Tutti assolti tranne uno “Il fatto non sussiste”
La Cassazione dopo 10 ore di camera di consiglio salva l’ex Grandi rischi Unico condannato De Bernardinis per l’intervista del brindisi rassicurante
L’AQUILA. «Il fatto non sussiste». Quella formula, la stessa pronunciata il 10 novembre dell’anno scorso nel secondo grado di giudizio, risuona sorda tra gli affreschi dell’aula magna del Palazzaccio di piazza Cavour. Che mai come stavolta sarà sembrato tale a chi si aspettava giustizia. Sei assolti, gli scienziati. Un condannato, il professore di meccanica dei fluidi che, per l’appunto, rispondendo a una specifica sollecitazione nel corso della famigerata intervista, invitò a bere (sic) un bel bicchiere di Montepulciano di Ofena, paese del quale è originario, e a non pensarci su. Quel giorno, il 31 marzo 2009, all’Aquila non si riunì la commissione Grandi rischi propriamente intesa. Erano, per dirla con l’amarezza di chi ha sostenuto, in questi quasi sette anni di tormenti, la tesi contraria, «quattro amici al bar».
RICORSI RIGETTATI. Rigettati tutti i ricorsi, a partire da quello della procura generale della Corte d’Appello dell’Aquila passando per quelli delle parti civili. Il grosso colpo di spugna, quello definitivo, arriva dopo quasi undici ore di camera di consiglio. Il collegio della quarta sezione penale presieduto dal giudice Fausto Izzo e composto dai magistrati Andrea Montagni, Salvatore Dovere, Marco Dell’Utri, ha riabilitato i superesperti mandati da Bertolaso («vengono i luminari del terremoto in Italia») nel pieno di quello che, alzi la mano chi non lo ricorda, era un vero e proprio inferno di scosse giornaliere senza tregua.
PENA SOSPESA, NON MENZIONE. De Bernardinis – nominato nel 2010 (e rinnovato nel 2014) dal governo alla presidenza dell’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), con tanto di «sentiti ringraziamenti per l’eccellente opera da lui svolta in nove anni di attività presso il Dipartimento della Protezione Civile», – è stato condannato a due anni con i benefìci di legge, la sospensione della pena e la non menzione. Per la Cassazione è lui l’unico responsabile (per i reati di omicidio colposo plurimo e lesioni) in relazione alla morte di 29 persone tra le 309 vittime del sisma. A essere definitivamente assolti sono stati, invece, Franco Barberi, all’epoca dei fatti presidente vicario della commissione Grandi rischi; Enzo Boschi, già presidente dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia; Giulio Selvaggi, già capo del Centro nazionale terremoti; Gian Michele Calvi, già direttore di Eucentre; Claudio Eva, già ordinario di fisica terrestre all’Università di Genova e Mauro Dolce, già direttore dell’Ufficio rischio sismico della Protezione civile. In primo grado, invece, erano stati condannati a sei anni di reclusione tutti e sette gli imputati.
«CONTENUTI RASSICURANTI». Il sostituto procuratore generale Maria Giuseppina Fodaroni aveva sostenuto che «la Corte d’Appello non giunge a conclusioni incongrue quando dice che il messaggio» della Grandi rischi «in realtà non ebbe quell’efficacia rassicurante in grado di scardinare il livello dell’allarme dei cittadini dell’Aquila». Tuttavia, dalla famigerata intervista enologica, «vengono fuori contenuti, questi sì, dalla sicura efficacia indebitamente rassicurante».
«NON MI TOCCARE». Una sorta di noli me tangere è il messaggio di Enzo Boschi dopo il verdetto. «Sono contento: adesso nessuno può dire più niente su di me, ma sono anche dispiaciuto perché resta il problema fondamentale degli edifici, che dovrebbero essere costruiti per resistere alle scosse sismiche». Detto da uno come lui, mentre si avvicinano (lunedì) i 35 anni dal terremoto dell’Irpinia, è un fatto che sussiste, eccome.
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