Traversi: Taffo deve essere cacciato
Lo voleva spodestare da Confartigianato. Molinari: ho sbagliato a fidarmi
L'AQUILA. La posta in palio, nella presunta truffa milionaria con i fondi del sociale, era talmente alta che Fabrizio Traversi e Gianfranco Cavaliere i principali indagati (ai domiciliari) erano disposti a tutto, a costo di distruggere chi si opponeva ai loro disegni. Tra questi anche Angelo Taffo impresario di onoranze funebri, che essi volevano spodestare dalla presidenza regionale di Confartigianato e pensavano anche di mettere i bastoni tra le ruote alla sua attività che svolge a Roma.
Le intercettazioni sembrano chiare. Lo scontro tra Traversi e Taffo trae origine dalla costituzione di Eurispes Abruzzo. Traversi spinge per inserire nei quadri Daniele Di Marzio, figlio del presidente di Confartigianato Teramo, «legato a Traversi» scrive il giudice «da comune appartenenza alla massoneria e amicizia di vecchia data». A Taffo la presenza di Di Marzio non va bene. La prima conseguenza dello scontro con Taffo si manifesta da un messaggio lasciato da Traversi alla segreteria di Augusto Ippoliti.
«Da domani» scrive «Angelo non è più presidente di Confartigianato per cui non esiste alcun obbligo con la diocesi». Evidentemente, il tentativo di farlo fuori non era andato a buon fine visto che Taffo è ancora in sella. Tuttavia negli atti si afferma che nelle conversazioni tra loro il tono usato da Traversi, indipendentemente dalle parole pronunciate, è minaccioso. Traversi manda un avvertimento a Taffo. O si ravvede o subirà ripercussioni in ambito di Confartiginato e nei suoi interessi imprenditoriali a Roma. Traversi avvia una campagna denigratoria. Il primo a essere contattato è il consigliere comunale Vito Albano, persona estranea all'indagine.
«Si è dimostrato inaffidabile» dice «e non sarà più presidente di Confartigianato. Traversi, in una successiva conversazione con Cavaliere, suggerisce coloritamente un altro ambito dove colpire Taffo. «Adesso», dice al telefono, «stipuliamo l'accordo con Menna e lo facciamo proprio fuori. Gli mettiamo una rimboccata alla nicchia e una inchiodata alla bara». Va detto che Nicola Menna è il sindaco di Poggio Picenze e Taffo vice sindaco. L'intento è di screditarlo agli occhi di Menna. Il giudice afferma che le minacce a Taffo espresse da Traversi sono molto forti. «Lo distruggo... deve morire... stavolta gli faccio male» oppure «lo metto in mutande... lo metto all'angolo della strada a chiedere l'elemosina»; e infine «gli faccio barba e capelli». Traversi, nel perfezionare la condotta di accerchiamento a Taffo, contatta il vescovo Giovanni D'Ercole. «L'ho chiamato», dice Traversi al presule parlando di Taffo, «gli ho detto: Angelo, per cortesia, smettila con queste scemenze. Questa sera è stato invitato a cena dai presidenti dell'Aquila, Teramo, e gli verrà chiesto conto di quello che ha combinato». Il vescovo, però, non darà giudizi. In altre conversazioni Traversi afferma di avere contattato anche il senatore Filippo Piccone, ma dalle indagini questo contatto non risulta. Intanto, sull'inchiesta c'è il commento dell'arcivescovo Giuseppe Molinari.
«Mi sono fidato di quelle persone», dice il presule, «ho saputo che era un'iniziativa per la gente, e adesso il risultato tragico qual è? Che quei fondi restano inutilizzati. Bloccati. Meglio bloccati che utilizzati male. Certo che è difficile anche fare il bene. Gesù ci ha avvertiti: Semplici come le colombe, prudenti come serpenti. Non è sempre facile. Questa volta mi sono fidato anche dei miei collaboratori più stretti. Non tutti hanno la pazienza di capire che cosa sarebbe successo. Grazie a Dio non è successo niente perché i soldi non sono arrivati, ma l'idea di qualcuno che potesse utilizzare negativamente questi fondi fa male. Andiamo avanti e guardiamo alle cose positive. Questa esperienza ci servirà a essere più prudenti per il futuro».
Intanto, l'indagine va avanti e la Procura ha convalidato oggi il sequestro del materiale ad alcuni indagati. I sequestri sono stati effettuati nelle abitazioni delle due persone agli arresti domiciliari: Fabrizio Traversi e Gianfranco Cavaliere. E nel Comune di San Demetrio, il cui sindaco Silvano Cappelli (foto in alto) è indagato. Ieri sono continuate le indagini e in Procura sono state ascoltate alcune persone informate sui fatti. Gli altri indagati sono Nicola Ferrigni, presidente di Eurispes Abruzzo che, secondo l'accusa, avrebbe avuto il ruolo di reperire stagiste che avrebbero lavorato gratuitamente mentre il loro compenso finiva nelle tasche degli indagati, e Mimmo Srour, siriano, ex assessore regionale e provinciale.
