Trecento famiglie in città non arrivano a fine mese

Nuove storie di povertà: le mamme che si fanno dare lenzuola e asciugamani Il dramma dei pensionati costretti a rivolgersi a Croce Rossa e Caritas

SULMONA. Si chiamano Luisa, Antonio, Francesca o Pietro. Spesso sono nostri vicini di casa e, nell'immaginario collettivo, non sono ritenuti poveri perché non vivono per strada, non chiedono l'elemosina e non hanno vestiti rattoppati. Sono, però, i nuovi poveri. Famiglie che non riescono più ad arrivare alla fine del mese, che non possono mandare i figli in piscina o in palestra e, dopo mille tentennamenti, bussano alle porte della Caritas e della Croce Rossa. «Negli anni scorsi», spiega Anna Storace Trequadrini, ispettrice del Comitato femminile della Croce Rossa che fornisce sostegno ai bisognosi, «la nostra attività era soprattutto rivolta agli extracomunitari che arrivavano in Italia tra mille difficoltà. Ora, invece, la maggior parte dei nostri assistiti, circa 300 famiglie, è di nazionalità italiana. Si tratta di famiglie che conducevano una vita normale ma che, all'improvviso, hanno perso l'unica fonte di reddito e, quindi, da un giorno all'altro sono costretti a chiedere aiuto. E non stupisce che chiedano beni di prima necessità, come olio, pasta, zucchero e vestiario». E così madri di famiglia si vedono costrette a chiedere anche lenzuola, coperte e asciugamani: perché i soldi sono pochi e quelli che ci sono servono per comprare da mangiare e pagare le bollette. I volontari raccontano che spesso questi genitori si sentono anche in difficoltà per dover negare ai loro figli la possibilità di frequentare una palestra o un corso di inglese. Tante persone che hanno perso il posto di lavoro ma anche tante che un posto di lavoro vero non l'hanno trovato mai e vanno avanti tra precarietà e lavoro nero. E poi tra i nuovi poveri ci sono tanti pensionati. Alle porte di Croce Rossa e Caritas bussano tanti anziani che non se la passano certamente meglio di disoccupati e cassintegrati. Persone che hanno lavorato una vita convinte di poter trascorrere una "bella vecchiaia" e che, invece, devono fare i conti con gli euro che non bastano mai. Sono i pensionati con la pensione minima, appena 500 euro mensili che, anche se si vive in una casa di proprietà, servono davvero a poco. Ma ci sono anche tante persone con svariati problemi che, non avendo raggiunto i 60 anni di età, sopravvivono con la pensione di invalidità civile che sfiora i 300 euro mensili. Alla mensa della Caritas, oltre a pasti caldi, i volontari elargiscono sorrisi e buonumore. Per cercare di rendere migliore la giornata anche a chi la speranza l'ha chiusa in un cassetto, insieme ai sogni che, forse, non si realizzeranno più. Alcune persone chiedono addirittura di farsi confezionare il pranzo per poi mangiarlo a casa, da soli. Per molti nuovi poveri, strappati a una normale quotidianità, resta ancora difficile concepire di essere costretti a chiedere aiuto.

Chiara Buccini

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