Campotosto. A guidarla è il cuore. Di quel luogo ameno – divenuto purtroppo luogo di morte – avevano parlato spesso, negli ultimi tempi. Vede l’auto parcheggiata, nei pressi del Ponte delle Stecche. E poi lancia l’allarme: «Aiutatemi a trovare mio marito». Dopo ore di ricerche, sorvoli in elicottero e osservazioni da terra, il corpo riaffiora a un metro e mezzo dalla riva, privo di vita.
Così, in un giorno di settembre stranamente caldo, anche a quota 1400 metri, si spegne l’esistenza di Vincenzo Scimia, di 52 anni, sposato e padre di tre figli. L’uomo, che aveva lavorato in carcere come agente di polizia penitenziaria, residente a Cansatessa, esce di casa nel primo pomeriggio per non farvi più ritorno. La moglie non vede la sua auto, si allarma ed esce a cercarlo. Contestualmente vengono allertati anche i carabinieri e i vigili del fuoco. L’elicottero del 115 si alza in volo per perlustrare anche a pelo d’acqua la superficie del lago, che in questi giorni appare di nuovo svuotato, come avviene ciclicamente da queste parti. Viene mobilitato anche il gruppo sommozzatori con l’arrivo del gommone per accelerare le operazioni di ricerca. Nel tardo pomeriggio, poi, il tragico epilogo.
A un metro e mezzo circa dalla riva viene notata una maglietta bianca. È il segnale che permette la sua identificazione. E mentre i vigili del fuoco procedono al recupero del corpo senza vita, è il personale del 118 a constatare il decesso. La salma, trasferita all’obitorio del “San Salvatore” sarà sottoposta ad autopsia.

Le indagini partono dall’ipotesi della caduta volontaria. Non sono stati trovati, al momento, altri elementi. Tuttavia si stanno ricostruendo i suoi ultimi giorni di vita per escludere qualsiasi altro coinvolgimento.
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CAUSA MILIONARIA. Il vice segretario generale Uil PA Polizia Penitenziaria Abruzzo Mauro Nardella ricoda in una nota come l'ex agente aveva intentato una causa nei confronti dell'Amministrazione Penitenziaria per dei danni alla sua salute e aveva visto riconoscersi un risarcimento di un milione di euro. "La causa", spiega Nardella, "era per i danni successivamente dimostrati dalle indagini di laboratorio su campioni di acqua prelevati dalla caserma del carcere delle Costarelle, provocati dal fatto di aver bevuto quell'acqua infettata dal batterio della legionella". il 12 giugno 2019 l'agente aveva visto riconoscersi, dopo una battaglia durata 8 anni, il motivo della sua malattia dal TAR del Lazio e un conseguente risarcimento di un milione di euro dal Ministero della Giustizia. "Tuttavia Vincenzo, con molto probabilità", prosegue il rappresentante sindacale, "non ha ritenuto il riconoscimento economico sufficiente a restituirgli la giusta serenità. Una malattia che anzitempo, così sembrerebbe, l'aveva costretto a congedarsi dal suo lavoro che amava e che con innato senso di abnegazione e spirito di sacrificio, svolgeva. La Uil si associa al dolore della moglie, dei tre figli e di tutti i parenti che sono convinto amavano Vincenzo più di ogni cosa".