Le intercettazioni sembrano chiare. Lo scontro tra Traversi e Taffo trae origine dalla costituzione di Eurispes Abruzzo. Traversi spinge per inserire nei quadri Daniele Di Marzio, figlio del presidente di Confartigianato Teramo, «legato a Traversi» scrive il giudice «da comune appartenenza alla massoneria e amicizia di vecchia data». A Taffo la presenza di Di Marzio non va bene. La prima conseguenza dello scontro con Taffo si manifesta da un messaggio lasciato da Traversi alla segreteria di Augusto Ippoliti.
«Da domani» scrive «Angelo non è più presidente di Confartigianato per cui non esiste alcun obbligo con la diocesi». Evidentemente, il tentativo di farlo fuori non era andato a buon fine visto che Taffo è ancora in sella. Tuttavia negli atti si afferma che nelle conversazioni tra loro il tono usato da Traversi, indipendentemente dalle parole pronunciate, è minaccioso. Traversi manda un avvertimento a Taffo. O si ravvede o subirà ripercussioni in ambito di Confartiginato e nei suoi interessi imprenditoriali a Roma. Traversi avvia una campagna denigratoria. Il primo a essere contattato è il consigliere comunale Vito Albano, persona estranea all'indagine.
«Si è dimostrato inaffidabile» dice «e non sarà più presidente di Confartigianato. Traversi, in una successiva conversazione con Cavaliere, suggerisce coloritamente un altro ambito dove colpire Taffo. «Adesso», dice al telefono, «stipuliamo l'accordo con Menna e lo facciamo proprio fuori. Gli mettiamo una rimboccata alla nicchia e una inchiodata alla bara». Va detto che Nicola Menna è il sindaco di Poggio Picenze e Taffo vice sindaco. L'intento è di screditarlo agli occhi di Menna. Il giudice afferma che le minacce a Taffo espresse da Traversi sono molto forti. «Lo distruggo... deve morire... stavolta gli faccio male» oppure «lo metto in mutande... lo metto all'angolo della strada a chiedere l'elemosina»; e infine «gli faccio barba e capelli». Traversi, nel perfezionare la condotta di accerchiamento a Taffo, contatta il vescovo Giovanni D'Ercole. «L'ho chiamato», dice Traversi al presule parlando di Taffo, «gli ho detto: Angelo, per cortesia, smettila con queste scemenze. Questa sera è stato invitato a cena dai presidenti dell'Aquila, Teramo, e gli verrà chiesto conto di quello che ha combinato». Il vescovo, però, non darà giudizi. In altre conversazioni Traversi afferma di avere contattato anche il senatore Filippo Piccone, ma dalle indagini questo contatto non risulta. Intanto, sull'inchiesta c'è il commento dell'arcivescovo Giuseppe Molinari.
«Mi sono fidato di quelle persone», dice il presule, «ho saputo che era un'iniziativa per la gente, e adesso il risultato tragico qual è? Che quei fondi restano inutilizzati. Bloccati. Meglio bloccati che utilizzati male. Certo che è difficile anche fare il bene. Gesù ci ha avvertiti: Semplici come le colombe, prudenti come serpenti. Non è sempre facile. Questa volta mi sono fidato anche dei miei collaboratori più stretti. Non tutti hanno la pazienza di capire che cosa sarebbe successo. Grazie a Dio non è successo niente perché i soldi non sono arrivati, ma l'idea di qualcuno che potesse utilizzare negativamente questi fondi fa male. Andiamo avanti e guardiamo alle cose positive. Questa esperienza ci servirà a essere più prudenti per il futuro».
Intanto, l'indagine va avanti e la Procura ha convalidato oggi il sequestro del materiale ad alcuni indagati. I sequestri sono stati effettuati nelle abitazioni delle due persone agli arresti domiciliari: Fabrizio Traversi e Gianfranco Cavaliere. E nel Comune di San Demetrio, il cui sindaco Silvano Cappelli (foto in alto) è indagato. Ieri sono continuate le indagini e in Procura sono state ascoltate alcune persone informate sui fatti. Gli altri indagati sono Nicola Ferrigni, presidente di Eurispes Abruzzo che, secondo l'accusa, avrebbe avuto il ruolo di reperire stagiste che avrebbero lavorato gratuitamente mentre il loro compenso finiva nelle tasche degli indagati, e Mimmo Srour, siriano, ex assessore regionale e provinciale.
© RIPRODUZIONE RISERVATA