Tribunale, chiesta una proroga al 2020
Incontro interlocutorio a Roma con il ministro Cancellieri Gli avvocati scettici: lo slittamento dei tempi non risolve il problema
SULMONA. Una proroga della chiusura fino al 2020 per poter approvare una norma con cui evitare la soppressione del tribunale. Torna con il sorriso a mezza bocca la delegazione guidata dal sindaco Peppino Ranalli, che ieri mattina ha incontrato il ministro della Giustizia, Anna Maria Cancellieri. Chi si aspettava una soluzione definitiva al problema è rimasto deluso. Mentre chi dava per certa la chiusura del tribunale inizia a pensare che la battaglia, alla fine, può essere vinta. Un incontro non di forma ma di sostanza, con il Guardasigilli che dopo aver ascoltato con attenzione le istanze provenienti dal Centro Abruzzo, ha indicato con grande chiarezza la strada da percorrere per poter ancora sperare che il tribunale di Sulmona possa essere salvato. «Il ministro ha compreso le nostre istanze e abbiamo preso atto della disponibilità a ragionare della particolare situazione del nostro territorio, soprattutto in considerazione dei problemi ancora legati al terremoto dell’Aquila», spiega il sindaco Ranalli, «non posso dichiararmi né ottimista, né pessimista. Però è stato fondamentale poter spiegare al ministro quali sono le vere problematiche per le quali è indispensabile che il tribunale rimanga a Sulmona. In particolare quelle afferenti alle distanze dal tribunale accorpante, alla presenza del supercarcere». Oltre al sindaco facevano parte della delegazione il sottosegretario Giovanni Legnini, il presidente dell’Ordine degli avvocati di Sulmona, Gabriele Tedeschi, la vicepresidente della Provincia dell’Aquila, Antonella Di Nino, gli avvocati Elisabetta Bianchi e Teresa Nannarone, i senatori Enrico Buemi, Enza Blundo, Paola Pelino e Stefania Pezzopane e il segretario generale della Regione Abruzzo, Enrico Mazzarelli. «Abbiamo incontrato un ministro molto disponibile», spiega con soddisfazione la Di Nino che si è aggregata all’ultimo momento dopo le polemiche sollevate per la mancanza all’incontro di un rappresentante della Provincia dell’Aquila, «un ministro poco formale e molto concreto, che ci ha indicato con grande chiarezza e onestà la strada da seguire». Più realisti gli avvocati che guardano con scetticismo la strada della proroga. «Lo slittamento di qualche anno non serve a risolvere il problema», dice Tedeschi, «possiamo prenderlo in considerazione solo se attraverso il differimento della chiusura si riesce a trovare una soluzione definitiva al problema» Ancora più chiara laa Bianchi, la prima dei sei avvocati ad attuare lo sciopero della fame. «I politici», denuncia, «si sono abbandonati con entusiasmo alla prospettata ipotesi di una mera proroga senza proporre soluzioni alternative più risolutive. Non abbiamo fatto lo sciopero della fame per allungare l’agonia del tribunale ma per salvare gli uffici giudiziari».
Claudio Lattanzio
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